Gli atenei italiani perdono terreno nelle classifiche internazionali

E’ noto che le università italiane fanno fatica a tenere il passo con le università straniere questo perché le disponibilità economiche sulle quali i nostri atenei possono fare affidamento sono molto più esigue di quelle delle istituzioni accademiche di altri paesi.
I finanziamenti italiani alla ricerca sono più bassi di quelli che altri paesi destinano a questo importante settore,ricerca che è un settore strategico per l’evoluzione del sistema Italia ma, i governi che si sono succeduti in cinquanta anni di storia repubblicana sono stati sordi nel recepire il grido di allarme che tanti illustri scienziati hanno lanciato.
Questo motivo unito al sistema di reclutamento del personale docente universitario contrassegnato dal nepotismo o meglio dal familismo determina il triste fenomeno dell’emigrazione in altri paesi dei nostri migliori cervelli, i giovani ricercatori.
Inoltre all’estero i professori universitari sono meglio retribuiti rispetto a quanto percepiscono in Italia.
Questa triste situazione è stata evidenziata dal World university rankings 2008,la graduatoria che mette in fila le migliori università del mondo, nella quale il nostro sistema universitario piazza solo sette università.
Nel 2007 erano solo nove le università italiane presenti nella top 400. Ai primi posti si piazzano, e non è una novità ma un fatto risaputo, gli atenei americani e inglesi.
Secondo questa classifica, al top dell’istruzione mondiale ci sono Harvard,Yale,Oxford e Cambridge.
Le università italiane fanno fatica a conquistare posizioni di prestigio e per trovarne una è necessario scorrere l’elenco quasi fino alla duecentesima posizione.
E’ l’ateneo di Bologna, che si ritrova al 192esimo posto mentre nel 2007 era a quello numero 173, la punta di diamante dell’istruzione universitaria italiana.
Altre sei università, per fortuna, Roma – La Sapienza, il Politecnico di Milano, gli atenei di Padova, Pisa e Firenze e l’università Federico II di Napoli, rientrano nella top 400.
Una sostanziale bocciatura del nostro sistema di istruzione.
La graduatoria si basa su parametri piuttosto semplici che spesso vengono dichiarati dalle stesse università.
Ma quello che pesa maggiormente è il giudizio dei docenti universitari e dei datori di lavoro.
Per mettere in fila 400 università sparse nei cinque continenti sono stati presi in considerazione sei indicatori che puntano in modo particolare sul livello qualitativo delle ricerche scientifiche condotte nelle varie università e sulle opportunità di lavoro che si aprono agli studenti che riescono a laurearsi nelle più prestigiose università.
Ma non solo: il punteggio complessivo assegnato alle prime 400 università prese in esame dipende anche dal giudizio di oltre 6000 accademici di livello internazionale e da oltre 2000 datori di lavoro del settore pubblico e privato sparsi in tutto il mondo.
Per certificare quali sono gli atenei che lavorano meglio è stata presa in esame anche la presenza di docenti e studenti stranieri, due parametri che dovrebbero indicare il livello di attrattiva delle università, il rapporto docenti/studenti e il numero di ricerche scientifiche più citate dai colleghi delle altre università.
Nella speciale graduatoria relativa all’Europa i primi atenei italiani sono al numero 78 (Bologna) e 85(La Sapienza).

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