LA GUERRA CONTINUA

Pare non trovi pace la discussione sulla pillola abortiva, come del resto nemmeno quella sul biotestamento. La senatrice Donatella Poretti, Radicali – Pd, segretaria commissione Igiene e Sanità, ha dichiarato il 23 settembre 2009 su “politicamentecorretto.com”:

“E' una polpetta avvelenata contro le donne. Decidendo l'indagine conoscitiva sulla RU486, l'ufficio di presidenza ha fatto un primo passo per cercare di colpire la legge 194. Designando come relatori, i senatori Raffaele Calabrò, Pdl, e Dorina Bianchi, Pd, ben noti per le loro posizioni convergenti con certa gerarchia cattolica, ha ipotecato la conclusione dei lavori. Tutto questo per obbedire alla richiesta di agosto del capogruppo del Pdl, Maurizio Gasparri. Sarà una indagine sobria? Ne dubitiamo. Per ora registriamo che invece di occuparsi dei problemi urgenti degli italiani, l'influenza suina ad esempio, il presidente Antonio Tommasini ha preferito fare propaganda ideologica.”

Sono sempre più pesanti le incursioni del Vaticano nella vita pubblica del nostro paese, dove è praticamente impossibile procedere all'approvazione e applicazione di un provvedimento legislativo, senza che questi dia la sua approvazione, e quando in casi come quello della pillola abortiva, questo accada attraverso l'approvazione dell'Aifa, le resistenze da parte dei politci con “mandato imperativo” da parte della Chiesa, cercano in tutti i modi di impedirne l'applicazione.
Il pretesto secondo l'Avvenire ( Tommaso Scandroglio – giovedì 10 settembre 2009) è che:

“essendo l'Aifa un organismo di diritto pubblico e come tale ogni suo atto può essere sottoposto al vaglio del governo, essa opera sulla base degli indirizzi e della vigilanza del Ministero della salute. Quindi, prima il governo e poi l'Aifa. La competenza di questa agenzia è nell'ambito della consulenza e non ha poteri direttivi in senso stretto. Le sue decisioni possono poi non avere carattere immediatamente applicativo. Di qui la liceità dell'indagine sulla RU486: governo e parlamento mettono sotto la lente il parere di un'agenzia e verificano se la prassi clinica non sia in contrasto con il dettato normativo”.

Il punto è che la costituzione garantisce ai parlamentari la libertà di coscienza, ma stabilisce anche che debbano agire senza “vincolo di mandato”, il che significa che la Chiesa non può dire ad un parlamentare come deve votare. In realtà si è verificato che due giorni fa la senatrice Pd Dorina Bianchi (cattolica vicina ai Teodem), abbia votato sì ad un'indagine conoscitiva sulla pillola Ru486 decisa dalla Commissione Sanità del Senato, accettando anche di fare la relatrice, rinunciando successivamente all'incarico a causa delle polemiche che sono seguite.
A sostegno della tesi che la pillola abortiva è un pessimo modo di abortire, si predica che è pericolosa per le donne (senza specificare dati scientifici in merito), il che è in contrasto evidente con il fatto che negli altri paesi europei sia utilizzata da tempo, inutile dire che altrove in Europa il processo di secolarizzazione non è stato inficiato dalle gerarchie vaticane, e che ha quindi potuto dare origine a stati laici.
Ancora una volta si può constatare che la presunta difesa della salute della donna in merito alla RU486, non è altro che l'ennesimo atto di “coccodrilla ipocrisia” da parte delle gerarchie vaticane. E' sufficiente la rilettura di un ennesimo articolo chiaramente antiabortista pubblicato sempre sull'Avvenire (giovedi 10 settembre 2009), in cui attraverso una intervista di Maria Gabriella Leonardi al professore ordinario di Istituzioni di diritto privato all'Università di Catania, si sostiene che: “la sentenza del Tribunale di Roma, ha equiparato nell'ambito di una causa per un risarcimento, il danno per la perdita di un nascituro a quello per la morte di un figlio nato. La sentenza si riferisce alla vicenda di una donna alla trentunesima settimana di gravidanza all'ospedale Villa San Pietro di Roma, dove la donna è stata assistita con negligenza, per questo ha perso il bambino ed è incorsa in una grave tromboflebite con embolia polmonare. Il Tribunale di Roma ha condannato l'ospedale a risarcire la donna non solo per il danno alla salute, ma anche per aver perduto il figlio. Nell'articolo si sostiene che l'interesse del non nato è subordinato ad altri interessi ritenuti superiori, per esempio la tutela della madre e delle sue condizioni di benessere psico-fisico, inteso nella legislazione in materia di aborto, oppure tutte le volte in cui non si impiantano embrioni crio-conservati perchè l'impianto è contrario all'interesse della madre stessa, due interessi che non possono coesistere e dovendo scegliere tra la tutela del concepito e della madre, nel rispetto di certe condizioni si finisce per tutelare sempre la madre. Sono stati abbandonati quei progetti di legge che prevedevano una modifica del Codice civile per far acquistare all'individuo capacità giuridica al “momento del concepimento”. Questa sentenza secondo il professor Di Rosa potrebbe costituire uno stimolo per ribadire che il concepito è comunque una realtà rilevante per l'ordinamento.”

Quello che si tenta di dare è il solito messaggio, in base al quale le donne potrebbero usare troppo liberamente l'aborto banalizzato dalla pillola abortiva, e senza neanche farne più di tanto un mistero, è evidente che il timore della senatrice Poretti, che si vogliano in realtà modificare le linee guida della 194 al fine di rendere l'aborto impraticabile, sia realmente il fine ultimo del Vaticano, che continua ad attribuire intenzioni omicide alle donne che abortiscono, attribuendo così dignità all'embrione, e relegando la donna al solito ruolo subordinato di fattrice.
Quando “morale unica” si fonda su un concetto astratto, vago e polisemico come quello di “vita”, la questione richiede un po' più di prudenza. Infatti si possono dare almeno due definizioni: da una parte il concetto può essere definito dalle leggi della biologia; dall'altra da un concetto definibile in base a quelle capacità tipicamente umane di ragione, relazioni affettive e tutto quello che contribuisce a definire il concetto di persona. Non si può commettere l'errore mescolare le due definizioni, i concetti di “vita” non sono interscambiabili, solo confondendoli si può definire l'embrione “persona”. Che poi l'embrione non abbia facoltà razionali, né percezione della realtà esterna, comparabili con quelle della donna (vista come mero “contenitore”) mi pare un fatto inconfutabile. Se poi vi è la pretesa che la morale sia una sola, allora non vi sarà spazio per una discussione sui valori, e si finirà per abbracciare, traducendo questa idea sul piano giuridico, una forma di Stato etico, cosa che conduce indubbiamente a un problema politico per la nostra democrazia, perchè se è vero che il giudizio morale non deve influire sul giudizio politico, allora ne consegue che la politica si giudica con criteri politici, la moralità, con criteri morali, il che non toglie certo ai credenti la possibilità di agire di conseguenza, senza per questo imporre ad altri “la loro verità”.
Affidandoci alla Weberiana “ etica della responsabilità, si potrebbe cominciare a considerare il fatto che l'aborto farmacologico o chirurgico che sia, è sicuramente il male minore rispetto a secoli di aborti clandestini, dove la Chiesa non si preoccupava certo della salute delle donne, in quanto preferiva (e preferisce tutt'ora) “l'etica della convinzione”, per la quale un principio va sempre difeso, anche quando esso produce conseguenze del tutto indesiderabili.

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