L’Italia dei privilegi

Il 2009 è stato senza dubbio un anno orribile perchè contrassegnato dalla più grave crisi finanziaria degli ultimi ottanta anni e le file dei disoccupati agli angoli delle fabbriche lo dimostrano concretamente.
Ma non per tutti. Di certo non per una categoria di eletti:i nostri parlamentari. Non è una novità-basti pensare al grande successo di un libro, “La casta”, che ha fatto una radiografia impietosa dei nostri rappresentanti nelle aule di Camera e Senato e più in generale dell’intera classe politica – confermata dal costo del piatto di pasta servito alla buvette dei senatori: 1 euro e ottanta centesimi.
Un comune cittadino sa bene che per lo stesso cibo paga di più. C’è una sola parola che pone alcuni lavori fuori dal comune,li innalza ed è: privilegio.
Prima della morte,ma forse più dolorosa di essa,c’è la fine della carriera politica. Il politico che lascia la frequentazione delle aule parlamentari ottiene un vitalizio che non è la pensione e quindi lo si può raccogliere,a certe condizioni,anche da giovani.
Un ex parlamentare che a soli 46 anni ha lasciato Montecitorio,dopo aver servito le istituzioni per 14 anni, se riscatta quattro anni di contributi può godere di un vitalizio formidabile:7958 euro lordi mensili.
Oltre al vitalizio conquistato a fine carriera si aggiunge una somma di denaro a titolo di solidarietà o di reinserimento sociale. In questo caso l’assegno è pari all’80% dell’indennità parlamentare per il numero degli anni in cui l’ormai ex illustre inquilino ha frequentato i palazzi della politica.
Vi è poi il sussidio di lutto,soldi destinati alle famiglie dell’onorevole estinto. Nella ricca e antica collezione di decreti del consiglio di presidenza dell’Assemblea regionale siciliana(il Parlamento dell’isola che gode dello statuto speciale)c’è un atto che concede una somma fino a 5.000 euro per le spese relative a funerali di deputati in carica o cessati dal mandato.
Nel 2007 per i sussidi di lutto in Sicilia sono stati spesi 36.151 euro. I privilegi si fanno poi grandi col crescere dell’importanza della carica rivestita dal politico. Un esempio? La guida contromano. Il comune di un grande capoluogo del sud Italia ha deliberato che i politici debbano anche essere agevolati nei loro movimenti.
E così viaggeranno in corsia preferenziale e ridurranno a una legittima concessione contromano l’attesa di far presto e bene.
Quando i capi dei nostri servizi segreti hanno lasciato i loro posti di comando,un conosciuto e diffuso settimanale fece due conti sulla liquidazione straordinaria che avrebbero ricevuto fissandola in un milione e ottocentomila euro (quasi 4 miliardi di vecchie lire).
Tra le tante voci che avrebbero prodotto una pensione da favola(circa 31.000 euro lordi al mese)per una carriera quarantennale straordinaria bisognò tener conto anche del tributo a una vita pericolosa e soprattutto silenziosa.
Allo stipendio si aggiunge infatti,per chi opera nei servizi di intelligence,un’indennità particolare di funzione che,tra gli addetti,viene definita indennità di silenzio e che quasi raddoppia l’emolumento base.
Voce che poi,alla fine della carriera,viene conteggiata per la quiescenza. Ma è un trattamento riservato unicamente ai capi e non ai loro sottoposti.
Sia il Senato che la Camera,oltre alle favolose indennità elargite ai loro inquilini.consegnano a ciascun eletto,ad ogni inizio di legislatura,hardware e software necessari cioè un computer(che a fine mandato viene conservato dal suo possessore)in modo che ovunque si trovi sia nelle condizioni di lavorare.
Un bravo barbiere,se riesce a varcare il portone di Montecitorio,supera in progressione e di molto lo stipendio di un magistrato d’appello(98.000 euro l’anno) e un operaio specializzato,se ha la fortuna di lavorare alla Camera raggiunge e supera lo stipendio di un professore universitario. Beati loro!

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