Ha ragione tutto l’Episcopato della Chiesa Cattolica oppure Benedetto XVI?

Catechismo della Chiesa Cattolica, cap. VI, 2846: “Non ci indurre in tentazione. Noi chiediamo al Padre nostro di non indurci» in essa. Tradurre con una sola parola il termine greco è difficile: significa «non permettere di entrare in», «non lasciarci soccombere alla tentazione». «Dio non può essere tentato dal male e non tenta nessuno al male» (Gv 1,13); al contrario, vuole liberarcene. Noi gli chiediamo di non lasciarci prendere la strada che conduce al peccato. Siamo impegnati nella lotta «tra le carne e lo Spirito». Nella Introduzione al Catechismo stesso, Giovanni Paolo II scriveva: “Si ha ragione di affermare che questo Catechismo è frutto della collaborazione di tutto l'Episcopato della Chiesa Cattolica” (pag. 12). Ed ora vediamo l'interpretazione della preghiera che Benedetto XVI espone nel suo libro “Gesù di Nazaret”, a pag. 195: “Con essa diciamo a Dio: «Se tu decidi di sottopormi a queste prove, se dai un po' di mano libera al Maligno, allora pensa alle misure limitate delle mie forze. Non credermi troppo capace…»”. Chi ha ragione, tutto l'Episcopato della Chiesa Cattolica, oppure Benedetto XVI? Accade che persone colte e intelligenti commettano ingenuità. L'affermazione del Papa, non solo è ingenua, ma anche irriguardosa verso il Signore. Non è possibile, infatti, che Dio ricorra ad un mezzo cattivo (scioglierebbe il Cane feroce che terrebbe in catene), sia pure per raggiungere un fine buono. Non sarebbe Dio.

Renato Pierri

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