Corrado Augias su La Repubblica del 2 aprile scrive: “La Chiesa cattolica è libera di predicare le sue preferenze (le sue “ossessioni”) come meglio crede. Nel riservare però le sue campagne quasi solo all’Italia segue una logica politica (o militare): colpisce dove trova minore resistenza”. Vorrei far osservare che bisogna essere cauti nell'affermare che la Chiesa ha la libertà di esprimere pubblicamente le proprie opinioni. Se la Chiesa diffonde opinioni perniciose, le quali pur non infrangendo la legge civile, recano danno alla persone, è come affermare che la Chiesa è libera di fare del male. Occorre quindi entrare sempre nel merito di ciò che il Magistero esprime. E' ovvio che nessuno può impedire al Papa di parlare pubblicamente. Però non ha il diritto morale di farlo qualora le sue parole possano influire negativamente sulla società. Se si pensa ai patemi d'animo, alla sofferenza, ai rimorsi, nel passato e forse ancora oggi, di persone persuase di essere in peccato per azioni che assolutamente peccato non sono, bisogna dire che la Chiesa non sempre avrebbe il diritto (morale) di parlare pubblicamente. Può farlo, ma non ne avrebbe il diritto. Ovviamente parlo sempre da un punto di vista morale. Si pensi ad una donna religiosissima costretta ad abortire in seguito ad una violenza. Potrà vivere giorni sereni (sempre che potrà averli dopo la violenza subita) sapendo d'essere giudicata dalla Chiesa, un'assassina? Non si può riconoscere al Papa il diritto di affermare che le coppie omosessuali siano in peccato; che una donna che abortisce sia omicida, che il ricorso al condom sia peccato, e persino che peccato sia l'innocentissima masturbazione.
Miriam Della Croce