Il sottosegretario agli esteri Alfredo Mantica ha dato oggi risposta all’interrogazione urgente presentata dall’on. Franco Narducci relativa al rilascio del passaporto elettronico (ordinario e temporaneo) da parte delle rete consolare italiana nel mondo, la cui entrata in esercizio è avvenuta, come noto, il 20 maggio 2010.
Contestualmente con l’entrata in esercizio del nuovo passaporto sono cambiate le modalità fissate dal Ministero dell'Interno per l'accertamento, da parte degli uffici consolari, delle cause ostative al rilascio del passaporto: gli uffici consolari non possono più accedere al Bollettino Nazionale delle Ricerche ma devono acquisire il nulla osta rivolgendosi alla questura territorialmente competente per il comune di iscrizione AIRE anche per i residenti nella propria circoscrizione consolare (registrati, quindi, nelle anagrafi consolari).
La nuova prassi per l’acquisizione del nulla osta da parte della questura competente ha confermato immediatamente tutti i timori espressi dalla rete diplomatico-consolare, che in precedenza poteva utilizzare il Bollettino Nazionale delle Ricerche, fornito sotto forma di CD.
La richiesta del nulla osta alle questure per ogni singolo cittadino (comprese le seconde, terze e successive generazioni) significa un aumento del carico di lavoro per gli uffici consolari e un appesantimento delle procedure, come pure l'impossibilità di procedere all'emissione del passaporto all'atto di richiesta da parte del cittadino e l'inattuabilità di una rapida risposta alle emergenze.
La problematicità si intuisce considerando, a titolo di esempio, che in Svizzera si rilasciano 35 mila passaporti l’anno e quindi, mentre si stanno compiendo investimenti cospicui per rafforzare i servizi informatici che dovrebbero attutire l’effetto della chiusura di numerosi sedi consolari e la riduzione degli organici, la nuova prassi comporta un esorbitante rallentamento del funzionamento degli uffici stessi e vanifica gli sforzi e gli investimenti di ordine tecnologico già fatti per l'introduzione del passaporto elettronico fase 1 e 2. Senza tralasciare gli evidenti disagi che ne conseguono per i cittadini, obbligati a presentarsi di persona per la richiesta del passaporto per ben due volte nella sede consolare, la prima volta per «aprire» la pratica, la seconda per l'acquisizione delle impronte, oppure i problemi creati dalla tardiva o mancata risposta da parte delle questure interpellate.
In una prospettiva di modernizzazione, ha sostenuto l’on. Narducci nella sua interrogazione, il tutto si dovrebbe svolgere rendendo accessibile on-line la richiesta di dati, limitatamente al personale addetto.
E proprio in questa direzione si può leggere la risposta essenziale data dal sottosegretario Mantica in Commissione affari esteri: il Ministero degli Affari esteri sta negoziando con quello degli Interni la possibilità di “concedere agli operatori consolari un accesso “mediato” attraverso appositi programmi informatici per i quali, a fronte dell’invio di una richiesta di nulla osta, si otterrebbe, in tempo reale, unicamente una risposta positiva o negativa senza alcun dettaglio circa le motivazioni”. Ciò rimpiazzerebbe egregiamente la soppressione del Bollettino nazionale delle ricerche fornito in precedenza per accertare l’esistenza di eventuali carichi penali pendenti.
“Una soluzione migliore non si potrebbe immaginare e sicuramente in linea con le possibilità offerte dalle moderne tecnologie”, ha replicato l’on. Narducci, che con il pensiero rivolto all’urgenza si è chiesto quanto tempo occorrerà per la realizzazione “presso gli Uffici passaporti delle sedi all’estero ed in Italia di apposite caselle di posta elettronica certificata per l’inoltro delle richieste e ricezioni delle relative risposte”.
La situazione finanziaria del Ministero degli Affari esteri, confrontato con gli ulteriori tagli portati dalla manovra finanziaria, non induce all’ottimismo e un forte appello al Ministro Maroni affinché faccia la parte che gli compete è tanto più appropriato.