Pax mafiosa: noi sappiamo, sono anni che sappiamo…

di Barbara Spinelli

Sono anni Che ci domandiamo come TUTTO CIO SIA potuto accadere: Il senso della legge Che si sfibra, lo Stato Che Suscita timore o disprezzo Perché s'accomoda con l'illegalità e rinuncia al controllo del territorio, Che non interviene prima delle Catastrofi ma solo ai funerali.

E la democrazia Che si perverte, divenendo qualcosa di prevaricatore: come un diritto divino Che si Dà all'Unto delle urne. Il diritto a giocare con le leggi come il dittatore-mappamondo Charlot Gioca con il: a considerare Legittimo Quello che è illegale, illegittimo Quello che è legale, dunque uno sovvertire categoria, istituzioni, leggi Che Nella Repubblica sono ferme, durevoli, non legato alla durata effimera delle maggioranze e delle legislatura. Sono considerati illegittimi i Poteri legali di controllo sul governo, non eletti Perché Direttamente dal Popolo; è CONSIDERATA illegittima la separazione tra i vari Poteri dello Stato, controbilanciandosi Perché a Vicenda minacciano di quel Che fare Ogni Costituzione liberale prescrive: Forza della frenare l'abuso CUI tende Ogni potere Che non trovi Davanti a se un limite.

Sono anni Che ci interroghiamo su questo maschio non estirpato Che Viene – la mafia, la mafia Che senza la politica non vivrebbe – E che prolifera Nelle condizioni Che ho descritto: in particolare ci interroghiamo sulla lunga storia italiana di trattative fra una parte e dello Stato La malavita, con Poteri più o meno occulti Che mediano fra Potenze a causa facendone dovuta paragonabili Entità, dotate di diritti Analoghi e di analoga forza d'influenza. Anche per il potere della malavita, non solo per il potere legale, dovrebbero valere A questo punto le parole di Montesquieu: “Chiunque abbia potere è portato ad abusarne; Egli arriva sin dove non trova limiti […]. Perché non si Possa abitare del potere Occorre Che […] il potere arresti il potere “.

Forse però è venuto il momento di dire Quello che Sappiamo, e non solo di Formulare domande su noi stessi e sul nostro Paese. Di dire, come Pasolini fece il 14 novembre del 1974 a proposito delle trame eversive e dei tentati golpe in Italia, Che in realtà:

Noi sappiamo. Sono anni Che Sappiamo, anche se Spesso non abbiamo tutte le Prove e tutti gli indizi. Sappiamo Che le trattative sono esistite, e si sono prolungate (secondo pentiti Che Hanno parlato) Almeno fino al 2004. Sappiamo Che viviamo ancor oggi – con le leggi Che rendono difficoltosa la lotta alla mafia, con lo scudo fiscale e altre Misure Che ostacolano la rintracciabilità dell'evasione – Sotto l'ombra di un Patto. Sappiamo il dolore e la morte di Che mafia, camorra, 'ndrangheta Hanno provocato lungo i Decenni. Sappiamo Il Sacco di Palermo, e di tante città, sobborghi: Sacco continua che. Sappiamo Che l'Italia si va sgretolando Davanti ai nostri occhi come Fosse un castello Che abbiamo accettato di fare di carta, anzichè di mattoni e di buon cemento non Fornito Dalla mafia – Sì, noi l'abbiamo accettato, noi che eleggiamo chi ha il Favorire o potere di frenare il potere della malavita. Sappiamo Che Basta leggere le sentenze, oltre Che le inchieste di giornalisti coraggiosi – anche le sentenze di Che assolvono gli imputati per Mancanza di provare o, peggio, per Prescrizione – per conoscere le responsabilità di uomini politici e amministratori che, per essersi lungamente compromessi con la malavita organizzata, per Aver conquistato e mantenuto il potere con il Suo Ausilio, non dovrebbero Essere Chiamati coi nomi, Nobili, di Rappresentanti del Popolo o di statistica.

Tutte cose queste, come avviene nei Paesi Che son vissuti o vivono sotto il giogo di un potere totalitario, le Sappiamo grazie a persone Che Hanno DECISO di parlare, di denunciare, di testimoniare, e non solo di Parlare ma di rimboccarsi le maniche e cominciare uno Costruire un'Italia diversa: tra i primi voi dell'associazione LIBERA, ei giudici Che Hanno indagato su mafia e politica sapendo Che avrebbero Pagato con la vita, uomini e come Roberto Saviano, e giornalisti Che esplorano le terre di mafia come Anna Politkovskaja esplorava, ben sapendo di Essere mortalmente minacciata, gli orrori e le torture della guerra russa contro i ceceni.

Sono i medici dell'Italia, siete i medici dell'Italia. MA Medici Che osservano un giuramento di Ippocrate speciale, di tipo nuovo: resta il dettato Che comanda Riparatrice l'azione, risanatrice. Nella Sostanza, l'Obbligo di non nuocere, di astenersi da Ogni offesa e danno volontario, di “entrare caso Nelle per il sollievo dei malati”. Ma cade il comandamento del segreto, vincolante in Ippocrate. Il giuramento Che comanda: “Tutto Vedrò ch'io Ciò e ascolterò nell'esercizio della mia professione, o anche al di fuori della professione nei miei contatti con gli uomini, E che non dev'essere riferito ad altri, lo tacerò considerando la cosa Segreta “.

Il paragrafo del giuramento Cade, Perché troppo contiguo – Nella nostra attività medica – alla complicità, al delitto di omertà: questa parola che offende e storpia La Radice Viene da CUI E che rimanda all'umiltà, all'umirtà. La vera umiltà consisté nel riscrivere il giuramento, nel trasformare il silenzio in parola, nel lontano letteralmente Parlare le pietre o meglio il cemento, le terre ei mari inquinati, poichè è segnalando il Che il maschio conosciuto vien maschio E che la guarigione PUÒ iniziare. Non c'è azione senza parola che circola Liberamente e non c'è guarigione senza infrazione del segreto.

Per questo l'informazione indipendente è così importante, in Italia: Spesso lamentiamo un'opinione pubblica indifferente, ma prima di esser aiutata uno Divenire civica, responsabile, nel paesino più piccolo venire nella città grande, l'opinione informata bene DEVE essere: con Semplici parole, Specialiste non, con esempi concreti, con un linguaggio Che non presupponga, nell'interlocutore, la Conoscenza di Difficili dossier. I Medici DI CUI ho parlato – Medici dell'Italia e delle sue parole e della sua natura malato – combattono proprio contro questo silenzio, Che Protegge i mafiosi, copre gli Oscuri patteggiamenti fra Stato e mafia, e lascia senza Protezione Loro le vittime. I medici dicono, pubblicamente denunciano, danno alle cose un nome, e su questa base agiscono.

Senza di voi, SAREBBE davvero difficile Parlare senza vergogna dell'Italia, per chi vive fuori di essa. Tanto più difficile Quando quasi tutti I suoi politici e tanti giornalisti esitano perfino uno pronunciare la parola – Italia – es'ostinano uno Usare il termine “questo paese”, con un certo sprezzo. La guarigione comincia con anche l'abbandono di vocaboli così elusivi. Smettiamo di dire uno Ogni passo “questo paese” invece di: Italia. Quando dico questo paese prendo distanza da Esso, mi sento meno responsabile. Non servo Il suo Stato ma me ne servo, facendolo con coincidere “quel paese li”, Che se ne sta lontano da me.

C'è un modo invece di servire lo Stato Che chiamerei paradossale: si serve lo Stato, pur sapendo Che Esso è pervertito, Che Nella nostra storia c'è Stato più volte un doppio Stato. Uomini come Falcone, Borsellino, il giudice Chinnici, don Giuseppe Puglisi, don Giuseppe Diana, ei tanti uomini delle scorte avevano questa paradossale fedeltà allo Stato. Uomini così sono venuto esuli, come De Gaulle Che lascio la Francia Quando questa fu invasa dalle Truppe di Hitler e dall'esilio londinese disse: la Francia non sempre coincide con la geografia. Quel che rappresento è “una certa idea della Francia”, Che ha radici Nella terra ma Innanzitutto Nella mente di chi decide, un esiliato, di entrare nella resistenza attiva e sperare in Mutamento delle Nazioni Unite.

La riconquista del territorio e della legalità è venuto La Speranza, anch'essa sempre paradossale. PRENDE il via da una perdita del territorio, Dalla Consapevolezza Che se lo Stato non ha più presa su di Esso, CIASCUNO di noi perde la terra ferma e pulita sotto i piedi. E Quando dico territorio perduto le dico Che caso franano non Appena s'alza la tempesta, i terremoti Che uccidono Più che in altre nazioni, l'abitare Che diventa ingrato, aleatorio, Brutto, cemento Perchè la costruzione delle avviene in caso di fretta, con finto, Fatto di sabbia Più che di ferro, procurato da mafia e camorra. Come Nella lettera di Paolo ai Romani, è da una Situazione di debolezza Che si parte, altrimenti non CI SAREBBE Nemmeno Bisogno di sperare: “Ciò che si spera, se visto, non è più speranza, infatti, Ciò che uno già vede, come Potrebbe ancora sperarlo? Ma se speriamo Quello che non vediamo, lo attendiamo con perseveranza “.

Ecco, per ora speriamo Quel che ancora non vediamo: speriamo in una cultura della legalità, in una politica del territorio restituito a chi vuole abitarlo Nella decenza. Per ora abbiamo una certa idea dell'Italia e della legalità e della lotta alla mafia. Ma se Sappiamo Quel che Accade in Italia da tanto tempo, pur non Avendo tutte le dimostrare, già metà del cammino è percorsa e il nostro AGIRE diventa non solo Necessario ma anche possibile. Anche questo Paolo lo Spiega molto bene, Quando Elenca le tappe Che si percorrono sulla via della speranza. Vengono prima le afflizioni, la Conoscenza del dolore DI CUI sono intessute le cose Sperate. Le afflizioni Producono la pazienza, e questa a sua volta genera la virtù provata, la messa alla prova Attraverso l'azione. Sul suolo dell'esperienza e della Virtù provata, infine, nasce la speranza ea questo punto la prospettiva cambia e il cammino si fa chiaro. Sappiamo allora una cosa in più, preziosa: non si comincia con lo sperare, per poi AGIRE. Si comincia con la messa alla prova Attraverso l'azione, e solo Dalla Messa alla prova nascono La Speranza, la sete di Trovare l'insperato, attiva l'anticipazione – già qui, ora – di un futuro possibile.

Ha detto una volta Giancarlo Caselli una cosa per me non dimenticabile: “Se Essi sono morti (Parlavà di Falcone, di Borsellino) E perché noi tutti non Siamo stati vivi: non abbiamo vigilato, non ci siamo scandalizzati dell'ingiustizia, non lo abbiamo , Fatto non lo abbiamo fatto abbastanza, Nelle professioni, Nella vita civile, in politica Quella, religiosa “. Per questo corriamo Il rischio, sempre, di disimparare perfino la speranza. Di disimparare l'arte Che Nando Dalla Chiesa ha spiegato così bene, In questi Stati Generali dell'antimafia: l'arte Che consisté nel Rispondere allo sfondamento Avversario con il presidio, l'accerchiamento, e il contrattacco.

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