Due popoli, due stati e libera informazione

Leoluca Orlando

Il passaggio al nuovo anno è stato segnato dal violento riemergere del conflitto tra israeliani e palestinesi. Il conflitto si è protratto a lungo, in un momento di drammatica debolezza di Abu Mazen, di campagna elettorale in Israele, di attesa di insediamento negli Stati Uniti del Presidente Barak Obama e di coincidenza con il cambio di presidenza dell’Unione Europea. Agli atti di violenza di Hamas si è sommata la scelta bellica del Governo di Israele.

Le macerie stanno sotto i nostri occhi. Più di mille morti in terra palestinese, gran parte dei quali civili indifesi. Le stesse organizzazioni umanitarie sono state oggetto di attacco e sono state messe nelle condizioni di non poter operare soccorsi. Intorno a questo terribile scenario si è manifestato un altro elemento altamente scoraggiante per la risoluzione del conflitto in Medio Oriente, e cioè quello dell’incapacità della politica e delle diplomazie internazionali a farsi ascoltare, a rendersi protagoniste di un’azione congiunta efficace per il ripristino della legalità internazionale e della pace. Come Italia dei Valori lo abbiamo espresso più volte e in più sedi.

Il destino di israeliani e palestinesi è, e rimarrà, intrecciato; l’esistenza dei due popoli, per quanto invischiati da troppi anni in odi e risentimenti reciproci, dipenderà dalla loro capacità di imparare a coesistere e riconoscersi come legittimi. Lo Stato di Israele, per vivere in pace, ha bisogno di un autorevole Stato palestinese e viceversa.
Purtroppo, quest’ultima guerra lascia esterrefatti per quella mancanza di lungimiranza che l’ha resa così cruenta e sproporzionata nell’uso della forza. Più di trecento bambini morti a Gaza peseranno come un macigno sulla qualità dei prossimi rapporti tra i due popoli e le due rappresentanze politiche. Non ci sono alibi, né politici, né militari: dai resoconti giornalistici e dalle testimonianze degli operatori umanitari sul campo è emersa una carica distruttiva ingiustificabile.

In Italia, purtroppo, abbiamo assistito, oltre che alla pavidità ed alla approssimazione della nostra politica estera, anche a una serie di minacce censorie, rivolte da alcune forze politiche e da alcune figure istituzionali, a trasmissioni televisive giornalistiche che hanno informato su scenari e ricadute importanti del conflitto mediorentale. Annozero di Michele Santoro ad esempio. Un simile atteggiamento ha tutti i caratteri del solito vizio del potere politico italiano che vuole condizionare il lavoro dei giornalisti e quello della libera informazione. Probabilmente riflette, anche, l’antico stratagemma del potere di turno che vuole far parlare d’altro per nascondere gli insuccessi del proprio operato. Ma rimane il fatto che una trasmissione che ha messo l’accento su una parte importante della realtà in questione, le vittime innocenti e l’inerzia della politica nazionale ed internazionale, è stata oggetto di diffide ed intimidazioni.

In Italia ci sono tanti organi di informazione, ognuno dei quali può mostrare una prospettiva particolare sugli accadimenti che intende far conoscere. Nessuna può essere considerata come testimone unico di verità. La migliore informazione è quella che dichiara su cosa vuole informare senza per questo sostenerne un primato di verità. Ad argomentazioni si risponde con argomentazioni. Il fatto che in Italia persistano pulsioni censorie e strumentali rispetto alla libera informazione ed alla libera opinione genera ancor più sdegno se si considera lo scenario all’interno del quale queste si sono ripresentate.

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