PER UN PROGETTO POLITICO

DI POLITICA E DINTORNI

di Carlo Ferraris da Genova

Caro p. Alberto,
Ho letto l'articolo di Raniero e mi sembra un ottimo contributo. Qualcuno dirà che sono dei bei sogni, ma vorrei ricordare che da quando Martin Luther King disse che “aveva fatto un sogno…” il mondo non è rimasto fermo.
Qualche settimana fa avevo scritto un articolo per il giornale del circolo locale del PD, articolo che non è stato ancora pubblicato. Te lo allego perché mi sembra in sintonia con il discorso di Raniero.
Saluti carissimi e arrivederci alla prossima occasione.
Carlo

PER UN PROGETTO POLITICO

Premessa.
Ho scritto queste note poco prima delle elezioni in Abruzzo e in Sardegna e dello scoppio della “questione morale”. Quello che segue rimane attuale, anzi, si comprende ancor meglio alla luce di quanto è successo in questi giorni

All’indomani del 16 aprile, cercando di fare un’analisi della sconfitta elettorale, mi sono chiesto se avevamo perduto solo una battaglia importante o se addirittura avessimo perso la guerra. Non è solo il caso di ricordare la scomparsa della sinistra dal Parlamento e il risultato sotto le aspettative del PD, partito nuovo ma con difficoltà a liberarsi da alcune logiche vecchie.

Nel 1945 dopo una guerra disastrosa è cominciata la ricostruzione. Dopo il 16 aprile dovevamo fare lo stesso: cominciare il lavoro di riconquista della fiducia, mettere in evidenza come in Italia il problema più importante non sia la sicurezza, ma la legalità, riorganizzare il partito in modo da poter ridare speranza agli iscritti, ai cittadini, all’Italia. Insomma occorreva porre mano alla stesura di un progetto politico nuovo, in prospettiva di lungo termine.

Questi dieci mesi però sono stati impiegati prevalentemente in contrasti interni (magari ci fossero ancora le correnti!) e polemiche con gli altri partiti dell’opposizione, nonché inutili tentativi di fare un po’ di opposizione ad un governo che assomiglia sempre più a quelli dei colonnelli sudamericani: la sensazione è che si sia perduto del tempo.

Mi fermo qui con la critica, perché non ho preso in mano la penna (o meglio, la tastiera..) per questo, ma per provare a mettere nero su bianco qualche idea che ci aiuti a costruire quel progetto politico senza del quale il lavoro di ricostruzione, a mio parere lungo e faticoso, non comincerà mai. Sono solo alcune idee limitate ad alcuni temi, ma bisogna pur cominciare!

Partiamo dall’economia, che costituisce oggi l’oggetto di maggiore preoccupazione. Si dice che il capitalismo ha fallito, ma non è vero: ha fallito la politica, che non è stata in grado di dare della regole. Oggi tutti parlano di rilancio, per riprendere la crescita, ma bisogna smetterla di ragionare in termini quantitativi, e porci nell’ottica della qualità della vita. Che vantaggio ne ho se ho più denaro in tasca e vivo peggio? Bisogna sostituire il termine crescita con il termine sviluppo, anzi, sviluppo sostenibile. Occorre fare progetti per la selezione della produzione e dei consumi, per favorire quelle attività produttive che, a parità di costi, impiegano più risorse umane e meno risorse naturali, come per esempio i prodotti agricoli biologici e locali, che necessitano di acqua il meno possibile (considerato che il 70 % dell’acqua è consumata in agricoltura, e che alcuni prodotti, come per es. il kiwi, non sono adatti al territorio italiano) e non costano eccessivamente in trasporti e logistica. Non è tanto importante come smaltire i rifiuti, quanto produrne di meno e riciclarne di più. Occorre infine restituire alla gente gli spazi pubblici (piazze, giardini, case popolari) con modifiche ai piani urbanistici e limiti alle nuove costruzioni. Allo stesso modo occorre una politica selettiva in campo industriale: favorire non solo chi inquina meno, ma soprattutto chi produce con maggiore impiego di risorse umane, minore uso di risorse naturali e minore spreco di materiali che vanno direttamente ai rifiuti (tipo imballaggi). Credo che si possa e debba parlare di un’etica dello sviluppo.

Due parole sull’acqua. È stato giudicato negativamente il provvedimento del governo che privatizza i servizi di fornitura dell’acqua: l’acqua è un bene pubblico e la fornitura deve essere pubblica, senza speculazioni. Il problema però non è il dilemma tra pubblico e privato, perché ci può essere il privato che gestisce bene e il pubblico che gestisce male, ma tutelare il diritto di ogni cittadino ad avere l’acqua. Poiché si considera come minimo necessario per ogni persona la disponibilità di 40 litri d’acqua al giorno, privata o pubblica che sia l’erogazione dovranno essere assicurati 40 litri d’acqua gratis al giorno ad ogni persona (in bolletta si pagherà il maggior consumo, siano pubblici o privati i gestori).

Il discorso sullo sviluppo sostenibile ci porta a fare progetti che diano speranza ai nostri figli. Qui il discorso ci porta a progettare l’opposto di quello che sta facendo il governo Berlusconi: bisogna indirizzare le risorse economiche allo sviluppo dei servizi sociali, alla totale detassazione del minimo vitale, calcolato a seconda dei componenti della famiglia, alla tassazione “negativa”, cioè l’integrazione del reddito per chi è al di sotto del minimo vitale. Le risorse finanziarie si dovranno trovare non solo dalla lotta all’evasione, ma anche dall’abolizione di misure folli come la soppressione dell’ICI sulla prima casa e la detassazione degli straordinari. Smettiamola di parlare genericamente di diminuzione delle tasse: è un linguaggio populistico per ottenere il consenso da chi le tasse le paga, e non interessa quelli che non le pagano perché guadagnano poco o niente, ma sono i primi che devono essere aiutati, anche se sono una minoranza che elettoralmente conta poco.

Altro tema molto caldo è quello dell’immigrazione. Le attuali leggi difficilmente potrebbero essere peggiori, e lo spirito che anima alcune forze politiche tende ad alimentare la cultura del razzismo, del disprezzo e della paura dello straniero. La legge Bossi-Fini fa aumentare la clandestinità, facendo così il gioco di chi sfrutta la condizione di clandestino per pagare poco e in nero tante persone che si trovano in condizioni di schiavitù (vedi i rapporti della Caritas e di Medici senza frontiere). La mia proposta è radicale: abolire i flussi programmati, abolire i Centri di permanenza temporanea (vere e proprie prigioni in cui si rinchiudono persone che non hanno commesso alcun reato), concedere un permesso di soggiorno temporaneo di sei mesi a chi viene in Italia con regolare visto di ingresso rilasciato dalle nostre ambasciate, permesso rinnovabile alla scadenza se l’interessato ha trovato un lavoro. Tutti i soldi risparmiati in questo modo andrebbero impiegati nel controllo della aziende, con conseguenti severe sanzioni, penali e amministrative, per i trasgressori. Oggi le espulsioni costano moltissimo e non servono a niente, e a volte procurano danni ingiusti agli interessati, che spesso tornando al loro paese rischiano la vita. L’espulsione andrebbe riservata a quelli che si comportano male, che quindi sono già identificati e sotto controllo. Queste innovative proposte, oltre che essere dirette al rispetto della dignità della persona, procurerebbero un notevole flusso di denaro alle casse dello Stato, e favorirebbero anche il lavoro degli italiani, contrariamente a quello che si pensa, perché eliminerebbero la concorrenza sleale dei lavoratori in nero.

Queste mie proposte non coprono tutti i punti di un programma politico, e potrebbero essere migliorate da chi è più esperto di me, ma vogliono essere uno stimolo perché qualcuno ponga mano ad un’opera del genere. E’ un lavoro che va fatto non solo per presentarsi degnamente alle elezioni più vicine, ma per costruire, anzi direi ricostruire un partito che ha l’ambizione di rappresentare le istanze di miglioramento della società in termini di giustizia e solidarietà.

Carlo Ferraris

Articolo tratto da:

FORUM (101) Koinonia
http://www.koinonia-online.it

Convento S.Domenico – Piazza S.Domenico, 1 – Pistoia – Tel. 0573/22046

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