L’AQUILA, PENSIERI PER PERSONE E PIETRE

Lo svolgersi del festival Pietre che Cantano, inventato una decina di anni fa e ogni anno, compreso il 2009, gestito da Luisa Prayer ha donato a tanti aquilani bisognosi di una forma di normalità, alla ricerca di una identità culturale affievolita e dispersa da avvenimenti sconvolgenti, delle serate memorabili, dei momenti carichi di emozioni forti, quest’anno più del solito.
Cito il concerto per piano Omaggio a Chopin a 200 anni dalla nascita, tenuto il 16 agosto nella chiesa di S. Panfilo d’Ocre, agibile, piena di gente dentro ed fuori. Al pianoforte Maurizio Baglini, che con la sua personalissima interpretazione di brani di Domenico Scarlatti, Frydryc Chopin e Ferenc Liszt ci ha fatto dono di armonie e di un ricchissimo ed articolato intreccio di suoni creati con un tocco pulito e nitido, piacevolissimo da ascoltare, coinvolgente nel suo procedere incalzante. Parte integrante del suono stesso è il luogo in cui questo nasce e si diffonde, in questo caso non una delle tante anonime sale da concerto, di quelle con centinaia di posti, tutte simili fra di loro. Ma una chiesetta, una delle poche integre ed agibili nel cratere del sisma, quella di S. Panfilo d’Ocre.
Si accende l’emozione per un altro concerto del festival Pietre che Cantano, quello del 14 agosto, tenutosi nel chiostro del convento di S. Domenico dalle 21 in poi. Serata quieta e piena di stelle dopo un pomeriggio nuvoloso e burrascoso che miracolosamente volse al bello poco prima dell’inizio del concerto. La serata aveva un titolo particolare Passeggiata musicale, in ricordo di tante belle passeggiate musicali che hanno avuto luogo nel centro storico della città, quando nelle sere d’estate i cortili e le piazzette si riempivano di suoni e musiche prodotti dalle tante istituzioni musicali della città.
Il concerto di quest’anno è stato tenuto dalla Orchestra Sinfonica Abruzzese diretta dal Maestro Vittorio Antonellini, che ci ha offerto musiche di D. Cimarosa, rielaborazioni dalle più popolari opere di G. Verdi, e di Johann Strauss. Al termine del concerto, quest’anno come ogni anno, il Maestro V. Antonellini ha augurato il buon ferragosto a tutti i presenti, quest’anno ha aggiunto l’augurio di avere in futuro un anno migliore di quello passato.
Fra la prima e la seconda parte del concerto, passeggiata musicale, quest’anno virtuale.
Sono state proiettate su più punti della terrazza del complesso di S. Domenico immagini dei luoghi d’arte, religiosi e civili, della città, accompagnato dal commento musicale eseguito dall’Ensemble Chominciamiento di Gioia, un gruppo che ha eseguito canti di primavera del XII e XIII secolo, in un angolo della terrazza.
Un groppo in gola, per tanti, con gli occhi fissi su quelle immagini dipinte o scolpite, secolari e affascinanti, un tempo viste anche con l’occhio distratto con cui si guarda una cosa cui siamo abituati da sempre. Per sempre, pensavamo noi, parte integrante di un paesaggio urbano fisso nel tempo, indistruttibile. Quanto ci mancano oggi! Non le riavremo più, era la frase più frequente. Non le rivedremo come erano e non avremo il tempo di vedere che cosa diventeranno, che cosa nascerà di nuovo.
Ma davvero? Ma davvero è finita? Non ci posso e non ci voglio credere.Musica ed architetture, un magico amalgama di due arti, la costruzione del suono, e quella di edifici, insieme per qualche serata, fonte di serenità, di liberazione dall’incubo della distruzione che la natura ha voluto infliggere alla nostra città. Non solo la natura, progetti di ricostruzione delocalizzata, per fabbricati enormi in luoghi verdi del nostro circondario finora salvi dalla distruzione dell’uomo, possono, sì, attrarre ricchi capitali in cerca di investimenti ad alto profitto, cosa bellissima e ottima, ma non riusciranno mai a cancellare dalla mente e dal cuore di tutti, giovani e meno giovani, il pensiero della città dove era e come era.
La rivogliamo, dove era e come era, il più possibile.

emedoro@gmail.com, 18 agosto 2010.

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