L’ITALIA E’ UNA REPUBBLICA AUTONOMISTA NON FEDERALISTA

La forma Repubbicana Unitaria (art.Cost.5) non puo’ essere oggetto di revisione costituzionale (art.Cost 139). Il principio autonomista sancito dalla nostra Costituzione, pur sancendo un forte decentramento amministrativo, non prevede poteri politici agli enti locali. Sono in toto d’accordo con Michele Frattalone: “Le Regioni, se in quarant’anni dalla loro costituzione non hanno prodotto ricchezza, ma al contrario lo spreco del denaro contribui’ notevolmente l’avere alzato il livello del Debito Pubblico”. Per oltre 40 anni l’articolo quinto ( indivisibilita’ dello Stato) forma repubblicana e titolo V, sono stati spesso fraintesi o maleinterpretati dal legislatore e dai giuristi, in primo luogo con le istituzioni dei “parlamentini” regionali (1970), in secondo con uleriore riorganizzazione in senso federalista della finanza locale, sanita’, IRAP, federalism fiscale(1990-1999) Oggi ci troviamo al cospetto di troppi poteri delegati agli enti locali ed uno Stato, non piu’ in grado di gestire l’amministrazione pubblica. Con il federalismo abbiamo messo la ciliegina su di una torta in procinto di esplodere da un momento all’altro, occorre fare marcia indietro e pensare seriemente di abortire il sogno federalist, finche; si e’in tempo. Lo Sato dovra’ riprendersi quei poteri oggi nelle mani degli enti locali, la ricetta e’ abolire regioni e province ( con risparmio intorno ai 60 miliardi), istituendo un bi-parlamentarismo, delineando competenze specifiche del Senato e della Camera. Al primo il compito dell’amministazione pubblica, al secondo quella legislativa! Senza l’abolizione delle regioni e province nessuna forma di devolution (decentramento amministrativo e non federalismo) otterra’ i risulati auspicate. Dal 1948 si e’ fatto a meno delle regioni, in future si potra’ fare a meno anche delle province, bastano i capoluoghi, citta’ metropolitane e comuni. E’ ora che I politici italiani incominciassero a pensare al futuro dell’Unita’ d’Italia messa a dura prova dai leghisti, e grandi riforme eternamente affossate.

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