I figli della LEGA

Renzo Bossi, un bel contratto di consulenza all’Expo 2015 di Milano: 12.000 euro al mese

Dicono che nella Prima Repubblica tra i politici imperversavano familismo e nepotismo. Non c’era potente che non cercasse di piazzare un figlio, un nipote o un cugino. Chi non ricorda Bettino Craxi, per esempio, che aveva sistemato il cognato sulla poltrona di sindaco di Milano e il figlio Bobo alla direzione del partito socialista milanese? Poi è arrivata la Seconda Repubblica e il trend è parso affievolirsi.

Certo taluni incalliti, come il mai dimenticato Clemente Mastella da Ceppaloni, hanno perseverato senza scrupoli nel distribuire prebende e cadreghe ai membri del clan. Ma in linea di massima si era più cauti e discreti. Anche perché a vigilare sul malcostume c’era un nuovo soggetto politico venuto alla ribalta quale propugnatore di moralità e onestà: la Lega Nord di Umberto Bossi. «Basta con i clientelismi e i nepotismi », tuonava l’Umberto un giorno sì e l’altro pure sguainando lo spadone di Alberto da Giussano. Bene, adesso che la Lega è una forza di governo, adesso che è diventata in molte province del Nord la forza politica più votata, adesso che i leghisti esprimono sindaci, assessori e pure ministri, questa ventata di pulizia morale, se mai c’è stata veramente, sembra essere del tutto scomparsa dalla scena.

I boss del Carroccio hanno assimilato e fatto propri tutti i peggiori difetti della vecchia politica italica. Sono predatori feroci di poltrone, specialisti nell’accumulare cariche, vogliono entrare in massa nei consigli d’amministrazione delle banche. Esattamente come facevano gli altri, e forse anche peggio. Soprattutto sono diventati i campioni del peggior familismo. L’esempio clamoroso è dato dalla famiglia di Umberto Bossi, da oltre 20 anni leader indiscusso del movimento leghista. Il primo ad essere sistemato è stato il fratello, Franco Bossi, titolare di un negozio di autoricambi a Fagnano Olona, in provincia di Varese.

Umberto è affezionato al fratello. Prima l’ha nominato commissario tecnico della squadra di ciclismo della Padania. Poi l’ha mandato per un’intera legislatura al Parlamento europeo con la qualifica di assistente parlamentare: il che significa una paga di oltre 12mila euro al mese. Sorte analoga è toccata a Riccardo Bossi, il figlio primogenito nato dal primo matrimonio con Gigliola Guidali. È un ragazzone grande e grosso e nutre una passione smodata per il rally. Papà Umberto ha mandato anche lui a fare l’assistente a Strasburgo. Naturalmente Riccardo Bossi non conosce nessuna lingua straniera e a dire il vero fa un po’ di fatica anche con l’italiano.

Ma che importa? In cinque anni ha incassato quello che un comune mortale non guadagna in due vite, e adesso può godersi in santa pace la famiglia e le sue auto da corsa. E poi c’è il figlio Renzo, quello che assomiglia come una goccia d’acqua al padre. Tutti lo chiamano “trota”, perché una volta Umberto, alla domanda se fosse il suo delfino, rispose che per il momento era solo una trota. Ha 21 anni, un’espressione poco intelligente e un diploma di maturità conquistato a fatica dopo ben tre bocciature. Nel suo curriculum spiccano importanti attività: ha organizzato un’edizione di Miss Padania ed è stato manager della nazionale padana di calcio. Dicono che si deve a lui l’invenzione di videogame razzista intitolato “Rimbalza il clandestino”. In una recente intervista ha dichiarato che ai Mondiali di calcio non tiferà per l’Italia e che il tricolore per lui «identifica un sentimento di cinquant’anni fa». Insomma, non siamo davanti ad un genio.

Ma può l’affetto paterno restare indifferente di fronte ad un figlioletto così volenteroso? No che non può. E infatti il giovane Renzo Bossi è riuscito ad avere un bel contrattino di consulenza per l’Expo 2015 di Milano, con un onorario di 12.000 euro al mese. Non pago di questa carica, papà Umberto ha deciso di candidare il figlio alle elezioni regionali di quest’anno. Gli hanno dato un collegio blindato, nella provincia di Brescia, sulla scheda hanno messo solo il cognome, ed ecco che come per magia Renzo Bossi detto “trota”si trova col sedere su uno scranno del parlamentino regionale lombardo. È il più giovane consigliere mai eletto in quella regione. Guadagnerà 10mila euro netti al mese per i prossimi cinque anni.

E forse il governatore Formigoni lo farà Assessore alla Cultura e attività sportive. Insomma, Umberto Bossi è un padre che vuol bene ai figli. Ce ne sono altri due, Roberto Libertà ed Eridanio, che però sono ancora piccoli. Ma date tempo al tempo e prima o poi troverete anche loro sistemati in qualche parlamento. Si sa, la famiglia è importante. Anche per i leghisti.

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