Boom di ascolti per lo “speciale” su De Andrè

Grande successo di pubblico per lo speciale di “Che tempo che fa” di domenica 11 gennaio, dedicato al decimo anniversario dalla scomparsa di Fabrizio De Andrè. Fabio Fazio, affiancato nella conduzione da Dori Ghezzi, moglie del cantautore e cantante di successo negli anni 60-70, ha confezionato una “trasmissione tributo” di tre ore, in cui grandi artisti della musica italiana come Battiato, Bocelli, Fossati, Vecchioni, Ferro, Gianna Nannini, Pfm, Mauro Pagani e Piovani, si sono alternati nell'interpretazione dei suoi brani, accompagnati da molti dei componenti della band che supportava Faber nei concerti(Harris, Bandini, Ascolese, Jermano). Le canzoni erano spesso precedute da testimonianze di artisti o intellettuali che avevano conosciuto, o anche semplicemente ammirato De Andrè come il regista Ermanno Olmi, l'architetto Renzo Piano e tanti altri. Ne è uscito fuori un programma ben confezionato, più emotivo che televisivo, in cui però si è notata l'assenza assordante della voce del cantautore genovese che echeggia solo nella canzone “Amore che vieni, amore che vai”, che dà il titolo allo “speciale”.
I quasi tre milioni di spettatori medi ed il 20% di share del programma dimostrano come sia possibile realizzare un prodotto culturale di successo in prima serata, senza bisogno di ricorrere a fiction o format di dubbio gusto e valore. Naturalmente la grande carica poetica del messaggio di De Andrè e la voglia degli spettatori di essere catapultati nel suo mondo fatto di umili, di sconfitti, di Dei umanizzati, di guerra, d'amore e di morte, ha attirato il pubblico che ha risposto in modo trasversale, come testimoniano i dati Auditel.
Ottime critiche e un buon 18% di share aveva raccolto anche lo speciale dedicato ad Andrea Bocelli l'11 dicembre, in cui oltre alla potente voce del tenore si alternavano le testimonianze di personaggi famosi, ammiratori del cantante, in uno show ben costruito ed elegante.
Lo spazio che Fazio e i suoi autori(Michele Serra su tutti) dedicano alla musica ed in genere a temi culturali, che apparentemente sembrano interessare solo ad un pubblico colto e di nicchia, è utile e positivo per alzare l'asticella della qualità televisiva in Italia, attraverso uno stile garbato e intelligente anche se, a volte, eccessivamente ossequioso ed impacciato.
Per fortuna l'equazione “prodotto di massa = boom di ascolti” non è sempre rispettata e RaiTre sulla scia di un'eredità tracciata dalla direzione Guglielmi negli anni 80, lo dimostra

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