Se le sanzioni al regime iraniano sembrano inutili a Berlusconi

L'Organizzasione Nazionale per l'energia atomica iraniana, ha dato annuncio attraverso Ali Akbar Salehi, che l'Iran ha iniziato ieri l'immissione di combustibile, cioè l'Uranio arricchito, nel reattore della centrale nucleare di Bushehr. Ufficialmente l'impianto serve ad avviare la produzione di energia elettrica per la rete nazionale, e dovrebbe partire all'inizio del 2011. Restano tutte sul tappeto le perplessità di Hilary Clinton Rodam, segretario di Stato Usa, che dice di avere dubbi soprattutto sugli impianti situati a Natanz e a Qom, dove si ritiene sia in corso un programma di armamenti nucleari.
Nonostante ciò, Il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, ritiene che le sanzioni imposte dagli Usa e anche dall'Italia al regime degli ayatollah in Iran, siano “inutili”, che l'Unione Europea sia “un'azzeccagarbugli” (è quanto afferma nell'intervista alla Frankfurter Allgemeine) che crea ostacoli invece di garantire la pace e il benessere.
E che un approccio “morbido” verso il regime iraniano, sarebbe più auspicabile, soprattutto se ad approcciare fossero la Cina e la Russia (secondo lui Medvedev e Putin sono una fortuna per la Russia, ma soprattutto per l'Occidente).
Sostiene inoltre, di essere la persona che ha “più competenza” per il ruolo di mediatore con l'Iran al prossimo vertice Nato che si terrà a Novembre.
Certamente uno strano individuo questo Berlusconi, che definisce Putin un democratico, generoso e attento ai problemi della “gente semplice”. Inoltre che ritiene necessario dialogare con il Presidente dell'Iran, Ahmadinejad, che ha preso il potere nel giugno 2009 con un colpo di Stato.
Che è noto per le sue posizioni radicali, il linguaggio violento, misogino; il revisionismo sulla Shoah, e il programma nucleare con cui tenta di dotarsi dell'arma atomica e che ha portato l'Iran all'isolamento internazionale.
Nonostante ciò Ahmadinejad, non rinuncia alle provocazioni, a sfidare il mondo. A mentire ostinatamente, sostenendo che le sanzioni non hanno alcun impatto negativo sull'economia del paese, quando in realtà il paese versa in una terribile crisi economica, della quale ne fa le spese il popolo, già duramente provato dalle repressioni feroci del regime.
Recentemente è già calata la scure di Washington per le violenze che seguirono la rivolta popolare nel 2009, quando gli ayatollah truccando le elezioni, mandarono al potere Ahmadinejad.
Il principale accusato fu Mohammad Ali Jafari, comandante dei Guardiani della rivoluzione islamica, che controllava le forze dei Basijj, che si resero responsabili di arresti arbitrari, percosse e omicidi nei confronti dei manifestanti pacifici. Lo stesso vice di Jafari, responsabile dell'intelligence, Hossein Taeb, che era comandante dei Basijj nel 2009, mandò i miliziani a dare la caccia ai manifestanti, ordinando di picchiarli e ucciderli.
Innumerevoli sono le violazioni dei diritti umani in Iran, un paese dove imperversa una dittatura clericale da oltre trent'anni. Il Ministro dell'Interno Sadeq Mahsouli (carica ricoperta nel 2009), è ora Ministro del Welfare. Fu lui a ordinare gli attacchi feroci contro i dormitori dell'Università di Teheran il 15 Giugno 2009, dove gli studenti inermi furono picchiati, arrestati, e poi torturati nei sotterranei del ministero degli Interni.
Queste attività di abuso da parte della polizia, in totale indifferenza per i diritti umani, hanno indotto il Dipartimento di Stato Usa a ripercorrere i fatti, e attribuire responsabilità precise, come non era mai stato fatto fino ad ora.
Ne è emerso che ci sono tutte le condizioni per possibili azioni legali internazionali nei confronti del Governo iraniano. E da ciò, la ricostruzione del ruolo di Qolam-Hossein Mohseni.Ejei, che è attualmente procuratore, oltre che ex ministro dell'Intelligence. Fu proprio lui ad autorizzare la tortura per ottenere false confessioni dai prigionieri politici e non.
Mentre l'ex procuratore generale Seed Mortazavi, firmò un ordine in bianco per far eseguire l'arresto di centinaia di attivisti, giornalisti e studenti, tutti finiti nella prigione di Kahrizak.
L'attuale responsabile della gestione della sezione 209 del carcere di Evin, è Heydar Moslehi, Ministro dell'intelligence, responsabile degli abusi sessuali, mentali, percosse e amputazione di arti nel carcere di Teheran, dove numerosi detenuti muoiono a causa delle efferate torture che hanno lo scopo di estorcere confessioni.
Le ultime notizie sono terrificanti, una quantità di “minorenni” accusati dal regime, si trovano nella città di Karaj, e molti nel braccio della morte. I documenti identificativi di questi minorenni, sono stati fatti sparire, ed essi sono “senza identità”.
Il prigioniero politico Behrouz Javid Tehrani, è stato arrestato durante la rivolta studentesca del luglo 1999, e da allora non è più uscito dal carcere Gohardasht di Karaj, ha recentemente mandato un messaggio, in occasione della Giornata mondiale contro la pena di morte, il 10 ottobre, dichiarando che 137 compagni di cella sono stati impiccati a causa di accuse politiche, e lui stesso rischia l'impiccagione.
Naturalmente la complessa questione iraniana, è costituita anche dal problema della corsa agli armamenti nucleari, che vengono volutamente sottovalutati da chi come Berlusconi ritiene che sia necessario essere “morbidi” con il regime, perchè gli interessi economici in quella zona sono enormi, nonché per la Russia che vende all'Iran l'uranio arricchito, e per quel che concerne la Cina, la presa di posizione ufficiale, simpatizzante e sostenitrice del regime degli ayatollah, dimostra che la partita iraniana è considerata dall'establishment cinese di primaria importanza geopolitica. Per questo i cinesi sostengono che è necessario supportare l'attuale quadro di potere in Iran. Questo è solo l'inizio del progetto di sviluppo di un'idea di politica internazionale da parte del regime cinese.
Intanto mentre la crisi iraniana si acutizza, il Cremlino finge di distanziarsi leggermente dal potere di Teheran, e la Cina uscendo sempre più dal perimetro nazionale, diventa anche più aggressiva.
Dopo le dichiarazioni che Berlusconi ha rilasciato circa la necessità di mediare con gli ayatollah, e la sua compliance nei confronti della politica estera cinese, viene naturale chiedersi se questa “simpatia” verso i peggiori dittatori del mondo, sia la variabile dipendente degli interessi economici, o anche di un pensiero autoritario che il Presidente del Consiglio ha dimostrato ampiamente essere peculiare al suo modus operandi e alla sua concezione della democrazia. Certo, in questo caso si può dire: “Similia similibus curentur”.
Resta il fatto che con il regime iraniano non si può e non si deve trattare, forse sarebbe il caso di ricordare al demiurgo nostrano, che il popolo iraniano sta combattendo e morendo per abbattere il regime, basterebbe sostenerlo in questo estenuante sforzo, anziché cercare affinità elettive con dittatori sanguinari e sprezzanti dei più elementari diritti umani, perchè oltretutto, la questione della inquietante corsa agli armamenti nucleari iraniani, ci riguarda tutti.
E, Presidente, la responsabilità dell'Europa, è semmai quella di essere più decisa e risoluta nel contrastare un regime come quello iraniano, che ha come unico scopo l'importazione di un radicalismo islamico, e non dell'islam in quanto tale. Cioè di una interpretazione dei versetti in termini restrittivi ed ermeneutici che generano divisioni fortissime anche all'interno delle comunità mussulmane, proprio a causa di tale forzatura nell'interpretazione del testo da parte degli integralisti.
La politica, quindi, è come sempre responsabile delle strumentalizzazioni, e della corretta informazione su quelle che sono le dinamiche geopolitiche, e il vero problema è la democrazia, altro che l'essere ipocritamente tolleranti verso un regime come quello iraniano.

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