Ennio Bertrand, Iler Melioli, Pietro Mussini : arte e tecnologia ne “Le regole del gioco”

Ennio Bertrand , Pietro Mussini ed Iler Melioli sono artisti che nei loro anni di studio e lavoro, hanno tentato di portare il linguaggio dell’arte verso orizzonti non ancora del tutto esplorati ed eternamente aperti alle speculazioni tecniche e scientifiche, continuando ad indagare le concrete potenzialità d’innovazione tecnologica applicate all’arte. Presso la Fusion Art Gallery – piazza Peyron, 9 Torino – , saranno presenti le loro opere ed installazioni, legate ad un filo conduttore che le accomuna, creando sintonia e fluidità nella fruizione del progetto espositivo. La mostra s’intitola “Le Regole del Gioco”, dove ogni artista propone agli spettatori, i propri “nuovi giochi”, invitandoli a partecipare. Il coinvolgimento, è interpretato come rapporto tra interazione del processo cognitivo costruttivo delle nuove frontiere tecnologiche, con la percezione e l’intelligenza umana. E’ una sorta di avanguardistica analisi tra il concetto di Gioco gadameriano, dove non sono i partecipanti a creare il Gioco, ma il vero Signore è il gioco stesso e gli uomini, interagendo, entrando a farne parte e quello delle Intelligenze Artificiali di Junger, dove nell’ultimo paradigma di ragnatelità, l’uomo deve connettersi con il mondo tecnologico, in modo attivo, compiendo a suo piacimento una serie di operazioni, che lo porteranno a creare una comunicazione. Da parte di questi artisti, è evidente la grande sensibilità nei confronti delle infinite possibilità offerte all’arte dalla tecnologia digitale di cui sono considerati, non solo in Italia, tra i più avanzati sperimentatori. Pietro Mussini, nella sua opera scenografica, accosta un linguaggio sintetico ed evocativo, alle variazioni cromatiche scandite da un tempo d'attesa. Nel mutare del movimento prende forma il tempo, che contribuisce a lasciare una traccia nella persistenza retinica in un reticolo geometrico luminoso che rimane nello spazio come entità tautologica. Egli intende interpretare “il tempo” dell’evento, come analisi e riflessione sul nostro tempo storico; fermare un istante, registrare un passaggio, una riflessione od una percezione. Conduce da anni una ricerca sulle possibilità di trovare una “poetica della tecnologia”, applicabile all’arte, utilizzando diversi materiali ed interagendo con essi, dove anche l’applicazione di luci, suoni, colori, contribuiscono a dare forma e rendere possibile queste consonanze contemporanee. L’artista porta avanti, da tempo, una ricerca sulla rappresentazione di un paesaggio, dove le macchine si pongano come mediatrici dell’agire artistico. Infatti il computer, è vissuto come soggetto/oggetto, spazio ove avviene e si concretizza uno scambio reciproco tra differenti intelligenze, dando vita ad una simbiosi tra artifici, in un gioco di metafore e risoluzioni sensoriali. Un esempio è – “il giardino cablato” – realizzato attraverso le macchine, che diventano medium per la creazione di molteplici interfacce percettive. Le nuove tecnologie diventano infatti strumenti capaci di creare una “nuova natura”, che introduce una “nuova umanità”, sensibile a nuovi stimoli ed immaginari poetici che vanno, metafisicamente oltre, l’orizzonte percettivo finora conosciuto. Iler Melioli indirizza la sua contemplazione filosofica verso l’aniconicità di un concettualismo neo-geo, opere per lo più fredde e impersonali, sviluppate in un’ottica tridimensionale, che sono l’antitesi dell’aspetto emotivo proposto nel neoespressionismo. Come dichiara Renato Barilli, “Il suo linguaggio attinge risorse dal calcolo numerico, dal mondo delle scienze fisiche e matematiche, evidenziando le correlazioni possibili tra sistemi concettuali e fenomeni naturali”…” Nella sua recente produzione non esiste alcuna interruzione tra pittura, scultura e installazione. La stessa suddivisione di segni e campiture cromatiche composte sulle tele, si ritrovano inserite nelle sue “Alterazioni”, nei suoi assemblati in acciaio inossidabile, una sorta di sperimentazione dell’augmented reality, riproposta sul piano fisico, dove il rapporto tra bidimensione ed il linguaggio visivo strutturato su una geometria in 3D , si muove verso nuove dimensioni dello spazio, della materia e del pensiero, mentre la scienza interviene in un alone quasi magico. Ennio Bertrand, membro dell'Associazione Ars Tecnica fondata a Parigi nel 1988 e cofondatore del Comitato Arslab, arte scienza e nuovi media, dal 1996 a Torino, propone una serie d’installazioni video interattivi, dove è d’obbligo la partecipazione attiva del fruitore per dar vita all’opera, una delle quali, avvicinando una mano al monitor, fa rivivere l’esperienza del drammatico evento al WTC di New York, (Il World Trade Center di New York, un complesso di sette edifici per la maggior parte disegnati dall'architetto Minoru Yamasaki e dall'ingegnere Leslie Robertson, famoso per la presenza delle torri gemelle, distrutte l’11 settembre 2001.) Oppure vengono presentati brevi clip di cartoni animati in cui, come dice il curatore Edoardo Di Mauro,: “ … le soluzioni proposte, non sono dialettiche ma propongono un sentiero manicheo di distruttività.” E per finire, completeranno il percorso, i “Cieli”, composti da preziosi minuscoli leds che si illuminano con ritmi minimali. Lo studio della luce ha avuto un crescendo nel lavoro dell’artista che dichiara :”La luce è entrata nei miei quadri piano, piano. Negli anni Ottanta mettevo piccoli Led che lampeggiavano, poi la ricerca si è allargata e fatta più complessa, finché quel puntino di luce ha cominciato a spostarsi su una linea. Ad un certo punto sono rimasto colpito dal vetro, da come la luce lo trapassa e lui la trattiene. Il vetro poi è diventato una superficie con un grande circuito elettronico, un cielo di velluto puntellato ancora di led -Cielo Digitale- la cui accensione era dettata dalla casualità… che io peraltro credo non esista. Tuttavia il brillio delle stelle è qualcosa che gli somiglia..” Alla base degli studi intrapresi da questi 3 artisti, sui processi di analisi dei rapporti che intercorrono tra mente umana, nuove tecnologie, cyberspazio ed arte, è espresso il pensiero primordiale, ma lungimirante di McLuhan il quale sosteneva, che in una società la struttura mentale delle persone e la loro cultura, fossero influenzate dal tipo di tecnologia di cui tale società disponesse. Egli parlava di “ecologia dei media”, dove affermava che: “è importante studiare i media non tanto in base ai contenuti che essi veicolano, ma in base ai criteri strutturali con cui organizzano la comunicazione. Questo pensiero è notoriamente sintetizzato con la frase “il medium è il messaggio”, cioè: “ il vero messaggio che ogni medium trasmette è costituito dalla natura del medium stesso…”. “ Ogni medium va quindi studiato in base ai criteri strutturali in base ai quali organizza la comunicazione; è proprio la particolare struttura comunicativa di ogni medium che lo rende non neutrale, perchè essa suscita negli utenti-spettatori determinati comportamenti e modi di pensare e porta alla formazione di una certa forma mentis.”

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