Marchionne in questi mesi ha posto, in particolare attraverso la vicenda dello stabilimento di Pomigliano d’Arco, questioni serie e fondate, in particolare sul sistema delle relazioni industriali in Italia. Tuttavia nessuno, nemmeno lui, può far finta di “scendere dal pero” e di non sapere qual è stato il connotato dell’azienda torinese per decine e decine di anni: privatizzare i profitti e socializzare le perdite, a colpi di aiuti di Stato ricevuti sotto diverse (e, spesso, creative) forme.
La Fiat “non può continuare a gestire in perdita le proprie fabbriche in Italia”? Condividiamo questa affermazione, a condizione che le perdite non vengano socializzate con il Paese. Marchionne non dimentichi che è stata l’Italia ad aver gestito in perdita la Fiat, che ha continuato a battere cassa anche sotto la sua gestione (mobilità lunga, governo Prodi 2007; rottamazioni, governo Berlusconi in carica; cassa integrazione straordinaria, tutti i governi).
Ci auguriamo, comunque, che le letture molto personali e selettive che Marchionne dà delle vicende della Fiat non costituiscano l’alibi per i conservatori più tetragoni in circolazione per non fare, ancora una volta, quelle riforme di cui il Paese ha invece assoluta necessità. E senza le quali, va detto, un imprenditore non assistito avrebbe molte ragioni per andarsene.
Dichiarazione di Michele De Lucia, Tesoriere di Radicali italiani