ITALIANI E NON SOLO

Secondo gli ultimi dati forniti dal Ministero degli Affari Esteri, gli italiani all’estero sono 3.468.800. Intanto, nella penisola sono presenti, ufficialmente, oltre quattro milioni di stranieri. Tra emigrati ed immigrati, secondo noi, i punti d’incontro non sarebbero pochi. Punti d’incontro sociali, politici, economici e culturali. Invece, almeno nella generalità, si preferisce tenere separate le due facce di una realtà che dovrebbe essere considerata più complessivamente. Quindi, sarebbe meglio chiarire, se possibile, questo dato di fatto per evitare di distorcere, in questo inizio di Terzo Millennio, la storia del nostro Paese. L’emigrazione italiane è vecchia di almeno duecento anni. L’immigrazione è fenomeno assai più recente. Gli italiani all’estero che hanno mantenuto la cittadinanza sono, però, poco più del 6% dell’originaria globalità. Ma i loro problemi, che non sono pochi, restano ancora tutti. Il varo del federalismo non è riuscito a modificare il loro status all’interno della penisola. In questo 2010, da poco iniziato, le promesse nei confronti dei Connazionali che vivono oltre frontiera restano, purtroppo, più formali che sostanziali. Neppure la Legge Finanziaria per il corrente anno li ha tenuti nella dovuta considerazione. L’unica certezza resta che la nostra Comunità nel mondo è riuscita ad inserirsi degnamente nelle strutture socio/economiche dei Paesi ospiti. Insomma, si è integrata. Dopo tre generazioni, gli italiani all’estero restano “ufficialmente “ pochi. Nello stesso tempo, L’Italia è divenuta Paese d’immigrazione extracomunitaria; con tante tutele per chi è in regola con i permessi di soggiorno. Di più, certamente, di quelle previste per i nostri emigrati. Del resto, CGIE e Comites, strutture varate per la loro tutela, sono invecchiate e sempre meno rappresentative anche sotto il profilo istituzionale. Se, come si continua ad affermare, gli italiani all’estero sono una risorsa per la penisola, ovviamente in misura non minore degli immigrati, si dovrebbe cambiare atteggiamento nei loro confronti. Risulta invece che nei programmi politici di tutti i partiti, essi non sono mai citati. La loro posizione, proprio perché maturata in una realtà diversa da quella nazionale, dovrebbe essere riconsiderata e non solo a parole. Non crediamo, però, che siano state varate le condizioni per affrontare la bisogna. Nessuno, in ultima analisi, ha ancora ben considerato i milioni di voti dall’estero che potrebbero modificare, neppure marginalmente, il quadro politico nazionale. A questo punto, ogni polemica sarebbe inutile. Nello spirito della globalizzazione, i cambiamenti, gioco forza, ci saranno. Restano, in ogni caso, da garantire quei diritti, che non sono privilegi, indispensabili per assicurare ad emigrati ed immigrati pari opportunità nel territorio della Repubblica.

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