di Andrea Scanzi
Buongiorno. Vi scrivo dal confino malesiano. Sono stato spedito a Kuala Lumpur dal governo. Adesso vivo al trentasettesimo piano di un grattacielo abitato da terroristi del Borneo che si cibano di bacche mefitiche. L’Esecutivo mi ha – giustamente – punito dopo che è spuntato un video, girato da quattro carabinieri albini, in cui mi si vedeva vagamente preso durante una seduta di trampling estremo con Mara Carfagna. La Carfagna, per l’occasione, indossava delle babbucce con tacco 12. Era una cosa molto cool, ma Berlusconi non ha apprezzato l’esibizione.
Uffa.
Ho così ricevuto una telefonata da Giulio Tremonti. Aveva la erre così moscia che mi sono addormentato come un bambino toccato dal palmo della mano di Jean-Baptiste Adamsberg (questa è carina: lo so, io leggo Fred Vargas e voi no. Voi leggete solo Scalfari. E si vede: siete tristi). Giulio mi ha accusato di mille nefandezze. Avevano fatto ricerche su di me, frugando negli archivi di MicroMega. Si è così scoperto che a 12 anni ho rubato un’Uni Posca e che a 20 mi ero iscritto al Fan Club dei Negrita: inaccettabile. Credevo di avere già scontato questi errori, frequentando nelle sale stampa Pierino Vanesio, ma Tremonti non ha potuto esimersi dal comminare la condanna. Cioè il confino (cioè la villeggiatura, cit).
Ed eccomi qua. In Malesia. A mangiare ‘sto cavolo di Nasi Lemak, che nella forma ricorda vagamente il profilo di Daniele Capezzone.
Va be’, nessun dramma. La vita va avanti, fortunatamente senza di voi.
In queste settimane non è successo molto. Luigi Amicone ospite a Porta a Porta, Cicoria Rutelli via dal Pd (VAMOS), Andreas Seppi che perde (perfino) con Jan Hajek. Cose che fanno bene alla vita (soprattutto la prima).
Ho poi scorto tre Moloch all’orizzonte. Tre fari nella notte, ancore a cui aggrapparsi quando c’è bonaccia. A essi, adesso, guardo. E naufragar mi è dolce in questo mar (cit).
Anna Spinoso va alla guerra
Ieri avevano Spinoza, oggi abbiamo Spinoso: Annalisa Spinoso. La giornalista che ha vergato i testi sontuosi per accompagnare l’epico pedinamento del giudice Raimondo Mesiano.
Se n’è parlato poco, perfino dalle vostre parti (quelle dell’opposizione eversiva), asserendo che “in fondo è solo una precaria” e “ha solo eseguito gli ordini”. Che siete esecrabili, lo si capisce anche da questo: tutti gli under 45 sono precari nel giornalismo italiano e la scusa dell’ “ha eseguito gli ordini” era la stessa usata dai nazisti. Se vuoi fare il giornalista, o hai un minimo di nerbo o tanto vale abbonarsi subito a Super Tennis.
Lady Spinoso, va da sé, è una che ha coraggio e nulla teme. E’ lei la nuova Fallaci. Non fa sconti, non accetta pressioni. Libera, pasionaria, incalzante. Ce lo spiega in questa pagina. Nella foto sorride, affabile. Il caschetto biondo, l’espressione di chi a scuola non ti passava il compito neanche se morivi e quando facevi sciopero era la prima a entrare in classe (“Io mica son come loro, professoressa. Anzi verrei volontaria all’interrogazione, umilmente s’intende”).
Nella pagina, Lady Spinoso si racconta. La sua è una biografia impegnativa, ponderosa. Roba forte. Già l’esordio è di quelli impegnativi: “Finalmente sono qua!” (già, finalmente). Poi un’ammissione: “Dopo qualche difficoltà con l’esame di inglese” (figurarsi per quello di italiano), “sono riuscita a passare la selezione per il praticantato” (menomale: se poi la bocciavano, era un casino per tutti).
Proseguiamo. “Tra qualche mese potrò definirmi giornalista…che MERAVIGLIA!” (Wow, che MERAVIGLIA!: a proposito, diffidate da quelli che usano i puntini di sospensione e i punti esclamativi come se piovesse. E’ quasi sempre gente che non conosce la distinzione tra scrivere e comporre un sms).
Ancora: “Mi dicono (chi? Brachino? La D’Urso? Pio Pompa?) che è buona cosa scrivere nel curriculum vitae (scritto in corsivo: certa gente è attentissima alla formattazione, forse per celare le lacune su forma e contenuto) qualche informazione sulla mia… vita” (ahahhahahahah, ha fatto la battuta. E ha ancora usato i punti di sospensione. Perché uno deve scrivere come se vivesse sempre dentro un orgasmo? Mah).
Ancora: “Mi stupisco anche io quando penso che da sei anni ho sempre la stessa idea: fare la giornalista” (mi stupisco anch’io).
Ancora: “Amo la satira, in tv poi è il massimo” (certo, infatti in tivù la satira neanche c’è. Cosa guarda ogni giorno la Spinoso, Nuvolari Channel?).
Ancora: “Ma ho sempre lavorato (come tutti, a parte Sgarbi)… (puntini di sospensione, guai se mancano) mi piace essere un tipo indipendente! (e si vede (!!!!!) ).
Infine: “Oggi sono una giornalista praticante e mi piacerebbe tanto realizzare i miei sogni”.
Ce l’hai fatta, Annalisa. Sei la dimostrazione che l’american dream, nei secoli, ha cambiato paese e fattezze. E’ emigrato in Italia, dove vive – pure lui – di fame e stenti.
Brachino ciucciagli il calzino
Tanti hanno parlato del pedinamento del giudice Mesiano, con la solita sterile propensione all’esagerazione bolscevica: rischio democratico, abuso di potere, intimidazioni mafiose. Bla bla bla, che palle che siete.
Il servizio mandato in onda da Mattino5 è in realtà un saggio letterario. Un capolavoro di prosa. Un punto di non ritorno della lingua italiana.
Cosa mostri il video lo sappiamo. Ma nessuno ha dedicato analoga attenzione al testo. Alla parola che, magicamente, da scritta si fa suono. Mantra. Verbo orale. In una parola (anzi due): Spinoso RuleZ.
Ne sia fatta una seria esegesi.
1) Spinoso RuleZ
(parte una musica dei Red Hot Chili Peppers che era già vecchia quando l’hanno incisa. A proposito, diffidate anche da chi ascolta i Red Hot. Sono persone che nascondono qualcosa, come gli astemi e le mani di Silvan. I Red Hot sono tutto o niente, né rock né pop, cerchiobottisti: insidiosissimi, perché melliflui e finto rivoluzionari.
Va be’, sticazzi con i Red Hot. Chi se ne frega. Torniamo a Lei, ad Annalisa. Pochi attimi e la Spinoso ci elettrizza con un cipiglio verbale che non fa sconti a nessuno. Daje Anna, facce’ mori’).
“Sono passate poco più di 24 ore da quando con la sua sentenza ha condannato la Fininvest (cioè loro) a pagare uno dei risarcimenti più alti della storia giudiziaria d’Italia. 750 milioni di euro in favore della Cir di Carlo De Benedetti (questa è la premessa di default, che Brachino gli ha detto di inserire all’inizio, altrimenti la casalinga di Voghera non avrebbe capito una mazza di quel servizio – neanche dopo averlo visto, lo so, ma non state lì a grattugiare ogni volta gli zebedei).
2) La passeggiata eversiva del Giudice
“Ed ECCOLO in giro per Milano, il giudice Raimondo Mesiano (e già qui uno capisce che i giudici sono eversivi: addirittura vanno in giro. Che insolenza, di questi tempi, andare in giro. Che maleducazione. Che oscenità. Vergognosi che non sono altro). Nel suo weekend lontano dalle scartoffie (“o” chiusa, che tradisce le origini della Poetessa) dei tribunali e dagli impegni istituzionali, sveste la toga (e certo: andare in giro con la toga sarebbe sì stato stravagante) e si cala nei panni di comune cittadino (anche questa sarebbe cosa normale, ma il tono di Lady Spinoso è perennemente tendenzioso. Uno la ascolta e pensa: cazzo, ma questo Mesiano ADDIRITTURA si cala nei panni di comune cittadino? Ma allora è proprio un farabutto. L’intento – il sottotesto – è quello). Certo, non di cittadino qualunque (ah ecco, lo dicevo io che questo qua nascondeva qualcosa). Alle sue stravaganze (quali?), in realtà, siamo ormai abituati (ma anche no). Passeggia l’uomo Raimondo Mesiano (passeggia? PASSEGGIA? Ma come osa, questo sociopatico? PASSEGGIA? Questa toga rossa PASSEGGIA? Questo disonesto schifoso??? Vergogna) per le strade milanesi.
3) Avanti e indietro, avanti e indietro (addirittura)
“Davanti al negozio del suo barbiere di fiducia, attende il turno (e rispetta la fila: pure un po’ tonto, il Mesiano). E’ impaziente, non riesce a stare fermo (davvero un criminale: non riesce a stare fermo. Com’è che ancora è a piede libero?). Avanti e indietro (oddio, Annalisa, camminare in alto e in basso sarebbe più difficile, dovresti essere un canguro o un venusiano con la labirintite. E’ dura. Ma se lo dici tu, io mi fido). Si ferma, aspira la sua sigaretta (che magari è pure uno spinello, eh Antonella? Dai che lo hai pensato, su. A noi puoi dircelo). E poi ancora: avanti e indietro (recidivo, il Mesiano. Ci vorrebbe l’ispettore Callaghan, per quelli come te. Poi così la smetti di andare avanti e indietro). Forse non sa ancora che il CSM lo sta promuovendo con un bel 7, che per un magistrato equivale a un 30 e lode universitario (tendenzioso mode on: “Mesiano è stato promosso perché ha bastonato Berlusconi”. Ma Lady Spinoso è INDIPENDENTE, ce lo ha già detto). Insomma, il massimo dei voti (a cui Lady Spinoso è abituata, inglese a parte). E un bell’aumento di stipendio. Lui va avanti e indietro (pronunciato con fare teatrale, recitato, enfatico: “avaaaanti e indieeeetro”. Scandito. Brava, questa Annalisa. Mi ricorda Mariangela Melato quella volta che era malata e non si presentò a teatro). Aaavaaanti e indieeeetro (proprio gli piace, questa cosa dell’avanti e indietro: ma se Mesiano disgraziatamente starnutiva, la Spinoso che faceva? Lo accusava di diffondere l’influenza A per infettare gli elettori del centrodestra?). Si rilassa solo al momento di barba e capelli (comprensibile: se avesse camminato avanti e indietro anche durante il taglio, il barbiere lo avrebbe conciato peggio di Edward Mani di Forbice).
4) La tolettatura del Calzino Turchese
“Finita la toilette (termine che si suole usare coi cani), continua la sua passeggiata. Due sole volte si sofferma: una al semaforo (ed è un peccato. Non si fosse fermato a) un tram lo avrebbe messo sotto, b) la Spinoso avrebbe avuto lo scoop 3) ci sarebbe un magistrato “mentalmente disturbato e antropologicamente diverso” in meno) e l’altra a pochi metri dal passaggio pedonale, per accendere l’ennesima sigaretta della mattina (anche tabagista, il Mesiano. Davvero un ergastolano. Che per caso fosse anche uno dei membri della Banda della Magliana, con Crispino e Renatino?). Come se fosse uno spot all’incontrario (???? Ma che dici, Lady Spinoso???).
Prima di uscire dal nostro campo visivo, ci regala un’altra stranezza (un’altra? Addirittura? Non bastavano camminare, fumare, rispettare i semafori e sedersi dal barbiere? Sei irrecuperabile, Mesiano. Dipendesse da me, non scapperesti alla garrota). Guardatelo (guardiamolo) seduto su una panchina (atto di per sé eversivo: di solito una panchina la si brucia, magari con sopra un barbone o un omosessuale). Camicia, pantalone blu, mocassino bianco e calzino turchese (di cui si è ampiamente parlato. Io lo ricorderò volentieri, se non altro è stata l’ultima non-mossa di Franceschini), di quelli che in tribunale non è proprio il caso di sfoggiare (ahahahah, ha rifatto la battuta, quella mattacchiona della Spinoso. Che sagoma).
5) Conclusione:
“Quelle mandate in onda su Canale 5 sono riprese parziali. Io non sono come mi hanno descritto. Ho anche io una vita normale come tutti: faccio festini nelle mie ville, vado a puttane e organizzo orge con minorenni” (Carina, vero? Sì, ma sfortunatamente non è di Lady Spinoso. E’ di quel deviato di Daniele Luttazzi).
Guarda arrivano i Lupi (sulla democrazia addormentata)
E’ cosa nota come io ami, quasi fisicamente, Maurizio Lupi. Non lo nascondo, né voglio farlo: mi piace. Non quanto Laura Ravetto, ma mi piace. Mi piace quella sua espressione increspata, di chi ha annusato i propri calzini rimanendone un po’ deluso. Adoro quella pettinatura passata sopra una pressa di bitume, ammiro quella fisionomia quadrata unicamente interrotta – nella sua perfezione geometrica – da orecchie fieramente a punta. Protese verso il cielo come dardi nello spazio celeste (o turchese).
Ecco: le orecchie di Maurizio Lupi sono dardi. Dardi verso il cielo. Arcobaleni d’amore. Io li vedo. E ne godo.
Lupi è un grande. Un grande vero. Dei droidi berlusconiani, è forse il più curioso. Gli altri interrompono, parlano sopra. Puah, che banalità plebea. L’Homo Lupi no: lui alza il braccio (destro), dice “Sì lo so, hai ragione” (quindi ti dimostra che è democratico), poi però aggiunge “Però lasciami finire”.
E parla mezzora.
Fenomeno.
Lupi è un interruttore altrui, ma dai modi garbati. Più che uno squadrista, è una timorata staffetta che si fa saltare in aria sul fronte nemico.
Uomo aduso (?) a frequentare la milizia nemica, è spesso ad Annozero, contenitore di persone (?) con cui non berrei neanche un bicchiere di Cedrata guatemalteca (ah già, dimenticavo: qui in Malesia non c’è; me la mandi quella cassa sotto il lavabo, Amicone?).
Giovedì scorso, Lupi è riuscito a innervosire Marco Travaglio, risultato che nel centrodestra vale più del Parco della Vittoria a Monopoli.
Si effettui, ora, la solita (seria) esegesi. Abbacinandoci innanzi al fiero cipiglio dell’Homo Lupi.
1. Travaglio come Mengele
“Visto ovviamente che… dopo l’intervento del…. Ehhhh (ehhhh)…. L’intervento del Dottor Travaglio (quando stanno per bastonarti, di solito ti chiamano “Dottore”: in questo modo la supposta fa male lo stesso, però è foderata d’oro e non crea allergie) qualcosa sarebbe accaduto perchéééé…..Io…. guardi (scrolla la testa, sconvolto dalla bruttezza del conclave a cui è costretto a partecipare) penso ovviamente (ovviamente, eh) il male possibile (si dice “tutto il male possibile”, Maurizio, ma te la perdono) del Dottor Travaglio (un’introduzione moderata, dai) ma non pensavo fosse anche irresponsabile. (Pausa satura di gravosità: c’è tensione nell’aria). Perché dire le cose che ha detto il Dottor Travaglio (lo sta insultando manco fosse Mengele, però lo chiama sempre Dottore) qui oggi stasera (domani dopodomani e nell’immensità eterna) che non sono vere del riciclaggio del reato di mafia è da ir-re-spon-sa-bi-li (Travaglio interviene: che palle che sei, Travaglio. Ma stai zitto, una buona volta. Sempre con quella faccina garbata che nasconde una vita di peccati e reati. E poi sei pure astemio. Meriteresti il confino anche tu). Lei guardi, lei guardi (sì, lui guarda: ora però vai avanti), non solo è irresponsabile, ma dice sempre bugie (dote notissima di Travaglio: dire bugie. Lo sanno tutti) e ha fatto la sua fama sulle menzogne che dice (come no. Sulle menzogne che dice e sui giri di gin tonic al bar con Peter Gomez). Però, siccome io non ho avuto la possibilità di interromperla perché lei fa la sua solita predica che nessuno può interromperla, almeno ascolti… NO! (vai Lupi, vai: incazzati e sfascia tutto)… Io sono disponibile sempre (come no), mi metto a un confronto, a un dibattito anche se siamo in cinque contro uno quattro contro uno (cioè ad Annozero: malizioso, il Lupi. Così ti voglio. Stendili tutti, man. Spettinalo, quel borioso di Santoro). Non mi interessa, perché credo nemenemenelle (nelle) miei idee. Lei invece ha sempre la sua solita fortuna, cioè per cui (???) lei è sempre protetto (sì, soprattutto dalla Rai) chissà perché è il Santo Inquisitore. Comunque….a proposito di posto fisso, forse lei ha lottato per avere il posto fisso in questa trasmissione (certo: un posto fisso blindatissimo e mai oggetto di polemiche)”.
2) Homo Homini Lupi
Qui Lupi legge cose a caso, di cui peraltro ignora il significato. E’ l’oblio, il sonno, la catarsi.
Al minuto tre, Travaglio prova a intervenire. L’Homo Lupi rincara la dose e dà il meglio di sé.
“A lei (Travaglio) non gliene frega niente, a me interessa! Perché avendo scritto – grazie, lei è molto gentile (non si sa con chi stesse parlando, forse parlava da solo e ringraziava se stesso) – avendo scritto avendo approvato quella legge (lo scudo fiscale), io le garantisco che non avrei mai approvato – a lei può fregargliene o meno (Lupi ama gli incisi, è il suo amabile vezzo. C’è chi fuma e chi parla per incisi, chi siete voi per irriderlo? State zitti) – una legge che permetteva ai mafiosi ai riciclaggi (gesticola) a quelli a tutti quelli (ahi, si sta inceppando il droide) che lei ha citato di poter utilizzare questo strumento. Anzi, l’orgoglio con cui ho approvato questa legge è che finalmente – non so perché non l’han fatto gli altri (eh, chissà perché) – finalmente eeeeinizia (?) ad esserci una lotta all’evasione fiscale DURA (ahahahahahhahaha) secisicisise (si: è facile, Maurizio. “Si”, senza accento) insedia una task-force contro l’evasione fiscale, è lo strumento è lo strumento (effetto eco) in accordo con gli altri paesi per poter fare questo. E un’ultima cosa, mi permetta (certo che ti permetto, diamine. Che fai, scherzi? Mica sono Santoro). Lei (Travaglio) è talmente cinico che tutto quello che noi abbiam visto all’inizio della trasmissione non gliene interessa assolutamente nulla” (amen).
3) Lupi è un uomo libero (né destra né sinistra)
Al minuto nove c’è l’acme della polemica. Qui Lupi sembra accusare una sincope, svolge lo sguardo al cielo. Panico tra i presenti: no, niente, era solo un’interpretazione di Vercingetorige, re degli Alterni, prima del patibolo, al cospetto di Giulio Cesare (che ora sarebbe Travaglio).
Quindi l’epilogo, giacché tutto finisce (tranne Berlusconi).
“Ovviamente lei, che si ritiene il più laico dei laici (Travaglio è cattolico), è peggio dei più grandi clericali che esistano a questo mondo. E’ veramente il peggio che abbia mai visto (e alè, in punta di fioretto). Ma detto questo (cioè trattare una persona alla stregua di Pol Pot, roba da nulla), no no detto questo (sì ma mica ti ho interrotto: con chi ce l’hai? Stai calmo, Maurizio. Io ti voglio bene) vorrei che vorrei (vorrei che fosse lei, cit) che lei evitasse come ha fatto all’inizio di di poi (addio, è andato anche lui: ce ne fosse UNO che regge sino alla fine. E sì che con Lupi ci avevo sperato) di iniziare la trasmissione parlando di De Benedetti di Omnitel eccetera (eccetera)”.
Qui Lupi si inabissa in un insondabile elogio di Mediolanum, ovviamente non per interesse personale. Infatti, incalzato dall’inaccettabile (Dottor) Travaglio, l’Homo Lupi esala la battuta del secolo: “La differenza tra me e lei è che io non devo difendere nessuno (ahahahahahahahhahaha: IDOLO), lei deve difendere se stesso attraverso questa caricatura che si è fatto. Ma ogni tanto può anche essere diverso? Può pensare che davanti a lei ha persone che credono in ideali (ahahahah), in valori (ahahahahahah), che pensano che la politica sia mettersi al servizio (ahahahahahahahah) della gente comune? Mi dispiace. Io vivo la vita in questo modo (ognuno ha i suoi problemi, ti fa onore parlarne in pubblico Maurizio) e la responsabilità che ho la esercito in questo modo. Ed è per questo che lei (il Dottor Travaglio) quando mi trova ha la coda di paglia. E si spaventa (ahahahahahahhahahaha). Ehhhhhhhhhhhhhhh”.
Glossa finale: Ehhhhhhhhhhhhhhhhhh.
P.S. Il titolo del paragrafo è una (semi) citazione da Ivan Graziani. Mi tocca dirvelo, perché oltre a Roberto Vecchioni non siete mai andati (e si vede: siete tristi).
Insalata La Russa
Ignazio La Russa non è semplicemente un uomo. E’ l’ologramma di Dick Cheney, un Donald Rumsfeld all’amatriciana. Un generale senza guerra. In questa dolorosa condizione, senz’altro straniante, che ne ha fatalmente eroso le corde vocali, Egli vive e lotta insieme a noi.
L’ho avvistato ieri a Ballarò, con la mia Parabola montata su un koala scampato alla pena capitale di Sumatra. E’ stato uno spettacolo straordinario (La Russa, non il koala). Ignazio ha fieramente guerreggiato, trovando negli studi di Floris la sua trincea. Ed è stata mitraglia (nulla a che vedere con la telefonata di Berlusconi, ma io sono uno che sa accontentarsi delle piccole cose).
Se ne analizzi la virulenza.
1) Sognando Fazio
(minuto 3.05 del reperto. La Russa è paonazzo, devastato da uno sdegno incurabile. Il pizzetto, di per sé diabolico, si è trasfigurato. La laringe, di per sé diabolica, si è trasfigurata pure lei. Lo si dica: è l’Armageddon. La porta di Satanasso si è aperta. E noi, tremebondi, la stiamo osservando). “Ma lei (Floris) ha il dovere di intervenire quando qualcuno (Concita De Gregorio) dice una cosa palesemente falsa! No no no Fazio non si permetta! (veramente sarebbe Floris). Fazio… come cazzo si chiama? (vai tranquillo, Ignazio, parla come se fossi nella bettola sotto casa. Se ti scappa anche un rutto, noi siam qua. Si sa, il rutto è virile. E magari pure una bella scozzatina di testicoli). Floris, non Fazio (ah ecco). Fazio è molto meglio (su questo non avevo dubbi: Fazio è adorato dal centro-destra, lo sanno tutti tranne Michele Serra – qualcuno glielo dica). Floris, lei ha il dovere di intervenire quando qualcuno… ehhh (eh cosa? Perché ti sei fermato sul più bello, Ignazio?) Eh no, Floris. FLORIS. Floris eheh (eheh), non Fazio. Ha ragione, è un’altra trasmissione, molto migliore (eddai: ma tu guarda come Fazio Fazio tiri nel centrodestra. Strano, eh?)”.
La De Gregorio finisce il ragionamento. Poi riprende Ignazio: vai Dick Russa. “Ma nooooo lei pensa che ci sia il bisogno che io intervenga? (oooh, finalmente una domanda retorica intelligente. Rispondo io: no, La Russa, non credo ce ne sia bisogno. Ma tanto so che non mi ascolterai). Ci hanno raccontato (appunto) che la colpa di tutto quello che è successo a Marrazzo, sapete di chi è? E’ colpa di Berlusconi! (applauso, ma un po’ timido: la claque si aspettava di meglio). Ce l’ha spiegato il direttore de L’Unità. Ma come, Berlusconi? Ha preso la notizia (di Marrazzo), non gliela doveva dare (a chi?), gli doveva lui (ehhh?) doveva costringere Berlusconi a denunziare (denunZiare, con la “z”. Chissà perché, quelli di An dicono “vi” e “denunziare”. Arcaismi del Ventennio, forse) lo poteva fare da solo (non ho capito NIENTE). Allora anziché (qui la De Gregorio, comunista e donna, interviene: gli effetti saranno devastanti), scusa direttore, non ho nessuna stima delle cose che hai detto (e torna a fare la calza, femmina)”.
Glossa finale: è un mondo bellissimo. Quasi quasi resto in Malesia.