Recessione: alcune ricette per evitare i licenziamenti

Una delle conseguenze di forte impatto sociale della crisi economica attuale è il taglio di centinaia di migliaia di posti di lavoro che le imprese sono costrette ad attuare per cercare di superare questa congiuntura economica negativa, abbattendo così una delle principali voci di costo per le aziende.
Nei Paesi che aderiscono alla UE diverse sono state le ricette elaborate dai governi per evitare il ricorso ai licenziamenti o almeno limitarli.
La Germania sta incentivando le riduzioni dell’orario di lavoro con aiuti statali(la Bmw e la Daimler le hanno già applicate e presto toccherà alla Opel), la Gran Bretagna sta valutando l’opportunità di ricorrere alla settimana lavorativa cortissima di soli tre giorni.
La Francia fa discorso a sé. La stagione delle 35 ore lavorative settimanali è tramontata con i governi socialisti.
Anzi questo antidoto ai licenziamenti è stato giudicato inidoneo dall’attuale presidente della Repubblica francese Nicolas Sarkozy il quale durante l’ultima campagna elettorale ha espresso questa sprezzante dichiarazione: quella delle 35 ore è stata l’unica invenzione francese per la quale non serve il brevetto perché finora nessuno l’ha imitata.
In Italia invece è tempo di revival in particolare per un vecchio slogan di successo, seducente quanto poco praticato: lavorare meno, lavorare tutti coniato dal leader cislino Pierre Carniti sul finire degli anni settanta.
Era anche quella un’ epoca di austerità. In Italia l’orario si riduce, ma non si dice. Stanno percorrendo questa strada decine di aziende tessili del nord, nelle quali la presenza massiccia di personale femminile favorisce gli accordi per i contratti di solidarietà, con il taglio degli orari e dei salari in cambio del mantenimento del posto di lavoro.
Il ministro del lavoro Maurizio Sacconi, recentemente ha ripreso questo slogan aggiungendo una preposizione – lavorare meno per lavorare tutti – che, però, non ha modificato nella sostanza la proposta.
Per evitare i licenziamenti e tentare di mantenere ancorati alle imprese il maggior numero di lavoratori, Sacconi rilancia l’idea della settimana corta che da tempo considera una priorità.
Lo spettro di un’ondata di licenziamenti, preoccupa fortemente il governo che ha appena stanziato 8 miliardi di euro per gli ammortizzatori sociali in deroga: aiuti al reddito per chi non ha la cassa integrazione.
Per il ministro del Lavoro è importante introdurre la settimana corta, come la cassa integrazione a rotazione, oppure i contratti di solidarietà.
L’idea piace all’Ugl, ma lascia scettiche sia la Cgil sia la Uil.
Anche il neosegretario del partito democratico, Dario Franceschini, ha lanciato la sua proposta per affrontare l’odierna ondata recessiva: un’indennità di disoccupazione per tutti coloro che perdono il posto di lavoro, a cominciare dai lavoratori precari, e un intervento per aiutare e aumentare gli stipendi e i salari più bassi.
Sulla settimana corta, di cui si discute da tempo, il leader della Cgil Guglielmo Epifani ha chiesto che dalle parole si passi ai fatti.
Epifani ha espresso forti riserve sul fatto che le imprese taglino l’orario di lavoro senza ottenere in cambio qualcosa dall’esecutivo.
La Uil chiede invece una moratoria sui licenziamenti.

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