Per le donne e con le donne

di Patrizia Bugnano

L'8 marzo è una data molto importante per le donne, anche se recentemente ha assunto connotati commerciali e folcloristici. L'origine della celebrazione risale all'8 marzo 1857, data nella quale un cospicuo numero di donne lavoratrici tessili a New York organizza una feroce protesta contro le condizioni di lavoro e i modesti salari. L'8 marzo da giornata newyorkese e poi americana si è diffusa oltreoceano per poi diventare la Festa Internazionale delle Donne. Anche le Nazioni Unite hanno riconosciuto l'importanza dell'8 marzo e nel 1975 la data è stata celebrata come Giornata Internazionale delle Donne. Due anni dopo, nel dicembre 1977, l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha proclamato attraverso una risoluzione l'8 marzo come “Giornata delle Nazioni Unite per i Diritti della Donna e per la Pace Internazionale”. Il simbolo della mimosa è stato adottato successivamente, nel secondo dopoguerra, dall'UDI, l'allora Unione delle Donne Italiane (oggi Unione delle Donne in Italia per comprendere anche le immigrate).

L'8 marzo deve continuare ad essere ricordato non come una data semplicemente commemorativa, ma come una tappa di un percorso verso l'emancipazione femminile da realizzare per le donne e con le donne.

L'8 marzo per evitare di essere banalizzato deve contribuire a sostenere l'immagine della donna come persona e non come oggetto. L'immagine della donna è cambiata, si è evoluta nel corso del tempo: da oggetto corporale e riproduttivo la donna è diventata un soggetto pensante e produttivo, fondamentale nella nostra società. La donna rappresenta un'opportunità di crescita e sviluppo della nostra società grazie alla sua sensibilità e alle sue doti.

Costituzionalmente la donna ha un cervello in cui ambo gli emisferi funzionano in modo molto sincronizzato permettendole di elaborare il cosiddetto pensiero complesso, ovvero quella capacità di fare collegamenti e di integrare vari ambiti conoscitivi. Quest'aspetto è importante, perché le permette di non cadere facilmente nella trappola dell'autoritarismo e del pensiero unico che il nostro Paese ha vissuto più volte nel corso della storia.

In un contesto sempre più globalizzato il modello “women friendly” risulta vincente, perché è inclusivo considerando le donne non solo in quanto rappresentanti il 50% dei cittadini di un Paese, ma anche una risorsa per la crescita economica, sociale e culturale. Il lavoro delle donne rappresenta un volano che stimola al contempo la produzione, il consumo e l'integrazione delle donne nel tessuto sociale e culturale.

Occorre puntare con determinazione su tre ambiti per favorire l'emancipazione femminile: il lavoro, la salute, la politica e la famiglia.

Il lavoro è un ambito fondamentale della vita di una donna, perché rappresenta la conquista dell'emancipazione, dell'indipendenza economica e culturale e anche uno strumento che allontana, in caso di eventi negativi, dal rischio povertà ed esclusione sociale.

La salute della donna è un ambito che interseca sia la sfera privata che quella pubblica della persona, perché non riguarda solo questioni intime come la sofferenza e il dolore, ma anche l'accesso ai servizi socio-sanitari e le barriere comunicative e culturali frapposte tra le donne e le istituzioni sanitarie.

La politica è quella sfera che sembra ancora molto distante dalle donne, perché non offre spazio e chance alle stesse. Anche le poche che sono entrate in politica spesso non sono inserite in posizioni strategiche oppure vengono messe nelle condizioni di non poter decidere.

La famiglia sembra essere l'ambito in cui la donna oggi è sovrana, ma in realtà tutto questo è una chimera: molte donne infatti subiscono violenza domestica e sono costrette a non proferire parola, perché non hanno alternative. La violenza che un uomo può infliggere ad una donna può rivelarsi triplice: fisica, psicologica ed economica. Questo strisciante fenomeno sociale e culturale deve essere combattuto alla luce del sole, perché è necessario individuare chiaramente le situazioni critiche e porvi rimedio. Le donne non possono e non devono subire violenza, perché dietro ogni corpo ci sono persone, non oggetti. Dire donna è affermare pensiero, sentimenti, principi, valori.

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