La Chiesa, strenua difenditrice della vita malata e degli embrioni malformati

“Non esiste un nucleare sicuro. O a bassa produzione di scorie. Esiste un calcolo delle probabilità, per cui ogni cento anni un incidente nucleare è possibile: e questo evidentemente aumenta con il numero delle centrali” (Carlo Rubbia). “Assicurata la sicurezza degli impianti e dei depositi…mi sembra vi siano i presupposti per una politica energetica integrata, che contempli quindi…anche il nucleare” (cardinale Renato Martino). Queste ultime parole sono state riportate a caratteri cubitali nella quarta di copertina di un opuscolo pro nuclearista, distribuito gratuitamente in allegato alla maggior parte dei periodici aderenti alla Federazione italiana settimanali cattolici (un totale di oltre un milione di copie distribuite). Gli effetti delle scorie radioattive sono note: una irradiazione provocata da materiale contaminato può causare lo sviluppo di tumori o la nascita di bambini malformati. Com'è noto la malattia può svilupparsi anche parecchi anni dopo e colpisce a caso: nessuno può prevedere chi fra gli irraggiati verrà colpito né quando verrà colpito. Non sarebbe il caso, prima di sederci a mangiare, di sparecchiare la tavola lasciata ingombra dei piatti sporchi e degli avanzi del giorno prima? Oppure vogliamo che agli avanzi si aggiungano altri avanzi? In Italia abbiamo tonnellate di scorie radioattive da smaltire. Non sarebbe saggio, prima di parlare di nucleare, risolvere questo problema? Nel 1987 il popolo italiano si pronunciò contro il nucleare. Oggi il rinnovato popolo italiano, se tornasse a votare, forse si pronuncerebbe a favore del nucleare. Persino il Pontefice si è dichiarato favorevole. Nessuno si chiede se abbiamo il diritto di preparare per le future generazioni un mondo dove sia difficile (o impossibile?) vivere. La Chiesa, strenua difenditrice della vita e degli embrioni, è diventata strenua difenditrice della vita malata e degli embrioni malformati.

Francesca Ribeiro

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