Un punto dell’economia: l’innovazione

di Sandro Trento

Oggi parliamo di innovazione, un attività che possiamo definire tipicamente umana, l'uomo da quando è sulla terra si è sempre sforzato di migliorare il modo di fare le cose. Generare l'innovazione è rappresentata da nuovi sistemi di produrre le cose che già sono disponibili e, ancora più importante, individuare nuovi prodotti o nuovi servizi che prima non esistevano.

Con l'apertura dei mercati, con la crescente integrazione internazionale, che oramai tutti chiamano globalizzazione, sono entrati sul mercato internazionale imprese localizzate in paesi dove il costo di lavoro è molto più basso rispetto a quello europeo o americano, pensiamo ai paesi come il Brasile, l'Indonesia, l'India la Cina e altri ancora. Questi paesi, in virtù del basso costo del lavoro, si sono specializzati prevalentemente in quei settori tradizionali nei quali il costo del lavoro rappresenta una componente importante per competere nei mercati. Ci sono molte imprese che producono prodotti tessili e prodotti tradizionali, lavorazioni a minor contenuto tecnologico e minor qualificazione della manodopera.

Questo processo di globalizzazione, e la presenza di questi concorrenti, ha avuto in questi anni un impatto molto forte sul commercio internazionale. Da un lato è aumentato il volume delle esportazioni complessive, una crescita complessiva del commercio mondiale rispetto ai decenni precedenti, ma se guardiamo con attenzione scopriamo che sono stati soprattutto i prodotti ad alta tecnologia a conoscere un aumento della domanda, in generale i prodotti legati ai beni capitali.

Un altro fenomeno che si ha avuto in questi anni è quello della redistribuzione delle quote di mercato. L'ingresso sui mercati mondiali di Cina, India, Indonesia, Brasile e altri, ha comportato una redistribuzione delle quote e delle esportazioni a favore di questi paesi e a danno di altri paesi di più antica industrializzazione. In particolare, l'Italia è tra i paesi che hanno sofferto di più per l'entrata nel mercato internazionale di questi paesi di recente industrializzazione, siccome l'Italia è un paese specializzato in lavorazioni di tipo tradizionale, tessile, abbigliamento, calzature e altro, le stesse lavorazioni con le quali hanno fatto ingresso Cina, India e altri paesi.

Un altro fenomeno che si è accentuato in questi anni è l'internazionalizzazione delle imprese. E' diventato sempre più frequente fare accordi internazionali: delocalizzazioni, investimenti internazionali, sono diventati una componente molto più importante sul PIL mondiale rispetto al passato. Per produrre un bene è sempre più importante essere presenti in più mercati, essere capaci di sfruttare le risorse e le competenze in paesi distanti tra loro. Anche su questo profilo l'Italia non è messa molto bene, sia sotto il profilo degli investimenti diretti in uscita, le nostre imprese sono meno internazionalizzate rispetto le imprese tedesche e francesi, sia sotto il profilo degli investimenti in entrata, siamo un Paese che attrae meno investimenti esteri rispetto agli altri paesi europei, questo perché in Italia è molto difficile fare impresa: alti costi burocratici, fisco troppo elevato, una pubblica amministrazione inefficiente, un settore di servizi meno moderno rispetto ad altri paesi.

Questo è lo scenario dove le imprese italiane si trovano ad operare, ed è evidente che vince chi è capace di innovare di più, e non su chi punta al costo del lavoro. Essere poco innovativi rischia di essere un fattore che porta le imprese a scomparire e ad essere cacciate dal mercato.
In Italia facciamo poca innovazione, complessivamente il rapporto tra gli investimenti e ricerca-sviluppo sul prodotto interno lordo è la metà dei grandi paesi europei, siamo quindi un Paese che investe pochissimo nell'attività innovativa, siamo poco presenti nei settori ad alta tecnologia e siamo poco internazionalizzati.
E' importante che l'innovazione sia al centro delle politiche industriali, è fondamentale che ci siano delle politiche che favoriscano l'attività innovativa, aiutando la nascita di imprese nei settori legati alla frontiera tecnologica, favorire una crescita dimensionale delle imprese, le imprese italiane sono troppo piccole e non sono in grado di fare innovazione, e incentivare l'entrata di investitori esteri in Italia, cosi da avere tecnologie più avanzate da paesi più avanzati.

Bisogna affrontare, inoltre, la riforma dell'istruzione. La scuola e l'università devono diventare vere e proprie fucine di attività innovativa. Bisogna riflettere sul modo in cui funzionano, sia sul profilo dei contenuti, aumentando le ore di materia scientifiche, sia sul profilo dell'organizzazione, facendo si che le università siano capaci di formare tecnici, ingegneri e scienziati di qualità paragonabile a quella di altri paesi, facendo in modo che le università siano in grado di dialogare con le imprese, sviluppando progetti comuni per produrre nuovi prodotti, nuovi servizi, nuovi metodi produttivi. Questa è una delle questioni fondamentali per affrontare la globalizzazione in positivo, trasformandola in un opportunità e non in una minaccia.

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