I numeri della crisi italiana

Mentre Tremonti e Berlusconi parlano di un’Italia “messa meglio degli altri”, arriva la doccia fredda dei dati inconfutabili.

L'Italia, assieme al Giappone (-0,7%) è l'unico paese industrializzato che ha chiuso i conti del 2008 con una discesa del Pil. Negli altri maggiori paesi, infatti, il prodotto lordo è aumentato dell'1,3% in Germania, dell'1,1% negli Stati Uniti, dello 0,7% nel Regno Unito e in Francia. Nel 2008 il Pil italiano è diminuito dell'1,0%, contro un’errata previsione governativa del -0,6%. Bisogna tornare indietro di 23 anni (al 1975) per trovare una caduta così ampia del prodotto interno lordo. Purtroppo il 2009 andrà anche peggio: secondo tutti i maggiori centri di ricerca il Pil dovrebbe registrare una caduta compresa tra il 2,5 e il 3%.

L’Istat avverte anche che sono in crollo del 3,7% le esportazioni di beni e servizi (quindi la competitività del Paese), mentre le importazioni sono scese del 4,5%, a dimostrazione di una domanda interna che non tira..

Non basta. Il lavoro fatto dal centrosinistra sui conti pubblici è già stato compromesso dal governo delle destre: il rapporto tra deficit e Pil, sempre per il 2008, si è attestato al 2,7, rispetto all’1,5% ereditato l’anno prima.

Di fronte a tutto ciò, inquieta molto la ripresa dell’inflazione: +0,2% nel mese; +1,6% rispetto al febbraio 2008, la stessa variazione di gennaio. L'inflazione al netto dei prodotti energetici si è attestata addirittura al +2,2% (+2,3% a gennaio).

Questi numeri sono pietre. Nonostante ciò il capo del governo continua a vantare sicumere e fare battutacce nei summit internazionali.

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