Il paniere per calcolare il costo della vita: cartina di tornasole dei tempi che cambiano

Tutti noi leggendo un giornale o ascoltando un telegiornale oppure parlando con un conoscente ci siamo imbattuti nel termine inflazione.
Per inflazione si intende un aumento persistente del livello dei prezzi e una conseguente diminuzione del potere di acquisto della moneta che si manifesta con la rincorsa tra prezzi e salari.
L’impulso iniziale all’inflazione può provenire da eccesso di domanda o da aumenti dei singoli prezzi e colpisce in modo particolare i percettori di reddito fisso,ma anche i risparmiatori e i creditori.
Il tasso di inflazione,in Italia,nello scorso mese di gennaio,si è attestato all’1,6%(contro il 2,2% registrato a dicembre 2008)subendo un ribasso dovuto ad una diminuzione dei prezzi nel settore energetico.
Ma come si calcola il tasso di inflazione? Questo aspetto di calcolo è forse sconosciuto a una buona parte di cittadini, e per questo motivo è opportuno spiegarlo.
I tempi cambiano e di conseguenza mutano i consumi degli italiani ed anche il paniere,cioè l’insieme di beni sui quali l’Istat( l’Istituto Centrale di statistica)calcola l’inflazione.
L’Istat,nel 2009, ha inserito nel paniere la pasta base per pizze,rustici e dolci,il mais in confezione,la chiave Usb che permette di trasferire dati e foto da un computer all’altro(l’erede del vecchio floppy disk uscito dal paniere di calcolo nel 2001) e i film in dvd che ormai hanno del tutto rimpiazzato la vecchia videocassetta uscita nel 2007.
L’istituto di statistica da tempo aggiunge voci legate all’alimentazione veloce; nel 2007 per esempio furono introdotti nel paniere i sughi pronti.
Quanto all’hi-tech il peso della voce aumenta di anno in anno e di fatto,l’Istat ha introdotto le tariffe Adsl(la banda larga), ma anche la navigazione su internet dal telefonino,il netbook(computer a dimensioni ridotte) e l’acquisto di biglietti ferroviari on line.
In generale,visto il crollo del prezzo del petrolio, nel paniere ha perso peso la voce trasporti ed è aumentato invece quello dell’abbigliamento,delle calzature,delle spese per l’abitazione e mobili,delle comunicazioni e della ristorazione.
Il dato relativo allo scorso mese di gennaio(1,6%) si presta a letture diverse.
Il governo vede nella diminuzione dell’inflazione un sintomo di ripresa dell’economia italiana,seppur contenuto, mentre commercianti,consumatori e sindacati lo valutano come un segnale della recessione in atto che determina una sensibile flessione dei consumi delle famiglie italiane.
Per spiegare questo ribasso dell’inflazione bisogna guardare anche al costo dell’energia: i beni energetici hanno registrato un calo del 2,5% a livello mensile,il prezzo di carburanti e lubrificanti è diminuito del 16% rispetto a gennaio 2008, -18,1% per la benzina e – 17,6% per il gasolio.
Per la spesa di tutti i giorni l’inflazione è scesa all’1,4%. Il prezzo del pane è diminuito dello 0,1% rispetto a dicembre, con un aumento del 2,7% rispetto al 2008.
Lieve calo anche per la pasta che però rispetto a un anno fa è aumentata del 25,4%.
I prezzi continuano ad allarmare i consumatori che stimano che, continuando questo andamento dei prezzi, ogni famiglia italiana spenderà nel 2009 500 euro in più di spesa.
Nessuna battuta di arresto invece per i prezzi della tv, che vanno in controtendenza rispetto al calo generale.
Il canone Rai è aumentato dell’1,4%, come quello dell’abbonamento alle pay – tv (+14,1%), complice soprattutto la decisione inserita nel decreto anti crisi di portare l’Iva su Sky dal 10 al 20%.

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