E’ giusto educare i bambini ad un credo?

Riguardo al caso di un Testimone di Geova di Forlì, che voleva a tutti i costi che la moglie aderisse alla sua scelta religiosa, la Cassazione (Sesta sezione penale, sentenza 64) ha affermato che “l'imposizione ad altri delle proprie convinzioni religiose” rappresenta una “condotta consapevolmente antigiuridica” perseguibile in base all'art. 572 del c.p. che punisce i maltrattamenti in famiglia. Sommessamente, giacché non vorrei sollevare un coro di proteste, mi chiedo se l'educazione dei bambini sin da piccolissimi a questo o quel credo, non sia una “imposizione” (non un reato ovviamente), anche se dolce e amorevole, e quindi azione immorale. Si potrebbe obiettare che sempre l'educazione è in qualche modo anche “imposizione”. E' vero, però una cosa è inculcare nei piccoli cose necessarie o utili o dilettevoli, altra cosa è inculcare cose non necessarie o inutili o sgradevoli. E chi stabilisce la necessità o l'utilità di un credo? Del resto, scegliere consapevolmente tra diverse strade da percorrere, oppure decidere di non percorrerle per niente, è diverso dall'uscire magari con delusione o sofferenza da una strada che ci siamo trovati a percorrere non per nostra volontà. E ne usciamo mai del tutto?

Francesca Ribeiro

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