Dichiarazione di Rino Giuliani vicepresidente dell’Istituto Fernando Santi

La motivazione con la quale l'on Tremaglia non ha votato per il governo in
un momento cruciale per la maggioranza che lo sostiene riassume un
giudizio totalmente negativo di una realtà molto più vasta rappresentata
dagli italiani all'estero, a partire dall'associazionismo: Il governo non fa
nulla per gli italiani all'estero.
Nell'assemblea del CTIM convocata a Ciampino a 24 ore dalla annunciata
fusione delle due componenti del partito dell'on Berlusconi, Tremaglia alla
presenza del presidente della Camera si è battuto perché CTIM non
diventasse un settore di partito scomparendo dalla geografia
dell'associazionismo nel quale ha il suo ruolo storico di associazione di
italiani all'estero con la sua peculiare cultura politica.
Sono andato in quella drammatica riunione come rappresentante della CNE per
intervenire a sostegno delle ragioni avverse alla autoliquidazione di CTIM
riscontrando in quella sede un senso di appartenenza all'associazionismo
estesa e convinta . In una fase di incertezze e di novità decise
centralisticamente Tremaglia era riuscito a strappare al presidente Fini,
arrivato all'assemblea di Ciampino per un saluto, la promessa del suo
impegno perché CTIM non venisse sciolta d'autorità. CTIM non si è fatta
sciogliere.
A fronte del peggioramento della condizione della stragrande maggioranza
degli italiani, a fronte del processo di pauperizzazione progressiva di
larghe fasce della popolazione, a fronte della caduta libera di molti nel
buco nero della povertà ,ad alcuni potrebbe sembrare eccessivo il fatto che
l'associazionismo seguiti a rilanciare gli obiettivi di giustizia sociale e
di eguaglianza fra i cittadini , ivi compresi quelli all'estero.
L'associazionismo non intende abbassare la guardia. Lo ha ribadito di
recente con il voto unanime nel rinnovo degli organismi della CNE che ha
riconfermato la “piattaforma ” elaborata negli ultimi anni.
Nei confronti delle associazioni i partiti, da quelli a leadership
“carismatica”, a quelli “liquidi” non dovrebbero praticare una vocazione
totalitaria che contrasta con i tempi che viviamo ma anche con il tipo di
strutture di partito esistenti.
L'associazionismo piuttosto deve unirsi, deve darsi la sua nuova identità
:una identità, che costantemente va costruita, che deve nascere dal costante
evolversi della vita delle associazioni, dal ridefinirsi dei loro distinti
profili, attraverso il vaglio critico dell'esperienze in atto
dell'associazionismo nazionale ma anche di quello regionale che deve essere
messo al riparo dai rischi del localismo autoreferenziato.
(IFS)

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