La riforma del processo penale

La patologia che mina lo stato di salute della giustizia italiana è l’eccessiva lentezza. Un dato numerico,esemplifica meglio di mille dotte disquisizioni dottrinarie elaborate dai giuristi e dagli operatori del settore,la situazione:ci vogliono in media 7 anni per giungere a sentenza definitiva in un processo civile. Non va meglio il comparto penale: l’arretrato dei processi penali conta più di tre milioni di giudizi.
Ma come velocizzare il sistema giudiziario, senza comprometterne il pregio maggiore e cioè quello di essere uno tra i più garantisti del mondo con i suoi tre gradi di giudizio, garanzia principale offerta al malcapitato cittadino che sfortunatamente vi dovesse incappare?
I tentativi di riforma predisposti dai vari governi che si sono succeduti in 50 anni di storia nazionale hanno tentato di migliorare l’efficienza di questo importante servizio fino ad ora però non riuscendo a conseguire l’obiettivo. E così i cittadini si vedono erogato un disservizio.
L’attuale governo si incammina sulla stessa strada già percorsa dai precedenti esecutivi ed ha presentato di recente una sua proposta di riforma attraverso un disegno di legge delega.
Numerose sono le novità contenute nel provvedimento predisposto dai tecnici del ministero guidato dal giovane Guardasigilli Angelino Alfano.
La riforma vuole garantire realmente il principio del giusto processo,stabilito dall’art. 111 della Costituzione, attraverso la perfetta parità tra accusa e difesa e al contempo restituire i poteri di indagine alla polizia giudiziaria per una più efficace lotta alla criminalità.
La polizia giudiziaria dovrebbe cioè diventare più autonoma rispetto al pubblico ministero nel cercare i reati e portare avanti le indagini, così da poter svolgere investigazioni anche indipendenti rispetto a quelle delegate dal pm.
E’ prevista l’introduzione della regola della comunicazione online nel processo penale e civile; vengono semplificate le notifiche degli atti giudiziari dando il via all’uso della telematica(e-mail) come forma principale di comunicazione tra le parti e gli uffici giudiziari.
Con il consenso delle parti i testimoni,i consulenti e i periti potranno partecipare al dibattimento a distanza.
Forte impulso sarà dato all’utilizzo dei moderni strumenti informatici per la gestione dei processi penali e civili.
I contributi di giustizia potranno essere pagati con la carta di credito o il bancomat.
Il governo ha poi recepito nel testo una norma fortemente voluta dal partito di Bossi, quella sulla elezione dei pubblici ministeri presso i giudici di pace che dureranno in carica per un quinquennio e saranno eletti da avvocati,magistrati e docenti universitari.
Maggiori tutele sono offerte all’imputato ed in particolare alla difesa: si amplia il potere di far ammettere le prove a suo discarico.
L’avvocato potrà richiedere l’accompagnamento coattivo del testimone come il pm.
Si allarga cioè il diritto alla prova e il giudice, a pena di nullità del processo, dovrà accogliere con ampiezza le richieste delle difese.
E’ prevista l’esclusione della sospensione feriale dei termini processuali non solo quando ci sono imputati detenuti, ma anche quando la persona è sottoposta a una qualsiasi misura cautelare personale.
Per evitare l’accumulo di fascicoli e denunce anonime, le Procure dovranno distruggere tutti gli atti pervenuti che non costituiscono notizia di reato entro un anno.
Ogni tre mesi infine il ministero della Giustizia chiederà agli uffici giudiziari il dato del loro rendimento che sarà pubblicato online per fare sì che i cittadini possano aver finalmente chiaro quali uffici vadano bene e quali male.

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