1969 — 2009: 40 anni di attività  del Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale

Per celebrare il 40° anniversario dell’istituzione del Comando Carabinieri Tutela Patrimonio culturale nasce l’iniziativa L’Arma per l’Arte. Gli obiettivi sono quelli di far conoscere la meritoria attività del Comando e dei suoi Nuclei disseminati sul territorio nazionale e sottolineare, ancora una volta, la ricchezza del patrimonio artistico del nostro Paese ringraziando chi tale ricchezza ha difeso, in questo lungo periodo, in stretta collaborazione con il Ministero per i Beni e le Attività Culturali nei suoi Uffici centrali e periferici e con le altre articolazioni dell’Arma dei Carabinieri. Per questi scopi sono state ideate tre grandi mostre: a Napoli, Roma e Firenze, per tutto il corso del 2009, senza escludere la progettazione di altre.
Il Centro Europeo per il Turismo, al quale si deve l’ideazione e l’organizzazione delle Mostre, che ha da sempre lavorato con competenza e passione alla valorizzazione di tutte le attività che le Forze dell’Ordine hanno svolto per la salvaguardia del Patrimonio Culturale, non poteva certo mancare alla solennità di questo anniversario.
I protagonisti restano comunque da un lato l’Arma e dall’altro l’Arte, entrambe vanto italiano universalmente riconosciuto. Il Comitato scientifico, presieduto dal Prof. Antonio Paolucci, ha privilegiato la qualità delle opere. Non quindi l’aspetto statistico o quello documentario, che pure avrebbero potuto far percepire tangibilmente l’intensa attività del Comando, bensì quello incentrato sull’Arte e sulla sua salvaguardia, cioè sul problema che anche capolavori indiscussi, apparentemente al riparo da ogni rischio, sono stati oggetto nel tempo di furti a volte clamorosi o provento di spoliazioni clandestine.
Le sedi prescelte – a Napoli le sontuose sale del Palazzo Reale, a Roma gli antichi e prestigiosi spazi espositivi del Museo Nazionale di Castel Sant’Angelo, a Firenze la splendida Sala Bianca della Galleria Palatina a Palazzo Pitti – si prestano nel modo migliore, per il loro intrinseco valore storico – artistico, ad accogliere reperti e opere di grande valore.

La mostra di Napoli a Palazzo Reale dal titolo Archeologia che ritorna (8 maggio – 30 settembre 2009) è una mostra archeologica, poiché l’opera del Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale si è particolarmente distinta, in questi anni, nel contrastare il traffico di reperti archeologici provenienti sia da scavi clandestini, sia da furti, perseguendo tombaroli e trafficanti senza scrupolo, anche in ambito internazionale e recuperando tutti quei reperti che altrimenti sarebbero andati dispersi o comunque sottratti al patrimonio dello Stato.
L’obiettivo della mostra è quello di rendere visibile l’attività di tutela e di recupero svolta in questi quaranta anni di attività.
Le opere esposte, frutto di un’accurata selezione, hanno diversa provenienza e coprono un periodo che va dall’VIII sec. a.C. al V sec. d.C.
Numerosi sono i reperti recuperati provenenti dall’Italia meridionale e dall’Etruria.
Il recente recupero del 2008 di un affresco con Figura femminile (I sec. d.C.), trafugato a Pompei dalla casa di Fabio Rufo intorno al 1975, dimostra quanto l’attività dei Carabinieri sia tenace nell’opera investigativa fino a quando i beni trafugati non facciano ritorno nelle sedi di originaria provenienza per la loro ricontestualizzazione e fruizione da parte di tutti come patrimonio dell’umanità. Infatti una missione del Comando è quella che tende al completo “recupero” di un’opera d’arte, nella convinzione, comune a tutti i suoi componenti, che solo con il ritorno nel contesto originario l’opera possa esprimere pienamente il proprio significato scientifico ed “emozionale”.
La mostra presenta diversità nelle tipologie e varietà nei materiali esposti. In particolare si ricorda il Volto d’avorio del I sec. a.C. che doveva far parte di una statua di divinità, forse Giunone o Apollo, ora conservato al Museo Nazionale Romano di Palazzo Massimo delle Terme a Roma. La raffinata qualità dell’esecuzione e gli elementi classicheggianti avevano fatto pensare, in un primo momento, a una statua greca. Scavi più recenti hanno riportato alla luce, presso Anguillara Sabazia (RM) una grande villa romana, voluta sicuramente da una committenza di elevato prestigio, dalla quale potrebbe provenire il volto eburneo. Gli studiosi sono concordi nell’attribuire l’opera a un artista di periodo tardo ellenistico operante a Roma.
Di ambito etrusco laziale Menade e Sileno databile agli inizi del V sec. a.C., si tratta di un’antefissa già esposta in museo straniero e proveniente da scavi clandestini. Realizzata a matrice si caratterizza per le tracce cromatiche, ancora ben conservate, soprattutto sul chitone della Menade e quelle dell’incarnato diverse per i due personaggi: bianco per la Menade, ocra per il Sileno.
Proveniente da scavi clandestini in area tarantina è il Trapezophoros in marmo (325 – 300 a.C.), uno spettacolare gruppo marmoreo che doveva servire da sostegno a un tavolo facente parte dell’arredo di una tomba a camera ipogea. Il gruppo rappresenta due grifoni che uccidono una cerva. Il tema e l’uso del marmo asiatico fanno supporre che esso provenga dall’Asia Minore oppure dalla Grecia dove entrambi erano maggiormente in uso.
All’area di Pompei è pertinente la doppia ermetta di Faunessa e Satiro trafugata nel 1988 e ritrovata dai Carabinieri a distanza di pochi mesi. Si tratta di una delle cinque erme bronzee ritrovate e che doveva essere utilizzata come elemento decorativo delle ringhiere in bronzo.

Tra le sculture di maggior pregio si segnalano l’Artemide marciante, conservata al Museo Nazionale Romano, e l’Apollo del tipo dell’ Omphalos conservato ai Capitolini. v
La mostra di Roma a Castel Sant’Angelo dal titolo Antologia di meraviglie (10 settembre 2009 – 30 gennaio 2010) ospita una serie di reperti archeologici e di opere storico – artistiche, tutte accomunate dall’alta qualità, che esemplificano che cosa abbia significato, in questi quaranta anni di attività, e tuttora significhi svolgere un servizio (per l’arte e) per la salvaguardia di un patrimonio comune di capolavori, (che costituiscono delle) autentiche pietre miliari della nostra storia e della nostra arte. Nel percorso espositivo, le opere costituiscono simbolicamente una sorta di preziose tessere di mosaico di quel museo diffuso che è l’Italia.
Nella sezione archeologica è esposta la Triade Capitolina, gruppo scultoreo in marmo raffigurante nell’ordine: Minerva, con l’elmo corinzio sul capo, al centro Giove, alla sua sinistra Giunone che doveva tenere patera e scettro nelle mani, ormai perdute. L’opera, II sec. d.C., proviene da uno scavo clandestino nell’area del comune di Guidonia (RM), territorio corrispondente anticamente a Tibur (Tivoli) ed è stata recuperata nel 1994 in Svizzera mentre stava per essere ceduta a un collezionista americano. Lo scavo clandestino danneggiò gravemente e irrimediabilmente l’antica villa residenziale a cui il gruppo scultoreo apparteneva. L’interesse dell’opera è determinato dal fatto che si tratta dell’unica copia “privata” conservata per intero del celebre gruppo di grandi dimensioni che doveva adornare il tempio di Giove Capitolino sul Campidoglio.
Per quanto riguarda l’arte moderna, si evidenzia, attraverso le opere, la varietà della produzione artistica : Cristo di Pietà tra la Madonna e san Giovanni Evangelista di Andrea della Robbia, trafugato nel 1979 e recuperato nel 1982; la meravigliosa Viola del 1595 commissionata dalla corte medicea ai fratelli Girolamo e Antonio Amati di Cremona, maestri di Antonio Stradivari recuperata nel 2006; il dipinto Madonna con Bambino e San Francesco, rubato dalla chiesa di Santa Maria delle Grazie di Sezze nel 1976, opera di Orazio Borgianni, tra i primi caravaggisti italiani e aggiornato artista dello stile che si era andato sviluppando in Spagna; fino all’esempio eccelso di ritrattistica rinascimentale: la cosiddetta Muta di Raffaello, opera risalente al 1507 che risente dell’influsso di Leonardo. La veste della Muta, detta “ camurra”, in panno e velluto di diversi colori, è tipica delle donne fiorentine e urbinati di fine Quattrocento ed inizio Cinquecento. Anche i gioielli non si discostano dalla tradizione quattrocentesca: l’anello con rubino (simbolo di prosperità), l’anello con zaffiro (simbolo di castità), l’anello figurato con motivi vegetali, la catena con pendente a forma di croce. L’opera, trafugata da Palazzo Ducale a Urbino nel 1975, venne recuperata nel 1976 a Locarno in Svizzera.
La piccola ma importante sezione d’arte contemporanea contiene opere significative per l’autore che le ha realizzate: Il ritratto del figlio Pierre di Renoir, è emblematico della poetica degli affetti espressa in molti altri dipinti dell’artista; di V. Van Gogh l’ultimo ritratto femminile realizzato L’arlesienne (1890) che è una sorta di manifesto intellettuale del pittore per la rappresentazione dei due libri sul tavolo, La Case de l'uncle Tom di Beecher Stowe e Contes de Noël di Dickens, che alludono ai valori umanitari propri dell'artista e da lui attribuiti anche alla donna ritratta.

La mostra di Firenze, dal titolo Aspetti del sacro ritrovati (21 novembre 2009 – 6 aprile 2010) presenta, in uno spazio di grande effetto scenico, quale la Sala Bianca della Galleria Palatina a Palazzo Pitti, capolavori di arte a soggetto religioso, come: dipinti su tavola e su tela, sculture, codici miniati, oreficerie, suppellettili e arredi sacri, dei quali oltre al valore storico artistico si tiene a sottolineare l’aspetto devozionale.
Per Il problema della tutela dei beni ecclesiastici molto si è già fatto e si sta facendo per proteggere sempre più efficacemente l’immenso patrimonio dei beni custoditi nelle Chiese di tutta Italia, in perfetta sinergia con gli organi tecnici della Conferenza Episcopale Italiana che da tempo ha avviato un efficace programma nel senso. Nelle opere di provenienza ecclesiastica non è soltanto la storia dell’arte che viene narrata ma anche la storia della devozione e della sensibilità religiosa nel suo evolversi culturale ed estetico.
Le opere esposte, tutte di elevata qualità intrinseca, sono senza dubbio immagini note anche a un pubblico di non addetti ai lavori.
Tra le numerose opere importanti sarà esposta la preziosa Croce-reliquario del XII secolo eseguita in metallo, pietre e smalti proveniente dal Museo della Cattedrale di San Clemente di Velletri (RM). Venne rubata nel 1983 fu poi recuperata a Rimini, dopo essere passata per Londra. Ad accoglierla al suo ritorno nella cittadina laziale l’allora Cardinale Ratzinger.
Molte sono anche le opere provenienti da chiese della Toscana, a testimonianza delle grande ricchezze culturali conservate nelle Chiese della Regione. Alcuni esempi: la tempera su tavola di Niccolò di Segna raffigurante la Madonna col Bambino proveniente dall’eremo di San Galgano sulla collina di Montesiepi a Chiusdino (SI), rubata nel 1968 e recuperata nel 1993; la tavola autografa di Giovanni da Milano, grande trecentista lombardo attivo anche a Firenze, proveniente da San Bartolomeo in Tuto a Scandicci (FI); ultimo recupero in ordine di tempo (2007) il trittico di Sano di Pietro proveniente dal convento francescano di Sinalunga (SI).

I cataloghi delle tre mostre, con testi introduttivi, schede scientifiche e foto dei reperti e delle opere esposte, saranno editi da Sillabe.

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