Avvocati: Soltanto il 31 dicembre u.s. ci siamo liberati da un incubo

Sembrava impossibile che il governo, con il “Decreto Mille Proroghe”, potesse impedire, almeno per un anno, agli Avvocati di esercitare il diritto di voto, alla scadenza del 31 dicembre 2009 prevista ex lege.

Eppure, fino all’ultimo momento, nel decreto era contenuta la norma che prevedeva la proroga di diritto sino all’entrata in vigore della riforma organica dell’Ordinamento Forense e, comunque, non oltre il 31 dicembre 2010, del Consiglio Nazionale Forense e dei Consigli degli Ordini degli Avvocati in carica alla data di entrata in vigore del Decreto Legge.

Si intendeva, quindi, impedire il diritto di voto in attesa dell’approvazione, futura e incerta, di una legge, fino ad oggi approvata soltanto dalla Commissione Giustizia del Senato.

Ciò in violazione di elementari principi di libertà e di democrazia, garantiti inequivocabilmente dagli artt. 2, 3, 48, 51 e 60 della Costituzione.

Per fare un esempio, sarebbe come prevedere, alla scadenza del mandato parlamentare, la proroga delle cariche per i deputati ed i senatori in attesa della futura entrata in vigore di una legge di riforma del sistema elettorale, così impedendo ai cittadini di votare.

Non è difficile immaginare che cosa accadrebbe!

Di fronte a tale violazione di diritti fondamentali abbiamo reagito per primi, immediatamente e duramente, utilizzando tutti i mezzi a nostra disposizione insieme ad altri Colleghi sensibili al problema.

Dispiace constatare, per un verso la critica espressa al nostro operato da taluno (quando la proroga sembrava cosa fatta) e, per altro verso, (a risultato ottenuto) la strumentale rivendicazione di qualche altro, dovendosi rilevare in entrambi i casi una scarsa propensione all’unità dell’Avvocatura, anche in momenti difficili.

Pazienza. L’importante è Agire con determinazione e Informare i Colleghi.

Molto abbiamo fatto in questo biennio, ma c’è ancora tanto da fare. Sia per continuare nell’opera, già ben avviata, di migliorare le nostre condizioni di lavoro negli uffici giudiziari, sia per avere un Consiglio dell’Ordine all’altezza della situazione, interlocutore autorevole nei confronti della classe politica e della Magistratura e che finalmente faccia sentire la sua voce, auspicabilmente con una maggioranza coesa, uscendo dal torpore e dall’anonimato che da troppo tempo lo caratterizza negativamente.

Ed ora tutti al voto, dal 30 gennaio al 2 febbraio e dal 6 febbraio al 9 febbraio per completare il cambiamento, già iniziato e fortemente voluto dagli Avvocati Romani.

Un caro saluto.

Paolo Nesta

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