Tatuaggio: moda, emulazione, ricordo?

Molti ci rinunciano e decidono di cancellarli anche a costo di sacrifici e dolore fisico Una recente pronuncia della Suprema Corte di cassazione, ha sentenziato che non si possono praticare tatuaggi ai minorenni senza il consenso dei genitori «Il modo migliore di cancellare un tatuaggio è non tatuarsi» è il consiglio di Matteo Ricci chirurgo plastico a Milano.E sì, perché dopo averli desiderati, scelti e realizzati, sempre più persone li rinnegano e, ad un certo punto, vogliono cancellarli.Sul perché del tatuaggio, le motivazioni sembrano essere tante. Moda, emulazione, atavici bisogni di apparire attraverso simboli impressi sulla pelle, primitive abitudini di abbellimento del corpo, tribali consuetudini. Insomma, tra il 6 ed il 7% dei ragazzi, percentuali emerse da una ricerca dell’Eurispes, scelgono di tatuarsi e non è poco.Una recente pronuncia della Suprema Corte di cassazione, ha sentenziato che non si possono praticare tatuaggi ai minorenni senza il consenso dei genitori. Il rischio, dice la Corte, è che il tatuatore possa essere condannato per lesioni volontarie.La sentenza citata, è stata l’epilogo di una querelle iniziata nel 2003 quando i genitori di Giulia, una ragazzina 15enne, denunciarono colei che praticò un tatuaggio alla loro figlia consistente in un simbolo tribale.Il professor Carlo Torre, medico legale incaricato dal tribunale, sostenne che il tatuaggio «aveva prodotto un’alterazione della funzione sensoriale e di quella protettiva della cute, comportante la sua eliminazione, la necessità di un intervento sia pure di modesta consistenza».La Suprema Corte, accogliendo il principio del perito, ha motivato che, per configurare il reato di lesioni, sono sufficienti anche «fatti lesivi di modesta entità come ecchimosi, graffi, scalfitture» tra cui, evidentemente, il tatuaggio è stato ritenuto una causa.Del tatuaggio ci si stufa presto e per i più svariati motivi. Si pensi alle iniziali del partner ricordo di un amore finito. Ex tossicodipendenti che vogliono disfarsi dei simboli legati all’uso di stupefacenti, oppure, persone che, semplicemente si sentono schiave d’un disegno, d’un simbolo indelebile. «In alcuni casi è, allo stato attuale della tecnica, semplicemente impossibile» stando a quanto afferma il prof. Matteo Tretti.In realtà, eliminare un tatuaggio, quando non impossibile, è una impresa molto ma molto ardua. O si rimuove chirurgicamente lo strato di pelle con il tatuaggio sostituendolo con un altro preso da un’altra parte del corpo, o con un fresa lo si rimuove “cartavetrandolo”, oppure eliminarlo con l’uso del laser denominato q-switched.Il primo rimedio, quello chirurgico, lascia segni assai vistosi «resta una cicatrice altrettanto grossa quanto il tatuaggio eliminato».La dermoabrasione è un sistema economico ma molto doloroso che lascia segni sulla pelle molto evidenti.Il laser «funziona mettendo in risonanza e polverizzando le particelle di pigmento dell’inchiostro. Ma ogni inchiostro ha lunghezze d’onda diverse e se con i colori scuri come il blu, il nero ed il marrone i risultati sono accettabili, con i colori più chiari, le difficoltà aumentano, e poi è un sistema lungo e costoso che non funzione con l’inchiostro rosso e giallo».Eliminare un tatuaggio che volontariamente si era scelto di praticarsi, significa «negazione di un’epoca, di uno stato mentale, di un modo di intendere la propria persona nell’epoca, nella società, nel gruppo e voler fare un passo indietro» è il parere del prof. Massimo Signorini chirurgo e dermatologo.Nei lager nazisti, era uso praticare un tatuaggio che non riprendeva affatto suggestioni tribali o ricordi amorosi. Si trattava di un numero a più cifre impresso all’interno di avambracci di origine ebraica, non per moda né per bellezza ma semplicemente per riconoscere e codificare un gran numero di “ospiti” senza bisogno di ricorrere ad inutili e prolissi nomi e cognomi. Un sistema sintetico ed efficiente di catalogazione di materiale umano.Dopo la chiusura dei lager, le persone “avanzate” che sono tornate a casa, hanno scelto di mantenere quel tatuaggio e non lo cancellerebbero per niente al mondo.Quasi nessuno di quegli “ospiti avanzati” ha rinunciato a quel tatuaggio che non volle, mai avrebbe voluto, che gli fu imposto con violenza e disprezzo, ma che conserva con cura.Non certo per moda o trend ma per rendere consistenza alla memoria. Onore alla Storia.

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