La menzogna del nucleare

di Domenico Scilipoti

Le aperture del Governo al nucleare hanno sollevato un dibattito serio ed articolato, all’interno del quale trovano spazio riserve, critiche, suggerimenti che non devono rimanere inascoltati.
Serve una risposta ferma contro i soliti “buoni propositi” ammantati di progresso e ineludibile necessità, indirizzati a meri fenomeni speculativi per l’affarismo più bieco ed insensibile. Il diritto alla salute è un diritto primario ed inalienabile che non può lasciare il passo ad un business mortale. La percentuale di malattie tumorali è in forte crescita e la presenza sul territorio di centrali radioattive, con annessi problemi di stoccaggio, sarà fonte di ulteriori emergenze e di futuri affari relativi allo smaltimento delle scorie letali.
L'Italia dei Valori stringerà, sul territorio, alleanze con i partiti che avranno una concomitanza di valori e di principi come il rispetto all'ambiente con le energie rinnovabili, il no al nucleare, il rispetto della legalità, dei diritti del cittadino, della libera informazione, sempre e comunque dalla parte dei cittadini.

Pubblico il video ed il testo dell'intervista, realizzata dal nostro inviato, a Paolo Canducci, giovane assessore alle Politiche Ambientali del comune di S.Benedetto del Tronto.

Testo dell'intervento

“Mi trovo a San Benedetto del Tronto, di fronte al Comune, e sono venuto a parlare con l'Assessore alle Politiche Ambientali, Paolo Canducci, perché ho rispolverato un documento prodotto dal CNR, dal ricercatore Francesco Meneguzzo, esperto di energia, e da un team di esperti e specialisti tra i quali figurerebbero i responsabili delle politiche nazionali sull'energia e l'ambiente. Questo studio assegna a San Benedetto del Tronto, all'area della Sentina – una bellissima riserva naturale – una nomination che non so se farà piacere ai suoi abitanti: la candidatura ad ospitare una centrale nucleare di media generazione, circa 800 MW.”

Claudio Messora: “Come nasce questo studio del CNR datato 20 marzo 2008 che identifica nel comune di San Benedetto del Tronto una possibile location per la costruzione di una centrale nucleare di media potenza?”

Paolo Canducci: “Nasce da un'iniziativa di alcuni collaboratori del Ministero dell'Ambiente che chiedono al CNR uno studio di fattibilità per la costruzione di una centrale nucleare, e individuano San Benedetto del Tronto. Molto probabilmente si riferivano alla zona della Sentina perché altrimenti mi sorge il dubbio di capire dove c'è lo spazio, perché San Benedetto purtroppo è fortemente edificata, quindi spazi per strutture del genere, tranne in quell'area, non ci sono. E' chiaro che il CNR ha fatto uno studio di fattibilità esclusivamente legato all'approvvigionamento di acqua, alla vicinanza di infrastrutture. Forse, ritengo che non abbia approfondito l'elemento qualificante di quell'area, che è una riserva regionale, che ha dei vincoli importanti, anche per cose molto più piccole di una centrale nucleare. E' quindi chiaro che in un contesto normativo di riferimento regionale e locale di questo tipo, le complicazioni per un intervento del genere sono notevoli. Questo solo per rimanere sotto l'aspetto formale, per non dire che non c'è quel consenso sociale sul nostro territorio che possa accettare o condividere l'installazione di una centrale di questo tipo.
Nel novembre scorso una mozione che chiedeva al Consiglio Comunale di votare contro l'installazione di una centrale nucleare, contro la realizzazione di un deposito di scorie, contro il passaggio delle scorie nel nostro territorio è stata votata all'unanimità. Significa che è stata votata anche dall'opposizione, ovvero dagli stessi partiti che invece a Roma sostengono la necessità di tornare al nucleare. Questo che cosa significa in termini spiccioli? Che a Roma si fa semplicemente propaganda, perché quando si va a focalizzare bene dove realizzare queste grandi opere energetiche, poi o ci si scontra con quelle che sono le esigenze territoriali. Da ultimo, il nuovo Presidente della Regione Sardegna, che tutto si può dire tranne che non sia fortemente legato al Presidente del Consiglio, se non altro almeno per i rapporti che il Presidente ha col papà commercialista, anche lui il giorno dopo le elezioni ha detto 'Caro amico Silvio, da noi la centrale non la puoi fare'. Pur se ci fosse l'accordo sulla linea teorica, le difficoltà di realizzazione di una centrale nucleare sarebbero enormi. Tant'è che mi viene il sospetto che l'accordo sottoscritto qualche giorno fa, oltre che una cosa che può succedere solo in Italia: quando è ancora in vigore il risultato di un referendum, il Presidente del Consiglio fa un accordo contro il risultato del referendum senza avere fatto prima una legge che supera il referendum. Si fa cioè un accordo ufficiale contro legge! Estremizzando e con le debite proporzioni sarebbe come se Berlusconi e Sarkozy avessero fatto un accordo per rendere lecito l'omicidio senza prima cambiare la legge che punisce l'omicidio. E' chiaro che è un'iniziativa che ha un effetto propagandistico più che pratico.
Ci presentiamo con una proposta vecchia, superata, che è quella di un nucleare di terza generazione, che quando verrà inaugurata, quando verrà tagliato il nastro all'inaugurazione, molto probabilmente nemmeno dallo stesso Presidente del Consiglio considerata l'età, le tecnologie saranno andate avanti e noi staremo ancora a inaugurare una cosa già oggi vecchia ancora prima che parta il progetto. Oggi il ricorso al nucleare inteso come quella tecnologia che produce scorie di cui oggi nessuno ancora sa cosa farne se non nasconderle da qualche parte, con costi enormi per la collettività, poi ci sarebbero le spese da sostenere per lo smaltimento delle scorie, e le spese da sostenere dopo trent'anni per la messa in sicurezza della centrale in smaltimento. Spese che guarda caso in Finlandia, dove stanno costruendo la centrale in questi anni, la società che la costruisce non si è voluta accollare. Il rischio dei costi di smaltimento e della messa in sicurezza della centrale nucleare se li è accollati lo stato. L'impresa non se li è voluti accollare, a dimostrazione della diseconomicità di questa tecnologia.
Uno dice, ma allora cosa si deve fare? L'Italia ha bisogno di energia. La risposta è intervenire sull'efficienza e sul risparmio energetico degli edifici residenziali e produttivi. Intervenire sul ciclo produttivo delle aziende, fare in modo che la produzione sia meno impattante, in termini sia di materie prime da consumare che anche di imballaggi e di prodotti. Dopo aver fatto tutto questo, dopo ossia avere messo in efficienza energetica gli edifici industriali, residenziali, quelli pubblici, le scuole… a quel punto produrre l'energia che necessita, perché ce ne sarà ovviamente una quota necessaria, attraverso le fonti alternative, che ormai hanno raggiunto uno sviluppo elevato, sia in termini di tecnologia che anche di diffusione e di solidità tecnologica ed economica. Quindi pannelli fotovoltaici, impianti eolici, geotermia, piccole centrali di cogenerazione e trigenerazione, in quella che è la logica dell'energia diffusa. Non grandi centrali, che creano problemi nel territorio dove vengono realizzate, ma piccoli insediamenti che permettono di avere energia dove serve, quando serve e quanta ne serve, evitando gli sprechi e le speculazioni, perché grandi centrali possono essere realizzate solo da grandi gruppi che poi alla fine decidono il prezzo. Piccole centrali possono essere realizzate anche da piccole imprese o anche da consorzi all'interno di un nucleo produttivo, di una zona industriale, e quindi sono loro a stabilirsi il prezzo. Io con simpatia la chiamo l'anarchia dell'energia, in senso positivo, ossia ognuno si fa l'energia di cui ha bisogno, e quindi non è schiavo di chi te la vende, quando vuole e al prezzo che vuole. L'abbiamo visto con i problemi con la Russia per quanto riguarda l'approvvigionamento del gas. Se sei troppo dipendente da un grande fornitore, il fornitore fa il prezzo, il fornitore decide i tempi, il fornitore decide le quantità.”

Claudio Messora: “Noi vorremmo sostituire la dipendenza dal petrolio con la dipendenza dall'uranio, che già adesso viene ricavato nella quantità di 40.000 tonnellate all'anno, mentre il consumo delle 438 centrali nucleari attualmente a regime è di 65.000 tonnellate all'anno, quindi c'è un gap da colmare, che andrà acuendosi nel tempo con l'eventuale costruzione di nuove centrali. Il prezzo dell'uranio potrebbe lievitare alle stelle se non esaurirsi direttamente la materia prima.”

Paolo Canducci: “E' verissimo quello che dici, tant'è vero che l'equazione “centrali nucleari = prezzo dell'energia più bassa” è una menzogna, ma non perché sono sicuro che il prezzo dell'energia sarà più alto, ma perché io non sono sicuro che sarà più basso. E' una menzogna in questo senso, perché nessuno oggi ci sa dire quanto costerà smaltire le scorie, o quanto costerà rimettere in sicurezza la centrale una volta esaurita, e quelli sono costi che in un business plan, nella realizzazione di un progetto, vanno considerati per stabilire quello che dev'essere il costo al chilowatt. In più, nessuno ci dirà tra quindici o vent'anni quanto costerà l'uranio. Nessuno ce lo può dire oggi come nessuno ci poteva dire che a luglio il petrolio stava a 150 dollari e oggi sta a 50 dollari. Quindi dice una grande bugia, e chi la dice sa di dirla, e questo è ancora più grave, chi dice che con le fantomatiche quattro centrali nucleari di Berlusconi e Sarkozy il costo al chilowatt sarà più basso. E' una grande menzogna, perché loro non ne possono essere sicuri. La soluzione c'è, ed è quella di non farle le centrali nucleari, a meno che non si scopra che si possa fare energia senza l'uranio e senza produrre scorie. Questa fantomatica quarta generazione di cui tanto si parla ma di cui nessuna ha ancora spiegato bene di cosa si tratta, dovrebbe avere a che fare con un modello di centrale che consuma meno uranio e non produce scorie. Questo però è solo sulla carta. In realtà le centrali che fanno oggi sono quelle vecchie, che consumano uranio come hanno sempre fatto e che producono scorie che non sono in grado di essere smaltite.”

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