CALCIO: STADI NUOVI E ENTERTAINMENT PER RISANARE I BILANCI E SCONFIGGERE LA VIOLENZA

Il calcio è lo sport più seguito e più ricco al mondo, fattura miliardi di euro e appassiona centinaia di milioni di persone. Ma violenza, razzismo, e in generale atteggiamenti contrari al fair play fanno male alla gente e alle aziende. La colpa non solo delle tifoserie, ma degli stadi che sembrano delle prigioni e della mancanza della “cultura del calcio”

Basta con le scene in cui gli stadi sembrano più dei campi da battaglia che campi da gioco. Basta con i cori di razzismo, i continui insulti, le risse e la violenza. Basta con le immagini delle tifoserie chiuse nelle gabbie delle curve e scortate da interi reparti di polizia e carabinieri. Tutto ciò fa male alla miriade di bambini, ragazzi, famiglie costrette a dover sopportare e subire sistematicamente questo malcostume. Ma soprattutto alle tasche delle società che gestiscono le squadre e a quelle delle aziende sponsor. Per 8 esperti su dieci (84%) andrebbe subito rivoluzionato il “modello” stesso del calcio italiano, trasformandolo in un prodotto “Entertainment” (Intrattenimento). Dovrebbe essere, insomma, un divertimento, un momento di aggregazione e di promozione di messaggi positivi. I protagonisti di questa rivoluzione? Gli stadi che si trasformano in luoghi di divertimento per tutta la famiglia, per 365 giorni l’anno. Bisognerebbe agire anche sull’atteggiamento polemico, spesso fomentato dai media. A divenire il riferimento più accreditato, a sorpresa, non è il tanto acclamato “modello inglese”, ma il più spettacolare “modello USA” delle leghe a stelle e strisce del football, del basket e dell’hochey.

È quanto emerge da uno studio di Comunicazione Perbene, il movimento guidato da Saro Trovato (www.comunicazioneperbene.com), che ha per obiettivo lo sviluppo e la sensibilizzazione ad una comunicazione di qualità, attraverso l’analisi e l’attento monitoraggio del “mercato” del pallone e mediante 100 interviste a manager di grandi aziende che investono nel calcio (o che si sono dichiarati intenzionati a farlo) ed esperti di economia e di media, sociologi, psicologi.

“Il calcio è una risorsa importante del Paese dal punto di vista economico, sociale e culturale. Genera modelli e regole di comportamento. Proprio per questo risulta essenziale agire per fare dello sport più amato degli italiani una risorsa al servizio dell’Italia, anziché un continuo problema sociale – dichiara Saro Trovato, Presidente di Comunicazione Perbene – Il calcio e le partite sono “Entertainment”, e come tale devono essere fruiti, seguiti, trattati e gestiti. Sarebbe per tutti strano andare al cinema e trovare accanto qualcuno che accende un fumogeno o che strilla un insulto. È palese il fatto che è meglio andare allo stadio ed essere immortalati sul tabellone, diventando in tal senso parte attiva dello spettacolo, più che rischiare di essere accoltellato o aggredito anche per una frase detta male”.

Attorno agli stadi “orbitano” oltre 600 mila addetti, senza considerare tutto l’indotto che al mondo del pallone è legato. Il “business del pallone” incide profondamente sull’intera economia del Paese con ricavi stimati in oltre 1,5 miliardi di euro all’anno. Delle stime e dei numeri che secondo il 69% degli intervistati sono assolutamente inferiori a quelli reali e a ciò che genera veramente il mondo del calcio.

Investire oggi dei soldi nel pallone, però, potrebbe diventare una vera e propria perdita, sia finanziaria che di immagine: un rischio evidenziato dal 72% degli intervistati. Per il 66%, infatti, il malcostume presente in molte occasioni negli stadi, nelle curve e in alcuni casi anche fuori da queste, può mettere a rischio l’immagine, e quindi, il ritorno, degli sponsor. Ecco perché in Italia (ma non solo), secondo il 91% degli intervistati, l’intero sistema calcio andrebbe riorganizzato, proprio come accade alle aziende, quando la qualità del prodotto non soddisfa il mercato, come quando si vogliono colpire diversi target e crescere. Se il 14% è convinto che siano sufficienti alcuni interventi mirati per rilanciare questo mondo, la maggior parte sostiene invece che vadano fatte scelte radicali: secondo l’84%, infatti, bisognerebbe intervenire a livello strutturale e cambiare proprio i “modelli di riferimento” e i valori culturali del calcio in Italia.

Il 51%, ad esempio, sostiene che non si debba più usare la parola “Ultras”: meglio parlare di “Supporters” o “Fans”. Quello che può apparire un semplice gioco di parole, contiene e va tradotto in un cambiamento culturale. Lo sport e il fair play non possono avere estremisti, infatti, ma solo simpatizzanti. Per il 49% chi adotta logiche da “Ultras”, o si fa protagonista di gesti estremi, merita la severità del codice penale. Per il 72%, infine, è inconcepibile andare allo stadio con la famiglia e rischiare di essere aggrediti, finire all’ospedale o peggio non rientrare più a casa. E, vista la portata del fenomeno, la scuola deve svolgere il proprio ruolo formativo anche sul calcio, educandolo a viverlo come un vero e proprio spettacolo (53%), attraverso il rispetto dell’avversario (69%) e la sportività (57%).

Ma per cambiare il modo di essere “tifosi” bisogna risolvere il problema degli stadi italiani (61%), ritenuti vecchi (49%), sotto utilizzati e quindi “inutili” per la città, in quanto vivono solo in funzione della partita (42%) e per loro modello e struttura realizzati in modo da accrescere tensione e aggressività (37%). E soprattutto va eliminata la logica architettonica e l’arredo degli stadi, pensati più per attività di intrattenimento e spettacolo che per battaglie medievali. Per molti degli intervistati, simbolicamente, filo spinato, trincee, gallerie, fumogeni sembrano riportare ai campi di battaglia della prima guerra mondiale. Non tutte le colpe, però, vanno attribuite al “sistema calcio”: molte delle tensioni e delle polemiche che circondano il calcio vengono da fonti esterne, create ad arte da certi media, come sottolinea il 54% degli intervistati.

A chi dovrebbe ispirarsi, dunque, il “sistema calcio” in Italia per cambiare concretamente? L’esempio che emerge con maggior forza è quello dello sport targato Usa, dove ogni evento sportivo si trasforma in un grande momento di divertimento e intrattenimento per tutti. Ben il 48%, infatti, ritiene che il calcio dovrebbe imparare dal football americano o dall’NBA: un vero divertimento per tutti, che porta ricchezza e intrattenimento ad intere città, oltre all’economia nazionale. Di fatto il calcio, per essere una vera risorsa economica trainante e in crescita, deve ripartire e riappropriarsi di alcuni concetti: dal divertimento che è in grado di generare (64%) passando per i valori educativi che è in grado di esprimere (55%) per arrivare ai messaggi positivi che è in grado di trasmettere (51%). Elementi che in questo momento sono molto lontani dal mondo del calcio e da come viene percepito e vissuto.

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