Sulla crisi ideologica della Carta Costituzionale e sulla necessità  di una seria analisi critica

Sulla crisi ideologica della Carta Costituzionale e sulla necessità di una seria analisi critica. Intervento di Manuel Santoro

Riprendo la nota sulla proposta di articolo 1 di Mario Michele Pascale. Egli riprende un suo precedente scritto in riferimento a tale articolo. Voglio evidenziare la centralità dell'articolo 1 nel definire l'essenza di una Carta.

Perchè l'articolo 1?
Semplicemente perchè l'articolo 1 cita: “’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.” Prendiamo la prima frase. “fondata sul lavoro”. Perchè? Cosa significa? Quali sono le motivazioni che hanno spinto i padri costituenti a formulare l'articolo fondante, proprio perchè il primo e non il terzo, in quel modo? Ovviamente la risposta la sappiamo tutti ed è storica. Fu un compromesso ideologico.
Una Repubblica è una forma di governo composta da cittadini, individui. Non è una astrazione. E quindi? Forse la cittadinanza, il popolo sovrano, facente parte di questa “forma di governo” dovrebbe fondarsi sul lavoro? Forse l'esistenza di un popolo e, quindi, di ogni singolo individuo dovrebbe forndarsi sul lavoro? Io non credo.

Ecco. Questo è il punto della nota ed il punto di battaglia di Libertà ed Eguaglianza. Non Costituzione si, Costituzione no. E' cercare di capire che senso abbia continuare in questo secolare compromesso che dura da più di 60 anni. Nessuna persona sensata “fonderebbe” la propria esistenza e quella di una comunità sul lavoro, che ricordo, è una merce. Nessuna.
Allora. La prima cosa da fare è mettere in atto una opera critica del nostro passato, della storia della sinistra. Una grande opera di revisionismo storico senza la quale non andremo da nessuna parte. Capire i mali della sinistra che sono tutti insiti nelle modalità in cui la Costituzione fu licenziata. Capire la crisi ideologica della Carta Costituzionale. Ripeto…crisi ideologica che ci attanaglia dagli anni 60.
Dopo che avremo aperto un grande dibattito su questo punto, e saremo arrivati a patti con la nostra storia, potremo allora, liberi ideologicamente da fantasmi del passato, pensare ad un nuovo modello di società. Nessuno qui parla di scendere in piazza contro l'articolo 1. Ma una azione forte, di coraggio, nel capire il fallimento della sinistra italiana attuale va fatta. Da subito.

Ultimo punto. La proposta fatta nella nota di Pascale riguardo la formulazione dell'articolo 1 può sembrare blasfema, ma non lo è ed è un punto da cui partire. E lo dico senza spirito polemico. Sapete tutti bene, soprattutto nell'era della cosidetta globalizzazione, che il lavoro non necessariamente “include” l'idea della qualità della vita di un individuo. Se vogliamo, la sua dignità. Ci può essere benissimo lavoro, anche tanto, ma non il migliormaneto della qualità della vita. Viceversa, una miglior qualità della vita può includere il lavoro, così come tante altre “merci”. Anzi, è proprio il basarsi sulla persona (estenderei a tutti gli esseri viventi, ma potrebbe essere troppo lungo il mio intervento), metterla al centro di tutto il sistema economico-politico che può dare al lavoro quella infusione di dignità che spesso manca.

Ecco. E' stato proprio questo errore, il considerare il lavoro costituzionalmente centrale, che ci ha portato nei decenni a dover lottare per l'aquisizione di maggiori diritti dei lavoratori che avremmo potuto evitare con una impostazione diversa.

Manuel Santoro
Coordinatore nazionale
Direttivo di Libertà ed Eguaglianza

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