Il piano edilizia del governo

Nello scorso mese di marzo il presidente del Consiglio Berlusconi aveva annunciato l’intenzione del governo di procedere al varo di un piano straordinario per l’edilizia al fine di dare una scossa all’economia e rimettere in movimento il settore delle costruzioni.
Per il premier questo provvedimento serviva a dare a chi ha una casa ed ha allargato la sua famiglia la possibilità di aggiungere una o due stanze alla propria abitazione.
Il piano dà il via libera a un aumento delle cubature del patrimonio edilizio,con la possibilità per le regioni che lo accettano di ampliare gli edifici esistenti del 20%,di abbattere edifici realizzati prima del 1989 per ricostruirli,con il 30% di cubatura in più in base agli odierni standard qualitativi,architettonici,ed energetici,di abolire il permesso di costruire e sostituirlo con una dichiarazione di conformità da parte del progettista.
Secondo Berlusconi il 30% delle famiglie italiane sarebbe stato pronto,a usufruire immediatamente all’approvazione del progetto,dei vantaggi del piano. Ma in tempi di recessione economica,come quelli di oggi,e quindi di portafogli semivuoti,non si può trascurare l’aspetto della spesa necessaria per ampliare un immobile.
Secondo alcune stime un intervento di ampliamento dovrebbe comportare una spesa di 1200 euro al metro quadro.
Esaminiamo ora in dettaglio le misure governative:si potrà ampliare la propria abitazione fino a 300 metri cubi(circa 100 metri quadrati) per unità immobiliare.
Per un massimo di 4 metri in altezza e in ogni caso per non più del 20% del volume,se la destinazione è a uso residenziale,o della superficie coperta,se è adibita ad uso diverso.
Questo limite sale al 35% in caso di edificio demolito e poi ricostruito ,senza più distinzione tra progetti che utilizzano tecniche di bioedilizia o fonti di energia rinnovabile.
Lo sconto sugli oneri di urbanizzazione si abbassa dal 60 al 50% come nel caso delle prime abitazioni.
Tutto questo sarà possibile senza più aspettare il permesso per costruire;basterà infatti la denuncia di inizio attività e l’autocertificazione firmata dal progettista.
Nel testo viene introdotto di fatto il silenzio assenso delle soprintendenze ai beni artistici e architettonici sulla esclusione della sussistenza dell’interesse artistico,se entro 30 giorni dalla denuncia di inizio attività non avranno comunicato al comune le proprie decisioni negative l’intervento di ampliamento otterrà tacitamente il necessario nulla osta.
Attualmente il termine assegnato alle soprintendenze è di 120 giorni,come stabilisce l’art. 22 del codice dei beni culturali e paesaggistici.
Il provvedimento concede anche la possibilità di modificare la destinazione d’uso di un edificio naturalmente nel rispetto della normativa sulla stabilità degli edifici,nonché delle distanze.
Berlusconi successivamente all’annuncio del progetto ha corretto il tiro rispetto alle sue iniziali dichiarazioni sostenendo che il piano casa riguarderà esclusivamente le abitazioni mono o bifamiliari e le costruzioni da rifare e che non riguarderà gli immobili urbani ma solo le villette,ridimensionando così la portata del provvedimento governativo.
Le regioni si sono impegnate ad approvare entro tre mesi dal varo del decreto,le norme per aumentare le cubature delle villette uni e bifamiliari e di quelle a schiera.
A questo punto sorge spontanea una considerazione quanto mai opportuna e di buon senso:considerato lo tsunami rappresentato dall’odierna ondata recessiva che costringe molte famiglie italiane a non arrivare a fine mese o a far perdere il lavoro a molti italiani,anziché approvare il piano casa(se non ci sono soldi per arrivare a fine mese non ci sono nemmeno per ampliare la casa di abitazione spessa assai costosa)non sarebbe stato più opportuno che il governo accogliesse la proposta avanzata dal leader democratico Franceschini di dare un contributo economico a chi perde il lavoro restando così privo dei mezzi economici per vivere? Al lettore affidiamo la risposta a questa domanda.

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