NO AL BAVAGLIO

Al Presidente della Repubblica
Per accontentare Silvio Berlusconi, che ci invita a sostituire, con l'amore, l'odio che, dalla sua discesa in politica, egli stesso ha finora seminato, Ella, con l'autorità e la stima delle quali gode, potrebbe riuscire a convincere gli elettori, i partiti e i giornali dell'opposizione a seppellire l'ascia di guerra e ad accendere il calumet della pace.
Tuttavia, se costui non porrà fine alle sue disgustosamente squallide “incontinenze”, sarà difficile non corra il rischio di suscitare fra la gente il desiderio di un secondo Piazzale Loreto. Rischio che Ella, Signor Presidente, potrebbe scongiurare se, sull'esempio di Vittorio Emanuele III, lo invitasse a Palazzo e lo consegnasse ai Carabinieri perché accertino se affidarlo alle cure di uno psichiatra, oppure, secondo le “affinità elettive”, a quelle dell'Ucciardone o si San Vittore.
Non crede, Signor Presidente, che sarebbe “l'atto d'amore”, inteso a salvare lui da se stesso e l'Italia da lui, che egli, incosciamente, ci chiede?
Con ogni ossequio
Pasquale Iacopino

Lei, On. Enrico Letta, dallo schermo dell’odierno ((27.04.2010) tg3 delle ore 14,30, si sofferma sulle divisioni dell’attuale maggioranza che ci governa, con particolare riferimento alla posizione dell’On. Fini, per sottolinearne l’inaffidabilità.
Anche se da una vita milito a sinistra, sono in caduta elettorale libera, e se non ci fosse la rete di Di Pietro sarei finito già da un pezzo fra gli elettori astenuti, ma considero l’on. Fini una risorsa dello schieramento di Destra e mi piacerebbe tanto che qualcuno, fra di noi, lo imitasse e facesse la fronda ai numerosi “berlusconidi” che ammorbano e dividono la Sinistra.
Perché, On. Letta, anziché perdere tempo a frugare tra le divisioni della Destra e ad additare il fenomeno Fini come un fatto negativo, non si prova ad imitarlo ed a cercare di fare, come lui, chiarezza sulle divisioni della Sinistra?
Di Fini abbiamo capito tutti in checcosa si distingue da Berlusconi: ma lei
ha mai capito in checcosa e perché si distinguono gli orfani del PCI confluiti nel PD da quelli rimasti fuori? E nei ristretti ambiti in checcosa e perché litigano D'Alema e Veltroni? E i rifondatori e i comunisti italiani, che ci piaccia o no fanno parte dell'opposizione e senza di loro non avremo mai i voti sufficienti per sconfiggere Berlusconi?
Ci provi, on. Letta, faccia il Fini della Sinistra.E buon lavoro.
Pasquale Iacopino

Il Satrapo di Arcore, del Comunismo (che abbiamo conosciuto e che non ha niente da spartire con quello auspicato da Marx), come si fa con il maiale, ha utilizzato tutto.
Cominciando dal “centralismo (cosiddetto) democratico”, ha poi adottato: 1°) l'aggettivo comunista (sottointendendo la pessima fama per i crimini consumati in suo nome e lo squallido retaggio che ha lasciato) per demonizzare, leninisticamente, chi non è schierato totalmente dalla sua parte e, berlusconamente, i magistrati non disposti ad entrare nel suo libro paga;
2°) il culto e la devozione assoluta per il capo; 3°) ideali di libertà come schermo per coprire calcoli e manovre finalizzati al perseguimento di obiettivi personali di potere; 4°) il concetto di “maggioranza” (“bolscevismo” in lingua russa), inteso come diritto della maggioranza sia ad esercitare il potere assoluto, sia ad annullare la minoranza anche all'interno dello stesso partito. (Ne sa qualcosa Gianfranco Fini)
5°) il legame fraterno con Putin, che non è un superstite dei Gulag, ma uno che nei Gulag vi spediva i comunisti che non si riconoscevano nel bolscevismo.
In altri termini, il bolscevico di Arcore ha costruito la propria fortuna usando per dritto e per rovescio i nomi e i metodi, appunto, del bolscevismo russo: tant’è che il suo seguito è composto da chierici e fedeli simili a quelli che acriticamente osannarono Stalin, prima, e Breznev, dopo, ed erano pronti ad aggredirti se soltanto mettevi in dubbio il credo bolscevico e la sacralità del capo.
Quei chierichetti mi sembra di rivederli nei volti dei Gasparri, dei Cicchitto, dei Capezzone e del Bondi. Quest’ultimo, peraltro, proviene direttamente dall’allevamento del PCI. Partito nel quale anch’io ho militato e attorno al quale, sia pure criticamente, ho sempre orbitato.
Avete notato l’espressione scandalizzata e di severo rimprovero con la quale Bondi fissava Fini che si permetteva di trattare da pari a pari il “Breznev” del PdL?
Pasquale Iacopino

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