Promesse mantenute

GLI STATI UNITI D’AMERICA VISTI DALL’ITALIA

Il recente ritiro delle truppe combattenti dall’Iraq è stata la realizzazione di uno dei punti più insistiti della campagna elettorale di B. Obama in politica estera, e segue altri provvedimenti largamente promessi come la riforma della sanità e del sistema bancario a tutela dei piccoli risparmiatori.
Quanto sopra, largamente osteggiato dal partito repubblicano e da una crescente fetta di opinione pubblica, ha causato una vistosa perdita del consenso per la politica del Presidente. Perdita di consenso che si manifesta su molte materie. Il sondaggio Gallup del 1 settembre 2010 chiedeva agli americani: Nelle seguenti materie: terrorismo, immigrazione,spesa federale, economia, situazione in Afghanistan, lavoro, corruzione del governo, salute ed ambiente, chi lavorerebbe meglio al Congresso? I Democratici o i Repubblicani? I Democratici erano in vantaggio solo per salute ed ambiente, tutte le altre materie davano un netto vantaggio ai Repubblicani.
Oggi, a due mesi dalle elezioni di mid-term, che si tengono a novembre, due anni dopo l’inizio del mandato presidenziale per il rinnovo del Congresso, il Presidente rischia seriamente di perdere la maggioranza.
Ed ecco l’asso nella manica della politica del Presidente, nel tentativo di riconquistare il consenso perduto: favorire la crescita delle classi medie per mezzo della politica fiscale. Strumento in genere efficace, dappertutto, visto che tanta gente vota col portafoglio.
Dunque si tratta di diminuire la pressione fiscale sulle classi medie per favorire investimenti e consumi. Per compensare le minori entrate dell’erario causate da questo alleggerimento, Obama vuole che entro dicembre l’aliquota marginale sui redditi più elevati, una minoranza agiata, oltre 200.000 dollari annui per i single, e 250.000 lordi per nucleo familiare, risalga dall’attuale 35% al 39,6%, livello di prelievo che esisteva sotto l’amministrazione Clinton, che fu un’epoca di forte crescita economica, allora furono creati 22 milioni di posti di lavoro.
Di questa politica dovrebbero beneficiare la maggioranza degli americani, una larghissima classe media che include anche i colletti blu, frase con cui storicamente si indicano i lavoratori dipendenti delle fabbriche, dal colore originario delle camicie e delle tute da lavoro.
Non a caso questo preciso atto politico dei democratici è stato annunciato nel corso di un comizio tenuto alla periferia di Cleveland, nell’Ohio, nel cuore della vecchia America industriale, depressa dalla lunga crisi e dal ristagno dei consumi.
Misure precise, mirate, un tabù per i repubblicani il ripristino di quelle tasse abolite durante la presidenza Bush.
Nello stesso comizio è stata annunciata una vasta operazione di investimenti federali in infrastrutture ed opere pubbliche, per allargare l’alta velocità per le ferrovie, rinnovare la vecchia rete stradale etc. etc., per stimolare la ricerca in tutti i campi della scienza e della tecnica.
Si tratta dunque in questo caso di promesse fatte nel corso della campagna elettorale precedente, diventate provvedimenti annunciati nella campagna successiva. Basteranno a recuperare il terreno perduto? Ci sarà il tempo sufficiente per farle approvare nelle sedi istituzionali? Come si muoverà l’opposizione repubblicana?
Questo discorso può essere utile, in generale. Obama infatti ci ricorda che anche lo stato può contribuire a creare nuovi posti di lavoro, non solo il privato. A forza di tagli, lo stiamo dimenticando. Il bello della democrazia americana è proprio questa continua evoluzione, con rapidi cambiamenti delle simpatie dell’elettorato, spostamenti di voti da una parte all'’altra, ottenuti con i conti del dare e dell’avere, senza mezzi termini, nel rispetto di un sistema politico condiviso da tutti che accetta l’alternanza dei partiti al potere.
emedoro@gmail.com
L’Aquila 9 settembre 2010.

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