Un ampio confronto sulle adozioni internazionali e, in particolare, su quelle riguardanti i bambini haitiani colpiti dal recente terremoto, si è sviluppato oggi alla Camera nel corso dello svolgimento di un’interpellanza urgente presentata dall’on. Gino Bucchino e da altre decine di parlamentari di diverso schieramento politico.
“Mi è sembrato doveroso assumere questa iniziativa – ha dichiarato l’on. Gino Bucchino – per un atto di umanità e di attenzione verso i bambini haitiani, colpiti da una tragedia immane, e per consentire che una problematica così complessa e delicata trovasse nel Parlamento la sua sede naturale e responsabile. Nella mia interpellanza, sottoscritta trasversalmente da diverse decine di colleghi, ho cercato di riaffermare l’esigenza di un impegno straordinario per aiutare in loco i bambini orfani e abbandonati, senza separarli dai luoghi dei loro affetti e delle loro conoscenze, di contrastare con tutti i mezzi il traffico di bambini che si è già scatenato sul mercato delle adozioni clandestine, di ricercare un modo serio e verificato per accelerare gli affidamenti a famiglie disponibili. In più, ho chiesto al Governo di dare garanzie sul fatto che il milione e ottocentomila euro stanziato a questo scopo e destinato a organizzazioni umanitarie operanti in loco fosse vincolato con chiarezza a questi criteri, con il fine di mettere al centro la tutela e l’equilibrio dei bambini..
Devo dire che in questa occasione il Governo, nella persona del Sottosegretario Carlo Giovanardi, ha inteso dare un’ampia risposta che si è sviluppata sulla stessa lunghezza d’onda dell’interpellanza, come ha riconosciuto la collega Daniela Sbrollini, che nella replica al Sottosegretario ha esortato il Governo a monitorare costantemente la situazione delle adozioni e degli affidamenti internazionali e a riferirne alle commissioni competenti del Parlamento. Intorno ai bambini haitiani – ha concluso l’on. Bucchino – si è sollevata una grande ondata emotiva, che rischia però di spegnersi repentinamente se non si costruiscono seriamente e lucidamente le condizioni per soluzioni organiche e rispettose della personalità dei bambini colpiti”.
Segue l’intervento dell’on. Gino Bucchino tenuto il 4 febbraio 2010 per la presentazione dell’interpellanza urgente sulle adozioni dei bambini di Haiti.
Camera dei Deputati
On. Gino Bucchino
Presentazione dell’interpellanza urgente 2/00597
sugli’interventi umanitari a favore dei bambini di Haiti
Il terremoto di Haiti è stato una tragedia di dimensioni così vaste che ancora oggi, a oltre tre settimane dall’evento, nessuno è ancora in grado di stilare un bilancio sia pure approssimato dei danni che si sono verificati e delle conseguenze che ne sono derivate, sia di quelle già evidenti ai nostri occhi che di quelle destinate a manifestarsi nel tempo.
E’ concreto il rischio che, attenuatasi a livello mondiale l’attenzione mediatica che si è riversata sull’evento nei momenti più drammatici e scemata l’ondata emozionale che con essa si è intrecciata, gli haitiani siano lasciati, nonostante le dichiarazioni diverse che si susseguono, al loro carico di dolore e di problemi, senza che le strutture di quello stato abbiano per antiche e nuove ragioni la possibilità di fronteggiare una situazione tanto complessa e difficile.
In questo quadro di forte preoccupazione, una certezza purtroppo l’abbiamo e riguarda i bambini e i ragazzi di Haiti. Per loro, l’atavica e diffusa condizione di disagio, di marginalità e di abbandono, con il terremoto si è trasformata in acuta emergenza. Nelle prime settimane si è cercato di tamponare questa emergenza tramite la presenza e l’attivismo delle organizzazioni umanitarie già operanti nell’isola o intervenute subito dopo. Ma è facile prevedere che se non si pongono oggi le basi di una soluzione più organica che vada al di là dell’emergenza, è possibile, anzi probabile, che questi soggetti tra i più deboli della società haitiana ricadano nel disagio e nell’abbandono, con l’aggravante di non trovare più nemmeno le reti minime di assistenza e protezione che il terremoto ha dissestato.
Come abbiamo visto nelle settimane passate, nei confronti dei bambini e ragazzi di Haiti si sono manifestate in ambito internazionale già due risposte, di segno però molto diverso tra loro. La prima è quella, appassionata e generosa, delle migliaia di famiglie che si sono dichiarate disponibili ad accogliere gli orfani sia in modo permanente con un atto di adozione, sia temporaneamente con una soluzione di affidamento. La seconda, che dà un’idea concreta delle insidiose crepe sociali che il terremoto ha approfondito, riguarda le notizie riportate dai canali informativi di tutto il mondo sulla sparizione di decine di bambini dagli ospedali haitiani e sul trasferimento all’estero di ragazzi, anche non orfani, destinati ad alimentare il traffico delle adozioni clandestine.
Le esigenze che si profilano sono dunque evidenti:
1) la preparazione di soluzioni di medio lungo periodo che abbiano alla base non solo le necessità della sopravvivenza, ma il bisogno di stabilità e di relazione che ogni adolescente manifesta nella fase più delicata della sua formazione;
2) 2) il contrasto deciso e coordinato ad ogni forma di traffico e di mercato dei bambini, qualunque sia la destinazione finale degli stessi; un impegno che non può essere rimesso esclusivamente alle autorità haitiane, ma che deve necessariamente trovare un livello di saldatura internazionale sul piano organizzativo e su quello operativo;
3) 3) la ricerca di soluzioni transitorie che aiutino a superare l’emergenza in modo controllato e serio e senza che si determino per i bambini esperienze traumatiche e laceranti.
Si tratta di soluzioni di buon senso che possono sembrare distaccate e “fredde” a chi guarda al disagio e allo sbandamento dei bambini haitiani con l’impulso di sentimenti generosi e con l’emotività determinata da eventi tanto drammatici. Esse, invece, possono rappresentare una seria base di impostazione per un intervento che – lo ripeto ancora una volta, non solo da parlamentare eletto nell’area in cui la stessa Haiti è collocata, ma anche, se mi è consentito, da medico – non perda di vista l’interesse primario della tutela e del benessere dei bambini.
. Vorrei aggiungere, inoltre, che un serio rispetto delle procedure previste dalle adozioni, oltre a garantire i minori, serve non meno a tutelare coloro che compiono le adozioni. L’adozione, infatti, è un atto che coinvolge la vita di più persone, comprese gli adottanti, la cui vita cambia profondamente in conseguenza dell’ingresso nella loro esistenza di un’altra persona che loro hanno la responsabilità di allevare, formare e inserire in una più ampia compagine sociale. E tutti sappiamo quanto bene possa fare un’adozione riuscita, ma anche quanti drammi umani si accompagnano ad adozioni fatte in modo superficiale e senza i necessari approfondimenti e ancoraggi. Non a caso, la legge richiede come condizioni essenziali dell’atto di adozione la dichiarazione formale di adottabilità del minore, fatta dalle autorità del Paese in cui il minore si trova, e l’altrettanto formale dichiarazione di idoneità della coppia adottante ad assumersi questa responsabilità. Non si tratta di un perverso circuito burocratico, fatto apposta per rendere difficoltoso il cammino di atti che spesso si riferiscono a situazioni dolorose ed urgenti, ma di precise garanzie per fare il bene dei bambini e di coloro che decidono di adottarli.
Nella specifica situazione di Haiti, una riflessione non meno attenta merita l’esperienza maturata nel recente passato in merito alle adozioni internazionali intervenute con quel Paese. A questo proposito, abbiamo ricordato le dichiarazioni della dirigente dell’organizzazione italiana NOVA, che dopo avere portato dal 2002 al 2008 39 bambini haitiani in Italia, ha dovuto sospendere le adozioni a causa – cito testualmente – delle “difficoltà burocratiche talvolta insormontabili” di fatto incontrate.
Nella nostra interpellanza urgente, Signor Presidente, abbiamo voluto prima di tutto riaffermare una questione di metodo, che però ha un valore di sostanza, vale a dire l’esigenza del più attento rispetto della legge e delle procedure di garanzia previste a tutela dei minori adottabili e delle coppie che intendono adottare. Ma, di fronte all’immane tragedia di Haiti – immane per vastità e per implicazioni umane e sociali – è necessario che l’Italia si muova, nella sua azione diretta e nella sua attività di coordinamento con gli altri partners internazionali – con una bussola che indichi la strada di fondo da percorrere. Non ci pare dubbio, per le cose dette e per le autorevoli voci che si sono levate in tal senso in queste settimane, che questa strada debba essere quella di favorire in tutte le forme possibili le adozioni in loco, con l’ausilio e la vigilanza delle organizzazioni umanitarie, delle quali vanno promosse e favorite l’efficienza, la sinergia e una diffusa presenza nel vivo della società haitiana. Anche se le condizioni sociali esistenti nell’isola sono di estrema acutezza soprattutto per i minori, e rischiano di aggravarsi a seguito del terremoto, la scelta più responsabile e più fruttuosa che si possa compiere verso i bambini haitiani è quella di fare in modo che il loro legame con l’ambiente nel quale sono maturati i loro affetti e le loro relazioni umane non sia reciso nemmeno di fronte ad una prospettiva di maggiore benessere e di allontanamento dall’indigenza
Facendo uno sforzo in questa direzione, è poi preferibile che essi siano aiutati a crescere nella realtà in cui hanno le loro radici e hanno intrecciato, bene o male, i loro rapporti di affetto e di conoscenza.
Questo non toglie, naturalmente, che possano essere ricercate soluzioni ragionevoli per affrontare la drammatica emergenza che la società haitiana sta vivendo. In questo senso, si possono certamente cercare modi di sveltire le pratiche di adozione per le situazioni già verificate e legalmente definite. Così come andrebbero concentrati gli sforzi nel favorire e, soprattutto, nell’accelerare le pratiche di affidamento che siano state a loro volta seriamente filtrate dalle autorità competenti.
Di fronte a una situazione così grave e a risvolti umani così complessi e delicati, ci è sembrato, Signor Presidente, che il Parlamento non potesse apprendere dai giornali quanto si stava e si sta predisponendo per portare il contributo dell’Italia, ma che si dovesse avere un momento di rifessione e di confronto anche in questa sede.
Le opzioni di ordine generale, naturalmente, lasciano il tempo che trovano se non si traducono in atti conseguenti di carattere istituzionale e operativo. Per questo, chiediamo al Governo di sapere se nello stanziamento annunciato di 1,8 milioni di euro a favore dell’intervento umanitario ad Haiti, si sia tenuto conto per i trasferimenti già deliberati e si terrà conto per quelli da decidere degli orientamenti esposti nel nostro atto parlamentare e dei criteri che da essi scaturiscono. In particolare, è opportuno che il Parlamento conosca se per il milione di euro ripartito tra Caritas, UNICEF e Save the Children sia stato dato qualche indirizzo preferenziale sul modo come utilizzare i fondi e per la somma restante che ci si propone di ripartire tra le organizzazioni che richiedano di intervenire a Haiti se siano già stati definiti criteri precisi che consentano di massimizzare l’efficacia delle azioni umanitarie ed evitare dispersioni di risorse.