Cuba:l’embargo diventa più soft

Cuba:l’embargo diventa più soft

Nel 1961 gli Stati Uniti rompono le relazioni diplomatiche con Cuba e l’anno successivo decretano l’embargo(sanzione economica consistente nella sospensione dei rapporti commerciali)verso l’isola caraibica.
La sanzione è determinata a causa della complicità dell’Unione Sovietica offerta al governo rivoluzionario di Fidel Castro che riuscì ad imporsi nel Paese,succedendo a Batista,al potere dal 1952, grazie al decisivo sostegno del potente alleato.
Recentemente il presidente americano Obama ha ordinato la revoca delle restrizioni ai viaggi e alle rimesse per il milione e mezzo di cubano americani con parenti nell’isola,oggi guidata dal fratello di Fidel Castro, Raul.
Inoltre alle compagnie americane di telecomunicazioni sarà possibile chiedere licenze per operare a Cuba. Con questa importante decisione di politica estera,per la prima volta dal 1962,i cubano americani saranno liberi di viaggiare tra gli Usa e Cuba e di inviare alle loro famiglie aiuti in denaro senza limiti.
La revoca delle restrizioni(100 dollari al mese e un viaggio ogni tre anni)sono un gesto di apertura motivato dalle pressioni fatte da molte capitali latino americane sul governo americano.
Ogni anno i cubano americani inviano ai parenti sull’isola un miliardo di dollari,denaro spesso indispensabile per la sopravvivenza di migliaia di famiglie.
Questa ingente quantità di denaro giungeva,anziché legalmente,in maniera illecita attraverso corrieri,cittadini di altri Paesi che potevano viaggiare liberamente.
Il presidente americano ritiene che l’alleggerimento dell’embargo renda i cubani meno dipendenti dal regime castrista.
La storia cinquantennale dell’embargo americano è caratterizzata dalle oscillazioni di questa sanzione:Carter lo ammorbidì,Reagan lo irrigidì.
La replica dell’ex leader maximo Fidel non si è fatta attendere ed è stata secca:l’elemosina,ha detto, non ci interessa,Obama deve togliere del tutto l’embargo.
Naturalmente il fatto che sia Fidel a rispondere e non il fratello Raul,il presidente nominato al suo posto,può e darà adito a molte speculazioni.
Gli osservatori politici esperti di cose cubane sostengono che esistono due linee non proprio convergenti su come garantire il futuro del regime:quella di Fidel e quella di Raul.
La prima è propensa a mantenere alto il livello di conflitto con gli americani,la seconda per dialogare.
Ma il vecchio ed orgoglioso ex leader maximo per ora non ha voluto raccogliere il ramoscello d’ulivo offerto da Obama minimizzandone importanza politica,diplomatica ed effetti sulla vita quotidiana dell’isola.
Allo stato è escluso per ora che la Casa Bianca possa fare altre concessioni. I vecchi esuli cubani mugugnano, anzi molti sono proprio arrabbiati perché dicono che la strategia del presidente americano di alleggerimento dell’embargo ha per effetto diretto quello di foraggiare e alimentare l’attuale regime sostenuto dall’aumento delle rimesse di denaro verso l’isola che fossilizzano maggiormente la famiglia Castro.
Per il direttore dell’Istituto di studi cubani dell’Università della Florida, Jaime Suchlicki, la linea che prevarrà per il momento è quella del mantenimento del conflitto tra i due Paesi in quanto almeno per ora i Castro hanno Chavez che gli garantisce il petrolio gratis,hanno la Cina che compra il nichel e hanno anche l’appoggio e la simpatia di molti governanti dei Paesi latino americani dalla loro parte.
Ma per gli osservatori più ottimisti la mossa di apertura di Obama può cambiare davvero i rapporti tra i due Paesi.

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