di Antonio Palagiano
Il libero accesso al sapere, per chi ne ha voglia e capacità, è un diritto costituzionalmente garantito. L’espressione più alta della libertà è rappresentata dalla possibilità per chiunque di accedere alla cultura. E’ nel rigoroso rispetto di tali principi che deve muoversi qualsiasi normativa che si proponga di regolamentare la selezione di quanti intendono intraprendere un determinato percorso di apprendimento. Ciò è valido per tutti i gradi dell’istruzione, ma in particolare per quella universitaria.
In tale logica non è giusto programmare il numero dei laureati in una certa disciplina in funzione della capacità occupazionale offerta dal mercato del lavoro. Non si può negare un’istruzione universitaria a chi, per cultura personale o per esigenze di lavoro, voglia seguire un piano di studio sistematico e completo che solo l’università può offrire. Penso ad un imprenditore che necessita della laurea per meglio condurre la sua azienda, un dipendente che voglia migliorare la sua posizione lavorativa o uno scrittore che per sua completezza culturale desideri laurearsi in psicologia. E’ difficile capire perché costoro non debbano avere libero accesso all’università. Eppure la loro posizione è svincolata dal mondo del lavoro.
Ancora un’altra considerazione viene spontanea: se il fine del numero chiuso è il contenimento dei laureati entro i limiti del fabbisogno nazionale, è evidente che tale obiettivo non è stato raggiunto data la elevata disoccupazione intellettuale presente nel nostro paese. Se poi il numero chiuso è dettato dalle esigenze dei singoli atenei, che non possono permettersi un numero maggiore di iscritti, si pone una questione di principio: sono le istituzioni pubbliche, quindi anche l’università, a dover venire incontro ai bisogni dei cittadini e non viceversa. Se c’è richiesta di cultura, è lo stato che deve trovare il modo di soddisfarla, non di negarla. Non sta ai cittadini indicare in quale maniera ciò sia possibile, ma qualunque cosa è migliore di un’istituzione negata.
Quanto sopra non deve indurre a fare confusione tra accesso libero all’università e laurea a chiunque. Il tentativo di laurearsi deve essere permesso a tutti, la selezione, che è cosa diversa, è necessaria e deve essere fatta non con il blocco, ma ispirandosi a criteri di giusta valorizzazione del merito.