ANCORA PROBLEMI

Questa volta scriviamo d’economia. Della nostra economia. E, quando s’affronta l’argomento, subito si rileva che la situazione, più che delicata, è difficile. Con un PIL di poco in positivo, la realtà che si profila non promette facili previsioni, né confortanti realtà. L’autunno, che è alle porte, si presenta irto d’interrogativi. Del resto, essere in UE non è una garanzia. Infatti, ogni Paese aderente ha un suo piano economico, più o meno, diversificato. Noi, in piena Seconda Repubblica, non siamo ancora stati in grado di “bilanciare” il nostro futuro. Tra produttività e redditività c’è sempre un abisso. Il costo del lavoro non è ancora competitivo a livello internazionale. La stessa realtà si riflette, nonostante l’ottimismo di Berlusconi, sul piano politico. L’Esecutivo appare inconcludente. Per sanare la spesa pubblica, la Legge Finanziaria 2011 non offre scelte d’ampio respiro. A questo punto, non ci sono promesse che tengono. Il Prodotto Nazionale Lordo per il prossimo anno non raggiungerà l’1%, mentre il costo della vita risulterà in progressivio aumento. La situazione, a ben osservare, è pesante per tutti. Anche per i Connazionali all’estero con interessi economici in Patria. In termini più semplici, se la “liquidità “ è poca, le spese non riescono ad essere più contenute. Spesso ci s’indebita ed il carico fiscale, almeno per ora, resta pesante. Il tenore di vita degli italiani è peggiorato. Il lavoro resta, per molti, una chimera. S’inizia ad operare dopo i 35 anni ed i trattamenti previdenziali sono liquidati sulle spalle della popolazione ancora attiva. Solo Grecia e Portogallo hanno una situazione non dissimile dalla nostra. Ma, anche in questo caso, a noi premono i problemi di casa; anche se non disgiunti da quelli d’Europa. Dal varo della moneta unica, i prezzi al dettaglio sono aumentati del 25%. Le retribuzioni e le pensioni, per lo stesso periodo, hanno registrato un incremento del 3,5%. Con la riforma fiscale, che dovrà essere discussa a breve in Parlamento, i redditi sino ad Euro 12.000 annui non dovrebbero essere tassati. L’esenzione dovrebbe coprire anche l’assistenza sanitaria. A noi sembra, invece, che tutto sia rimandato a tempi “migliori” che proprio non riusciamo ad ipotizzare. Il Capo dell’Esecutivo avrà anche le idee chiare, ma in Parlamento c’è chi non le condivide; anche nell’area della Maggioranza. Del resto, l’indice della disoccupazione resta all’8% e si continua per l’irta strada del lavoro a tempo determinato. Riteniamo che questa non sia il percorso per risolvere i problemi economici di casa nostra. Il Governo Prodi, che ora sembra lontanissimo, non ha avuto fortuna proprio per l’esasperante mantenimento di una situazione che, da precaria, si è fatta definitiva. Solo nel 2013, se la tendenza tenderà a cambiare, l’Italia potrà sperare in una ripresa economica degna di tale nome. Per ora, restiamo un Paese con limitate prospettive ed a rischio d’elezioni anticipate. Se un tal evento dovesse verificarsi i tempi della ripresa sarebbero, indubbiamente, assai più lunghi.

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