Oscenità  di un anno fa per il caso di Eluana Englaro

E' trascorso un anno (era il 9 febbraio del 2009) da quando ad Eluana Englaro fu concessa la pace che le spettava. Ci furono reazioni scomposte sguaiate e ridicole ad un tempo, da parte di uomini politici e, cosa triste, anche da parte di uomini della Chiesa. Un raffinato Cavaliere il 7 febbraio 2009 disse: “Se uno dei miei figli fosse lì, bell'aspetto, con il ciclo mestruale, non potrei staccare la spina”, e il giorno prima, sempre l'amatissimo Silvio: “E' una persona viva che potrebbe anche in ipotesi generare un figlio”. E il giorno 10 febbraio: “Eluana è stata ammazzata”. Più elegante mons Fisichella, il 4 febbario: “Ci troviamo di fronte a un caso di eutanasia a tutti gli effetti”. Squisito, come il suo Cavaliere, Gaetano Quagliarello: “Eluana non è morta ma è stata ammazzata”. Il verbo ammazzare, improprio, faceva maggior effetto. Il suo significato è: “Uccidere con mezzi violenti, accoppare” (Devoto – Oli). Non era stato da meno, tempo addietro, il 12 novembre 2008, il cardinale Lozano Barragan: “La terribile morte per fame e per sete è una mostruosità disumana e un assassinio”. Poi è stato accertato che non si trattò di eutanasia; che Eluana non poteva riprendersi (autopsia cerebrale); che non era nelle condizioni di sentire fame e sete; e l'accusa di omicidio è stata archiviata. Ma il Cavaliere non è sceso da cavallo per chiedere umilmente scusa; Quagliarello non si è squagliato dalla vergogna; gli uomini della Chiesa non si sono cosparsi il capo di cenere. Chissà se qualcuno non sia stato sfiorato da lievissimo rimorso?

Miriam Della Croce

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