APPROVATO AL SENATO IL DDL INTERCETTAZIONI

L'intervento in Aula del presidente del gruppo Pdl al Senato, Maurizio Gasparri:

Signor Presidente, credo che l'atteggiamento dei colleghi di abbandonare i lavori non sia un atteggiamento democratico. Questa è la verità del vostro atteggiamento, il disprezzo delle istituzioni, l'arroganza. Ma noi parliamo, oltre che al Parlamento e al Governo, al Paese. Qualche attimo fa voglio darne atto, il senatore Li Gotti, ad esempio, ha riscontrato la correttezza delle procedure. Alcuni colleghi dell'Italia dei Valori avevano occupato l'Aula ed occupato i banchi del Governo; si è dovuto differire di qualche minuto l'inizio del voto per poter sgomberare l'Aula. Siccome fuori dall'Aula qualcuno protesta, si è dato atto da parte di quel Gruppo in quest'Aula della correttezza delle procedure.
Il Parlamento si rispetta con la presenza, con il voto e con il dibattito. Sono due anni che questa legge è in discussione; il voto di oggi arriva dopo Commissioni alla Camera e al Senato, dopo confronti di ogni natura e modifiche. Noi siamo orgogliosi delle modifiche che abbiamo apportato anche con la discussione con la società civile, con le realtà del mondo delle professioni e financo all'interno della maggioranza, all'interno di un grande partito: il Popolo delle libertà è il primo partito d'Italia perché sa confrontarsi e sa applicare al suo interno il metodo della democrazia che voi oggi ancora una volta ignorate e calpestate. Ma forse vanno via perché alla Camera dei deputati, quando si votò questa legge – si votò col voto segreto – avemmo più voti di quelli della maggioranza. Molti di voi si vergognano di votare contro questa legge: perciò uscite dall'Aula. In questi mesi abbiamo registrato tante dichiarazioni importanti. Un uomo della sinistra come Giuliano Pisapia ha detto che una legge come questa era necessaria, perché ci sono stati troppi abusi nelle intercettazioni. Proprio Pisapia, uomo della sinistra e già Presidente della Commissione giustizia della Camera, aveva invocato l'autorizzazione da parte di organi collegiali. Vi siete dimenticati che nel 1995 la Corte costituzionale, con una sentenza sul diritto di cronaca, aveva detto che era legittimo il divieto di pubblicare atti processuali fino al termine delle indagini, proprio perché le pubblicazioni favoriscono anche i criminali. Quindi è pubblicare tutto che aiuta il crimine e non mettere delle regole alle pubblicazioni.
Noi attuiamo, forse in ritardo, una sentenza della Corte costituzionale del 1995. Per quanto riguarda i dati che sono stati citati, sappiamo che l'Italia è il Paese di mafia, camorra e 'ndrangheta e quindi il numero delle intercettazioni, a volte, cresce a causa di questi fenomeni criminali. Eppure 137.000 italiani – 76 persone ogni 100.000 – sono intercettati. In Francia e in Gran Bretagna sono intercettate solo 5 persone ogni 100.000 abitanti. Anche negli Stati Uniti confermiamo che il numero delle intercettazioni è largamente inferiore a quello dell'Italia e negli Stati Uniti e altrove l'intercettazione è l'extrema ratio dell'attività investigativa, non c'è l'uso strumentale e costante, l'abuso dell'intercettazione che si fa in Italia. Gherardo Colombo, un ex magistrato, giorni fa ha detto: Si usino di più altri mezzi, è più faticoso, ma è importante farlo. Non sempre e non solo l'intercettazione. Sull'informazione, un maestro di giornalismo come Piero Ostellino ha scritto il 23 maggio, sul «Corriere della Sera», che: «I processi, in uno Stato di diritto, si fanno in tribunale e non sui giornali, alcuni dei quali inclini per ragioni editoriali o politiche a fare strame della civiltà del diritto». Ha ragione Piero Ostellino e hanno torto coloro che vogliono solo fare il «copia e incolla». Lo ha ammesso anche un nemico di questa legge, Giulio Anselmi, Presidente dell'Ansa, quando ha detto che una legge era necessaria, perché non c'è la capacità del mondo delle professioni di autoregolamentarsi. «Abbiamo pubblicato intercettazioni inutili, coinvolgendo persone estranee alle indagini per storie pruriginose»: lo ha ammesso il Presidente dell'Ansa. Il giornalismo di inchiesta è tutelato da questa legge e così il giornalista che scrive, che indaga, che accerta notizie. Avrei potuto limitarmi alla lettura di un articolo del quotidiano «La Gazzetta del Mezzogiorno» di questa mattina, che manderò a tutti i colleghi in casella. Si legge di un colonnello della Guardia di finanza agli arresti domiciliari a Bari, il quale in una telefonata con una giornalista riferisce alcune notizie di interrogatori e poi le passa il magistrato, che dice alla giornalista: Tutto bene? Come sarà l'articolo? Io sono un giornalista professionista: giornalisti che lavorano in questo modo sono la vergogna del giornalismo italiano. Questo non è giornalismo. L'inchiesta che è in corso a Trani riguarda anche un magistrato: lo si legge sui giornali. E sapete chi era l'obbiettivo? Indovinate un po'? Silvio Berlusconi, che non ha commesso nessun reato, ma bisogna usare intercettazioni, rapporti e contiguità tra magistratura, ahimè anche qualche settore delle forze dell'ordine e i giornali per montare complotti tesi a ribaltare la volontà democratica del popolo italiano. E non la ribalterete in alcun modo!
Quando fu votata quasi all' unanimità, nell'altra legislatura, una legge del Governo Prodi – è stata ricordata prima: non era uguale a questa, ma era abbastanza severa – noi veniamo accusati di essere nemici della stampa, ma sapete che cosa disse Massimo D'Alema? Altro che multe da 3000 e 5000 euro: noi li dobbiamo chiudere quei giornali, disse D'Alema. Ecco, io dico a D'Alema che noi difendiamo quella libertà di stampa che dà fastidio a lui e alla sua cultura politica. Ci riveli lui qualche segreto italiano su tante vicende che attendono ancora una parola di verità, dal fondo Oak a tanti altri fatti su cui la stampa poco scrive in questo Paese. Anche quando fu varata la legge sul giusto processo, che modificava la Costituzione, si affermò che sarebbe finita la lotta alla mafia, ma non è stato così. Vi arrabbiate perché rivendichiamo il numero degli arresti dei mafiosi (otto mafiosi al giorno, da quando siamo al Governo, ha fatto bene il presidente Bricolo a ricordarlo, miliardi e miliardi di euro di beni confiscati alle cosche in tutta Italia), ma sapete perché, oltre che delle forze dell'ordine e dei magistrati seri, che ringraziamo ed elogiamo anche oggi, il merito è anche nostro? Perché quelle leggi, con il Governo ed in particolare con i ministri Alfano e Maroni, con tutto il Popolo della libertà e con la Lega, le abbiamo votate in questo Parlamento. Voi invece avete votato contro le leggi antimafia, che sono l'orgoglio del centrodestra italiano. Quando siamo andati al Governo, i detenuti sottoposti al carcere duro ex articolo 41-bis dell'ordinamento penitenziario erano meno di 600, mentre oggi sono circa 700. Il ministro Alfano è un uomo coraggioso, perché firma questi provvedimenti per garantire la vittoria dello Stato e della legalità sul crimine. Questa è la verità che gli italiani conoscono. Abbiamo corretto la norma sulle sanzioni previste per gli editori. A proposito delle intercettazioni ambientali, ha detto una bugia la presidente Finocchiaro, perché con gli emendamenti che abbiamo introdotto (forse non li ha letti, perché i colleghi dell'opposizione vanno e vengono, fanno ostruzionismo ma non sanno di che cosa parlano) abbiamo modificato il testo. Abbiamo allungato i termini per effettuare le intercettazioni: alla Camera erano di 60 giorni, invece il Senato – e ne siamo orgogliosi – ha portato a 75 giorni quel termine, che è prorogabile di ulteriori giorni, in teoria all'infinito. Per mafia e terrorismo e nei confronti dei latitanti, non ci sono limiti, nulla è stato modificato, si può intercettare e indagare ad libitum, per garantire la sicurezza dello Stato. Ripeto, sulle intercettazioni ambientali abbiamo aperto alle proposte di modifica con gli emendamenti presentati in queste ore, quindi è falso ciò che è stato detto poc'anzi dalla senatrice Finocchiaro. Vogliamo impedire l'abuso, le intercettazioni a strascico. Abbiamo introdotto meccanismi più attenti e severi. Non ci sarà peraltro la sostituzione automatica del PM: ciò dimostra che abbiamo ascoltato le osservazioni ragionevoli, quando sono state formulate. Abbiamo voluto ricordare che, nella Costituzione repubblicana, oltre all'articolo 21 – sacrosanto – sulla libertà di espressione, c'è anche l'articolo 15, il cui testo voglio leggere a conclusione del mio intervento: «La libertà e la segretezza della corrispondenza e di ogni altra forma di comunicazione sono inviolabili. La loro limitazione può avvenire soltanto per atto motivato dell'autorità giudiziaria con le garanzie stabilite dalla legge». Vogliamo coniugare la libertà dell'investigazione e la persecuzione dei reati con la libertà del cittadino. Siamo quindi nel solco della Costituzione, nel rispetto delle sentenze della Corte costituzionale e pertanto votiamo sì, orgogliosi e convinti come sempre, su questa legge!

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