CEFALONIA: ORMAI SIAMO AL RIDICOLO

Una delegazione del Consiglio Regionale pugliese andrà a commemorare 5.000 morti in più di quelli che effettivamente ci furono
di Massimo Filippini

L’Agenzia ASCA ha pubblicato la seguente notizia:
“ Bari, 18 set – Una delegazione ufficiale del Consiglio regionale e dell'Associazione Consiglieri della Puglia sara' a Cefalonia da martedi' 22 a giovedi' 24 per commemorare il 66* anniversario della strage compiuta dai tedeschi nel settembre 1943.
Guidata da Gianmario Zaccagnino, in rappresentanza dell'Ufficio di presidenza e da Giuseppe Abbati, Angelo Rossi e Gino Ferlicchia la missione pugliese onorera' la memoria dei militari italiani caduti nei combattimenti e nella successiva rappresaglia operata dai nazisti nella quale furono uccisi oltre cinquemila soldati della divisione Acqui.
Mercoledi' 23, in particolare, e' prevista alle 10,30 una cerimonia ad Argostoli, nel corso della quale, alla presenza delle autorita' locali verra' scoperta una lapide, fatta incidere dalla Regione Puglia”.

Dopo averla letta ho avuto un sussulto non tanto di giustificata collera per la ripetizione di una colossale menzogna sul numero dei Caduti ormai smascherata non solo da me (ne I CADUTI DI CEFALONIA: FINE DI UN MITO IBN ed. Roma 2006) ma, a seguire, da G. Rochat , H. F. Meyer e per ultimo da Carlo Gentile nella Consulenza Tecnica d’Ufficio allegata agli del processo contro il s. ten. O. Muhlhauser che non si terrà più per la sua morte, ma che comunque a qualcosa è servito: a chiarire addirittura in un atto ufficiale che il numero dei MORTI di CEFALONIA fu enormemente inferiore a quanto ancora oggi taluni sostengono mentendo ormai consapevolmente o ignorando di proposito la realtà come sembra sia il caso di cui si tratta.
Vedrò dunque di illustrare per l’ennesima volta come stanno le cose con l’ausilio dei più recenti risultati della ricerca storica tutti confermativi di quanto io per primo ho accertato e portato alla luce.

Per quanto riguarda il prof. Rochat costui in tempi recenti ha rivisto al 'ribasso' le cifre catastrofiche anche da lui fatte in precedenza riconoscendo –in un’intervista del 5 luglio 2006- di aver 'errato' nel farle e quantificando le stesse in 3.800 – 4.000 morti cifra che, anche se inesatta per eccesso. è tuttavia meno della metà di quella 'canonica' dei 9 o 10.000 Caduti a proposito della quale in detta intervista del 5/7/2006 al giornalista R. Beretta del quotidiano cattolico ” L'AVVENIRE ” egli dichiarò testualmente che “.. i 9 o 10 o 11 mila morti di cui si parla sono invenzioni tirate fuori da gente che non ha capacità storica e somma tutte le cifre possibili”, e ciò detto da uno storico del suo calibro non mi sembra che possa essere liquidato come se nulla fosse suonando come ulteriore condanna –dopo la marcia indietro da lui stesso compiuta- delle altre fantasiose ricostruzioni che da decenni vengono compiute con faccia tosta incredibile sul delicato punto dei Morti di Cefalonia.

Quanto al secondo – il tedesco H. F. Meyer (di recente scomparso)- egli scrisse il libro uscito a dicembre 2007 ‘Bluetiges Edelweiss’ di cui mi occupai in un articolo
https://archivio.politicamentecorretto.com/index.php?news=1985
in cui rilevai la sua obiettività per aver egli denunciato in esso non solo le infamie compiute dalla Divisione Edelweiss nei Balcani e a Cefalonia ma anche per aver esattamente quantificato il numero dei morti italiani in circa 2000 in tutto tra Caduti in combattimento e Fucilati per rappresaglia dopo la resa.
In merito egli così rispose in un’intervista concessa a novembre del 2007 alla ‘Suddeutsche Zeitung’:

Domanda in tedesco tradotta in italiano:

SZ: Kephallonia gilt heute als eines der größten Kriegsverbrechen der Wehrmacht. Wie viele Italiener wurden damals wirklich getötet?
SZ: Cefalonia viene considerata oggi uno dei più efferati crimini di guerra della Wehrmacht. Quanti italiani furono allora effettivamente uccisi?

Risposta in tedesco tradotta in italiano:

Hermann Frank Meyer: Es kursieren Zahlen von 4000 bis zu 10 000 Toten. Da wird viel übertrieben. Ich habe mich in meinem Buch ausführlich mit diesen Zahlen auseinandergesetzt. Nach meiner Zählung sind damals insgesamt etwa 4000 Italiener ums Leben gekommen. 2500 kamen auf der Insel zu Tode, durch die Hinrichtungen, aber auch durch Kampfhandlungen oder die massiven Bombardements der Luftwaffe. Weitere 1500 Gefangene starben beim Abtransport, weil die Schiffe auf Minen liefen und sanken.

Hermann Frank Meyer: Si è parlato di un numero di morti compreso fra 4000 e 10.000. Si esagera molto. Nel mio libro mi sono occupato approfonditamente di questi dati. Secondo i miei calcoli, allora perirono circa 4000 italiani. 2500 persero la vita sull’isola, per le esecuzioni, ma anche a causa dei combattimenti e dei massicci bombardamenti della Luftwaffe. Altri 1500 prigionieri morirono durante la deportazione perché le navi finirono sopra le mine e affondarono”.

Terzo e ancor più significativo avallo alle ricerche dello scrivente lo ha dato –da ultimo- la suaccennata Consulenza Tecnica d’Ufficio del dr. Carlo Gentile allegata agli Atti del Procedimento Penale dinanzi al Trib. Mil. Territoriale di Roma che –per morte del reo- non potrà più aver luogo.
In essa il dr. Carlo Gentile a pagina 30 ha scritto dopo accurate e approfondite ricerche – certo non compiute con l’ausilio dei volenterosi celebratori di inesistenti stragi
della Regione Puglia- quanto segue:

Vittime
“I Caduti italiani di Cefalonia –in base alle stime più recenti- furono circa 2300 numero dal quale andrebbe sottratta una percentuale non nota e non facilmente calcolabile delle vittime dei combattimenti e dei bombardamenti”

Questo risultato con cui anche il CTU Gentile –certo non tacciabile di simpatie ‘revisioniste’- risulta concordare quasi del tutto con lo scrivente, dimostra ad abundantiam che la balla dei morti di Cefalonia additati in proporzioni addirittura ‘ciclopiche’ come ebbe a dire uno dei più noti sostenitori di tesi fantasiose –l’ormai squalificato insegnante di tedesco Paolo Paoletti – è ormai una menzogna smascherata alla quale non crede quasi più nessuno e che voler continure a darla per buona è segno di cattiva coscienza da un lato e di demenza dall’altro.
Alla luce di quanto sopra appare addirittura ridicolo che una delegazione del Consiglio Regionale pugliese vada a commemorare 5.000 morti in più di quelli che effettivamente ci furono apponendo perfino una targa ovviamente con quei numeri (!).
Ciò va segnalato all’opinione pubblica perché si renda conto dell’imbroglio di cui il Ricordo di Cefalonia è oggetto e si ribelli alla presa in giro orchestrata con pervicacia degna di miglior causa ormai dai soliti noti della Sinistra avendo gli altri cominciato a vergognarsi di farsene portavoce.
Mi auguro di conseguenza che quanto sopra ho detto dia un ulteriore impulso alla fine delle menzogne sulla triste vicenda di cui –a onor del vero- sono rimasti a fare propaganda quasi unicamente gli ostinati appartenenti alla casta della Sinistra storico-culturale ai quali la storia interessa solo per i risvolti che possono giovare alla loro ideologia non esitando –nel caso ciò non sia possibile- a travisarli.
Il programmato viaggio dei rappresentati della Regione Vendoliana ne è l’esempio lampante.

Avv. Massimo Filippini (ten. col. AM ca)
Orfano del magg. Federico Filippini fucilato a Cefalonia

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