Narducci (PD): Il nuovo statuto del CNR sia adeguato alla dimensione internazionale dell’Ente di ricerca

“Come parlamentare eletto dagli italiani all’estero, nel Collegio Europa”, sono particolarmente sensibile al ruolo ricoperto nel panorama internazionale dal maggior ente di ricerca italiano, il CNR. Purtroppo devo rilevare che anche quest’ultimo tentativo di riforma del più importante ente di ricerca italiano sembra ridursi a tagli di personale e risorse finanziarie, come in altre presunte riforme del Governo Berlusconi. Non mi stupisce che la bozza di statuto, elaborato dal Consiglio di amministrazione integrato dai cinque esperti nominati dal ministero Gelmini, abbia ricevuto una valutazione negativa dalla comunità scientifica, attraverso il Consiglio Scientifico Generale del CNR”. Lo dichiara il Vicepresidente della Commissione affari esteri della Camera dei Deputati, on. Franco Narducci.

“Rilevo inoltre una grave omissione presente nello statuto, laddove, all’art.2 si richiama il CNR ad un quadro di cooperazione ed integrazione europea. Una ovvietà, in quanto il CNR in Europa è riconosciuto e la partecipazione a progetti congiunti con altri Enti di Ricerca europei ne mostra la capacità di integrazione e cooperazione; un’omissione grave, in quanto nell'articolo si dimentica che il CNR ha già attive collaborazioni prestigiose in ambito extraeuropeo che lo rendono attore principale nella Ricerca internazionale e non solo europea. È opportuno, quindi, precisare, proprio negli scopi istituzionali, che l’attività del CNR ha respiro internazionale”.

“Un altro punto che mi preme sottolineare – ha continuato Narducci – è che lo statuto non assolve al mandato affidato agli stati nazionali dalla Commissione europea attraverso la Carta europea dei ricercatori. In particolare al punto 5 della Carta si sottolinea come il perseguimento di obiettivi quali lo sviluppo delle conoscenze scientifiche e il progresso tecnologico, il rafforzamento della qualità della vita, il benessere dei cittadini europei e il potenziamento della competitività dell’Europa, passi attraverso l' esistenza di risorse umane sufficienti e adeguatamente sviluppate. L’assenza sistematica di personale addetto alla ricerca (ricercatori, tecnologi, tecnici e amministrativi) da qualsiasi organo di governo dell’Ente, persino dai consigli scientifici, e l'art 4 in cui si confondono e si rendono cumulabili le attività di formazione (borse di studio e assegni di ricerca) con le attività professionali, sono sintomo di tale disattenzione alla Carta in un quadro “patologico” che di fatto riduce al lumicino l'autonomia del suo operare.

“Mi sembra evidente – ha concluso l’on. Narducci – che attraverso questo attacco sistematico al suo principale Ente di Ricerca non si faccia altro che danneggiare gravemente l'immagine dell’Italia nel mondo e nel panorama scientifico internazionale in particolare.”

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