Il ricorso a formule stilistiche primitive, nelle sue implicazioni formali ed ideologiche, rappresentano una costante nell’arte di Claudio Angeloni. Egli sente, plasma, tratta con profonda sacralità le sue opere che non sono realizzate solo con uno scopo espositivo, ma scaturiscono innanzitutto da una necessità interiore di ricercare l’origine trascendente dell’uomo. È mistico l’uso ricorrente di pigmenti dal cromatismo primario, che rappresentano elementi del cosmo arcaico in continuo divenire nelle sue più svariate forme. Egli, in una sorta di spirito animista, dialoga con la materia apparentemente priva di vita, dalla quale dà inizio ad infiniti viaggi archetipici. In queste tele non sono presenti sfumature, ma profondi tratti segnici decisi, che devono lasciare una traccia significativa, indelebile, rappresentante di una nuova Forza che agisce ed anima l’uomo; una possibilità, di cogliere l’essenza del mondo e liberarsi dalle apparenze. Sembrano opere di uno scultore che con l’uso sapiente dello scalpello, nell’essenzialità del gesto e nella sintesi della forma, toglie tutto ciò che è superfluo per far emergere il messaggio universale imprigionato. Le Forme arcaiche, della spirale ed il cerchio presenti nell’opera con le due figure umane in posizione fetale, apparentemente slegate da qualsiasi vincolo, ma inglobate ad un Tutto assoluto, cosmico, trascendente, in un blu intenso, simbolo dell’acqua altamente purificatrice, rappresentano il continuo movimento, la rigenerazione e trasformazione degl’individui. La lettura dell’opere di Angeloni, vertono ad una spinta energetica di elevazione spirituale e ad una ricerca dell’equilibrio tra uomo e natura.
