Una buona proposta

Il 2009 può a ragione definirsi un anno nero. E’ infatti l’anno della più grave crisi economica dal 1929, quello del crollo della Borsa americana di Wall Street, e ha per conseguenza la perdita di milioni di posti di lavoro nel mondo,la drastica riduzione dei consumi delle persone,la crisi che attanaglia il mondo dell’industria.
Ma come aiutare questi nuovi disoccupati? Gli ammortizzatori sociali- cassa integrazione – da soli non bastano a garantire una vita dignitosa a chi perde il lavoro; per questo motivo è opportuno integrare questi strumenti di sostegno del reddito con un contributo da parte di chi un lavoro lo ha e soprattutto ben remunerato come ad esempio i politici, i top manager delle aziende pubbliche, i banchieri.
Si inverte così un segno distintivo di questo periodo storico, l’egoismo, per sostituirlo con l’altruismo e il solidarismo, elementi che dovrebbero essere presenti in qualsiasi società civile degna di questo nome.
E’ bene ricordare che gli oltre 900 parlamentari italiani percepiscono una indennità mensile di oltre 12000 euro,come gli oltre 70 europarlamentari, mentre gli oltre 1000 consiglieri regionali hanno redditi mensili che oscillano tra i 10000 e i 16000 euro mensili.
Il contributo di solidarietà a carico della classe politica non risolverebbe certo il problema dei neodisoccupati ma ne allevierebbe almeno la condizione costituendo un buon esempio da imitare da parte degli altri lavoratori privilegiati.
Va in questa direzione l’iniziativa di un gruppo di deputati e senatori democratici, tra cui il deputato cosentino Francesco Laratta ed i senatori Vincenzo Vita e Gianrico Carofiglio, che propongono a tutti i loro colleghi delle altre forze politiche presenti in Parlamento, di versare, per tutto il 2009, il 25% della indennità parlamentare ad un fondo di solidarietà.
Se tutti i parlamentari aderissero alla proposta, con 2500 euro a testa si potrebbero raccogliere ogni mese ben 6 milioni di euro una cifra, tutt’altro che irrisoria.
I promotori di questa iniziativa sono convinti che non si può più stare a guardare ma che al contrario è l’ora di agire e fare qualcosa di concreto; insomma lanciare un segnale in questa tempesta economica.
I politici in sostanza non possono chiedere sacrifici ai cittadini se non sono poi i primi a dare l’esempio, altrimenti perderebbero ogni credibilità agli occhi degli italiani che li hanno eletti.
Lo spunto ai parlamentari democratici lo hanno dato alcuni amministratori locali, come i consiglieri provinciali della Volkspartei che a Bolzano hanno deciso di tagliarsi lo stipendio di 600 euro al mese dai 6300 che percepiscono, per devolverli ad associazioni benefiche e il primo cittadino di Finale Emilia che si è decurtato del 50% lo stipendio da 2000 a 1000 euro.
Il centrodestra ha stroncato sul nascere il progetto sostenendo che non è con misure come questa che si risolvono i problemi come quello della odierna ondata recessiva e che compito dei parlamentari è quello di fare buone leggi e arginare la crisi economica in Parlamento e non creare fondi per chi perde il lavoro bollando l’iniziativa democratica come pura propaganda.
Marco Follini, ex braccio destro del leader centrista Pierferdinando Casini, oggi esponente del Pd, diffida dei gesti simbolici, ma aggiunge che il tema dei costi della politica sta diventando fondamentale ed è quindi urgente affrontarlo ed ha per questo suggerito una ricetta analoga per i rimborsi elettorali che, se tagliati, renderebbero la proposta di razionalizzazione avanzata da Laratta,Vita e Carofiglio ragionevole.

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