Legge elettorale, scelta dei candidati: “diritto primordiale della democrazia rappresentativa”.

Libertà e Giustizia di Torino e provincia, nonché a livello nazionale, ha lanciato un appello per una “mobilitazione” in favore di una nuova legge elettorale, che restituisca ai cittadini il diritto di scegliere i propri rappresentanti.
Intervista al Presidente onorario di Leg Gustavo Zagrebelsky, per discutere di materia elettorale, giustizia e riforme.

Professor Zagrebelsky, in merito alla legge elettorale vigente, e ad eventuali nuove elezioni, si parla molto di un ritorno al mattarellum, che però secondo alcuni non risolverebbe a pieno la questione della rappresentanza. C'è chi vorrebbe il doppio turno con collegi uniniminali, chi lo schema tedesco, proporzionale con sbarramento al 4% (in Germania è al 5%), chi auspica al maggioritario al 75% con il resto alla preferenza.
Lei cosa ne pensa, quale legge elettorale sarebbe più auspicabile?

Noi come Libertà e Giustizia, abbiamo lanciato l'appello: “mai più al voto con questa legge elettorale” perchè per quanti sforzi si facciano, è difficile immaginare una legge peggiore di questa.
I difetti incontestabili sono: uno è quello per cui grazie a quel discorso dei premi di maggioranza, si rischia paralisi, cioè maggioranza in una camera e una maggioranza diversa al senato, sarebbe una empasse costituzionale, avendo le due camere gli stessi poteri.
Secondo, e non è un dettaglio, il fatto che i candidati sono scelti dall'alto, i cittadini non hanno il diritto “primordiale” nella democrazia rappresentativa. Inoltre il parlamento diventa un organo composto da impiegati, da dipendenti di coloro che li mettono nelle liste.
A parte gli scandali, il fatto che si mettano veline, amici, parenti, forse ci sarà anche il cavallo di Caligola tra poco. Al di là di questi fatti, pure gravi di per sé, che comporta uno scadimento dell'organo parlamentare, diventa pure inutile, che non ha più una sua autonomia, una appendice del governo. E se il Parlamento si permettesse mai di sollevare delle obiezioni nei confronti dell'azione del governo, viene considerato un rompiscatole. Il fatto che gli elettori non possano scegliere i propri candidati, comporta uno scadimento della rappresentanza, e una vanificazione della funzione parlamentare, che in una democrazia dovrebbero essere inscindibili.

Libertà e Giustizia, ha detto in questa situazione la legge elettorale precedente pur con dei difetti, è certamente meglio. Anche se aveva un difetto fondamentale, perchè secondo me ogni legge elettorale dovrebbe avere un principio chiaro, invece il mattarellum al suo interno aveva due principi contraddittori tra loro, cioè il proporzionale e il maggioritario uninominale.
Perchè avevamo detto ritorniamo alla vecchia legge, intanto perchè si può fare una riforma elettorale di un articolo solo che dice: “la legge attuale è abrogata e ritorna in vigore e ritorna in vigore la legge precedente. Soprattutto se si entra nel discorso di quale è la legge elettorale migliore, non si trova mai un accordo, perchè ogni partito ha la sua strategia che corrisponde ad una particolare legge elettorale, e quindi tutto si paralizza. Con la conseguenza che si ritorna a votare con il porcellum.
Si può anche aggiungere che il diritto degli elettori di scegliere i propri candidati, può essere usato bene, o male, nel senso che tutta la polemica che si fa contro il voto di preferenza, è legata al fatto che in certe realtà del nostro paese, il voto di preferenza diventa un voto clientelare, controllato da organizzazioni criminali. Si è molto parlato di questo problema soprattutto sulle preferenze multiple che poi sono state eliminate. Poi si dice che le campagne elettorali , se il candidato deve cercarsi i voti, costano molto. Tutto vero, questo dimostra che il sistema attuale è quello più incompatibile con la democrazia.
Gli inconvenienti, le infiltrazioni, i costi, si dovrebbero risolvere affrontandoli, la legalità da un lato, e tetto alle spese elettorali controllato rigorosamente; importante che chi dispone di risorse personali non sia avvantaggiato, e che non ci siano sovvenzioni improprie.

Parliamo di riforma della giustizia. Per quel che riguarda il rapporto tra potere esecutivo e le istituzioni di controllo e di garanzia, in primis la magistratura, e in merito alle modifiche che la maggioranza dice di voler apportare, nel senso di modificare l'originaria proposta di “processo breve” in quella ultima di “processo ragionevolmente breve”, allo scopo di ottenere l'approvazione del testo, lei che ne pensa?
Ora sembrerebbe che il problema del processo breve sia su un binario morto. Certo è chiaro che c'è un interesse da parte del Presidente del Consiglio di avere uno strumento che faccia da scudo che lo protegga dai suoi problemi giudiziari, questo è il nodo che ha avvelenato in tanti tanti sensi la giustizia negli ultimi venti anni, intanto perchè per creare questo scudo, si mette mano a una riforma generale della giustizia con effetti che vanno ben al di là, per proteggerne uno, si distrugge tutto. Se in un paese in cui il vertice del governo, è nelle condizioni di ritenere che, o è al governo, e quindi gode di una protezione, in quanto tale, i vari lodi Alfano ecc, o se non è al governo rischia seriamente una condanna, si capisce sotto quale pressione tutto il sistema è messo. Questo signore, a differenza di tutti i suoi colleghi presidenti di consiglio di altri paesi, non è nelle condizioni di poter dire serenamente, io mi ritiro. Perchè se si dimette, il suo destino è il processo penale, quindi essendo in questa condizione, è capace di tutto, è disposto a tutto, perchè diciamolo, c' solo la morte, più grave di una condanna penale. Quindi abbiamo un Presidente del consiglio diciamo così, inamovibile, la sua intenzione è di non andarsene mai, e per questo è disposto a tutto. Ma in che senso disposto a tutto? Senza pensare a scenari golpistici, vogliamo escluderlo. Ma questa persona che apparentemente è più forte di tutti, è però ricattabile dagli stessi suoi alleati, è nelle mani dei suoi alleati, che potrebbero dirgli “noi ti neghiamo la fiducia”, “tu non sei come tutti gli altri presidenti di consiglio di altri paesi, che ti dimetti e ritorni ai tuoi affari privati. Ma finisci sotto processo.
Difronte a questa eventualità, questo capo politico, è più debole di tutti, è disposto a concedere qualunque cosa. Se noi leggiamo in questa chiave il rapporto tra Berlusconi e la Lega, ci accorgiamo che è proprio così.

La terziarietà dei giudici, e la separazione delle carriere tra magistrati inquirenti e magistrati giudicanti, con relativa abolizione dell'obbligatorietà dell'azione penale. Non si corre in tal modo, il rischio di rendere il magistrato inquirente un semplice pubblico funzionario, degradando in tal modo il suo ruolo, cancellando in tal modo l'indipendenza giurisdizionale?

Il fatto che una cosa siano gli organi di accusa e un'altra gli organi giudicanti, dal punto di vista del cursus professionale, questa cosa esiste in tanti paesi, e questo dato di fatto viene
utilizzato per dire, vedete? Là esiste. Ma noi siamo un paese diverso, non dobbiamo nasconderci la realtà delle cose, se si facesse una separazione tra giudicanti e requirenti, i giudicanti secondo la costituzione, e secondo i grandi principi dello stato di diritto, dovrebbero essere garantiti nella loro assoluta indipendenza di giudizio, soggetti solo alla legge. Ma i requirenti, una volta separati da questa visione della giustizia, potrebbero essere lasciati a se stessi? In tutti gli altri paesi a cui si fa riferimento, in Inghilterra, Francia ecc, in questi paesi, se il Ministro di grazia e giustizia scoprisse che ci sono state delle pressioni per “far fare certi processi”, e “non farne” certi altri, cioè se fossero state fatte delle pressioni per orientare politicamente l'azione penale, questo signore, sarebbe costretto alle dimissioni il giorno dopo, perchè si considererebbe questo una intromissione.
Pensi a quello che succede in Francia, Chirac è sotto processo, messo sotto accusa da pubblici ministeri, che dipendono dal governo, ma il governo non si permette di interferire. Figuriamoci cosa succederebbe da noi; voglio dire che, il principio non è sbagliato in assoluto, ma applicato alla situazione italiana, rischia di far si che l'esercizio dell'azione penale, venga subordinato a interessi di parte, e quindi l'amministrazione della giustizia penale, diventi partigiana. Uno può dire: Ma poi il giudice è indipendente. Certo però se non arrivano azioni penali al giudice perchè i processi sono bloccati, vorrebbe dire che quelli che fanno parte dei vari “giri di potere”, i vari Anemone, Bertolaso, Fiornetini Balducci ecc., non si farebbero questi processi, diventa il controllo dell'azione penale,lo strumento per proteggere questa cupola del potere, che è l'espressione rovesciata della democrazia. Il potere di coloro che sono “sopra tutto”, anche sopra la legge.
Il controllo politico sull'esercizio dell'esercizio dell'azione penale, è grave in quanto consente di colpire gli avversari politici, ma è più grave ancora se consente la impunità degli amici.

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