Significato di uno slogan

STATI UNITI D’AMERICA VISTI DALL’ITALIA

«L’America nera orfana di Obama, il black out», è il titolo di copertina di una rivista diffusa in Italia a livello nazionale, a commento della recente sconfitta del Presidente Obama nelle recenti elezioni di mid-term. Il buio dopo la luce di un sogno, insomma. Per cercare di capire la situazione attuale del prisma America, sempre denso di novità, di luci ed ombre che incuriosiscono gli abitanti del vecchio mondo, consideriamo insieme chi scende e chi sale.
Il Presidente degli USA Barack Obama a suo tempo fu il primo nero che arrivò a dirigere la rivista di giurisprudenza dell’ università di Harvard. Doveva essere straordinariamente meritevole, se pensiamo che quell’Università raccoglie le migliori menti creative d’America, incoraggiate a inventare, non a cercare il proprio lavoro. Premi Nobel, scienziati ed economisti di fama mondiale si sono formati in quell’ateneo.
Se mettiamo in relazione l’elezione di questo presidente con uno degli slogan dei Tea Party: “Riprendiamoci l’America”, capiamo quanto grande è la differenza che passa fra il merito premiato dall’Università di Harvard, cioè il consenso proveniente dalla élite intellettuale, ed i meriti utili a rappresentare gli USA come Presidente, per cui è necessario un vasto consenso popolare. Lo slogan significa che qualcuno ha rubato l’America, e che è urgente ristabilire la giusta proprietà di essa.
I Tea Party sono cresciuti rapidamente nel corso dei due anni di presidenza Obama, come forma di protesta per le riforme del sistema sanitario e bancario, secondo loro colpevoli di introdurre elementi di controllo statalista nella terra di tutte le libertà, e di voler aumentare la pressione fiscale sui redditi alti e gonfiare il debito pubblico in modo irresponsabile. La loro più nota rappresentante è Sarah Palin, già Governatore dell’Alaska e candidata Repubblicana alla vicepresidenza in coppia con John McCain.
Ma è proprio vero che il Partito Democratico, il partito di Thomas Jefferson e John Kennedy, che ha dato all'’America fior di presidenti, che ha avuto una valanga di voti nelle scorse presidenziali al termine di otto anni di presidenza repubblicana Bush, è diventato oggi un dannoso covo di irresponsabili socialisti, nemici dell’America che vogliono la fine, il tracollo della ricchezza e dello stile di vita americano?
La affermazione dei Tea Party va vista da tutti i punti di vista, non solo quello strettamente economico e finanziario. Infatti c’è un altro aspetto da considerare riguardo alla crescita di consenso per lo slogan “Riprendiamoci l’America”, un aspetto profondo, insidioso, una questione delicata ed evidentemente tuttora di ampia portata: il razzismo. Questo slogan chiaramente significa che oggi c’è un gruppo di americani, l’ala fondamentalista del Partito Repubblicano, tanta gente bianca, benpensante e legata alle tradizioni americane veraci che si sente espropriata di una sua esclusiva proprietà, gli USA, da un uomo nero di cui insistono a favoleggiare che non sia neppure nato in USA e che sia di fede musulmana, nonostante le ripetute smentite.
Il Presidente è di colore, di colore la First Lady e le figlie. Per un momento, solo due anni fa, momento che oggi sembra lontanissimo, i sentimenti identitari razzisti di molti americani sembrarono superati dal sogno dell’America futura descritta dalla eloquenza onirica e positiva del candidato che faceva vedere la possibilità concreta di poter realizzare in tempi brevi il sogno di Martin Luther King. Oggi, però, il problema rispunta in tutta la sua cruda realtà con il diffondersi di questi slogan, dall’incontestabile contenuto razzista. Si può dire dunque che lo slogan “Riprendiamoci l’America” significa semplicemente “Riprendiamoci la Casa Bianca”. Di fatto l’inizio della campagna “Sarah for President”.
Sappiamo che ogni fenomeno che sale ha in sé il seme della sua discesa, è sempre così, e sarà così anche per i Tea Party, ma non sappiamo quando. Per ora sono un movimento in crescita.
emedoro@gmail.com
22 novembre 2010

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