Disgrazie, e grazie di Sant’Antonio da Padova

In questi giorni migliaia di pellegrini si sono recati a Padova per chiedere grazie a sant'Antonio. Pochi tra coloro che si rivolgono ai santi per ottenere una grazia, si rendono conto che la “grazia” altro non è, in realtà, che la liberazione da una disgrazia. Non è qualcosa in più, ma qualcosa che manca. Il malato chiede la salute che non ha; il prigioniero la libertà, il cieco la vista, il disoccupato il lavoro…E nessuno si domanda: se il Padre misericordioso non è intervenuto prima, per evitare a una sua creatura una disgrazia, perché mai dovrebbe intervenire dopo per togliergliela? A sant’Antonio di norma si ricorre per trovare l'anima gemella. Ma in fondo è sempre qualcosa che manca. E poiché l'anima gemella spesso la si trova, tante sono le grazie ricevute e tante le offerte di ringraziamento, e tanti i soldini per la Basilica. Il “bussolo”, una statuina del Santo, immersa prima nell’acqua santa, sistemata con il capo all’ingiù e portata sempre con sì, aiuta a trovare marito. Ovviamente i sacerdoti sanno che si tratta di vera e propria superstizione, ma come deludere milioni di devoti, e come rinunciare a tanti quattrini? Chissà se la Basilica rimborsa la donna che, credendo d'aver ricevuto la grazia, ha fatto una generosa offerta e poi si è accorta di avere sposato un lestofante.

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