Il peggio è veramente passato?

Cogliamo l’occasione offertaci dalla crisi
Per rilanciare il Paese serve più mercato, più legalità, più libertà d’impresa e di formazione

di Davide Giacalone

In diversi cercano di far credere che la crisi è alle nostre spalle. “Il peggio è passato”, dicono in Confindustria. Qualcuno avverta il ceto medio, sempre più ceto generale, che qui comincia la fregatura. La crisi, del resto, fu descritta a tinte foschissime quando da noi non era ancora successo quasi nulla. E’ stata presentata come un fallimento del mercato, quando, invece, è il fallimento della violazione delle regole di mercato. Ora s’annuncia la ripresa, nel mentre c’è ancora chi perde il lavoro. Sembra, insomma, che opinion leader e commentatori si siano messi d’accordo per frastornare la gente. Nel frattempo, con i soldi dei contribuenti (principalmente negli Usa) si salvano i responsabili del disastro.

Non solo il mondo non è crollato, non solo non è la globalizzazione ad avere fallito, ma la gran parte dei nostri cittadini ha visto crescere il proprio potere d’acquisto reale. Negli ultimi quindici anni, ma anche negli ultimi quindici mesi (si prendano i dipendenti pubblici ed il loro nuovo contratto). La crisi ha morso le produzioni più esposte alla concorrenza, e chi ha perso il posto di lavoro ha sofferto molto. Moltissimo se si tratta di giovani con lavori non stabili, sempre più esclusi dal mercato e dalla vita. Gli altri, i più, però, non se la sono passata affatto male.

Per salvare privati troppo indebitati, che siano banche o famiglie, così come per sostenere i consumi, si è puntato molto sulla spesa pubblica. Più debito e più massa monetaria. La seconda, non appena la domanda si riprenderà, creerà inflazione, con la quale si allevierà il primo. Riassumendo: per le famiglie a reddito fisso, che traggono ricchezza da settori protetti, il peggio non è alle spalle, ma davanti, perché l’inflazione eroderà i loro quattrini, come la crisi non ha fin qui fatto. Ci guadagneranno i grandi indebitati: Stati, istituzioni finanziarie, imprese.

Non è un male, anzi, può essere un bene, ma a patto che i cittadini ricevano qualche cosa in cambio, in particolare i giovani, destinati a pagare il debito. Più mercato, più legalità, più libertà d’impresa e di formazione, meno tasse e meno burocrazia. E’ l’occasione offerta dalla crisi, che sta andando sprecata, senza riforme strutturali e speranze di un futuro diverso. Ne risentirà la fiducia, e non solo in economia. (Terza Repubblica)

Pubblicato da Libero di giovedì 23 aprile 2009

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